Il nostro è un Paese dove molto è stato e viene fatto, ogni giorno, da imprenditori grandi, piccoli e medi. Ma in quanti glielo riconoscono? “Imprenditore” in Italia resta una brutta parola, “capitalista” peggio e così “autonomo”. Chi fa impresa in Italia combatte quotidianamente con una burocrazia che sembra pensata per trasformare ciò che è facile in difficile, e ciò che è difficile in impossibile. Mentre la società, i suoi connazionali, danno per scontata la ricchezza creata dalle imprese e vedono in chi l’ha prodotta uno sfruttatore fino a prova contraria. Che chi fa impresa abbia il gusto, anzitutto, di far bene, di produrre la scarpa più bella o di realizzare il supermercato più efficiente, lo si riconosce a fatica e a pochi. Forse la sistematica svalutazione sociale del ruolo dell’impresa ha qualche cosa a che fare con i movimenti ideologici prevalenti nella storia repubblicana e magari persino coi bassi tassi di crescita degli ultimi anni. È come se, in un Paese dove c’è una certa propensione al “far da sé”, all’intraprendere, qualcuno avesse provato ogni mezzo per sradicarla.
Per molti anni, chi produce, in Italia, ha potuto sentire vicina la voce del primo Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, Luigi Einaudi. In tante botteghe e negozi di tutta Italia campeggiavano alcune sue parole, prese dalla dedica che aveva scritto all’impresa dei Fratelli Guerrino nel 1960. “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno".
È un manifesto in poche righe (vedi qui). Chi lo appendeva nella propria bottega, nel proprio negozio, nel proprio studio, nella propria officina, per anni, cercava conforto in quelle parole e faceva un piccolo atto d’orgoglio. In quest’anno, che segna il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi (qui potete ascoltare i podcast che stiamo dedicando al suo pensiero), l’Istituto Bruno Leoni vuole fare un regalo speciale a tutti i “produttori”. Abbiamo realizzato, con una grafica che rende omaggio alla grande tradizione manifatturiera italiana, una targa con la dedica di Einaudi all’impresa dei Fratelli Guerrino. Ne regaleremo una, a chiunque la voglia. A una sola condizione: che la appendiate nel vostro ufficio, nel vostro negozio e nella vostra azienda e che vi fotografiate con essa, postando poi la fotografia sui social, taggando Ibl e aggiungendo l’hashtag #impreseeinaudiane. È un piccolo omaggio a chi sostiene, sulle sue spalle, questo nostro Paese e all’italiano che più aveva compreso, e spiegato, il valore dell’impresa e della concorrenza.
Per richiedere la “targa”, potete cliccare qui e compilare il form con i dati richiesti. Le spedizioni avverranno nel mese di aprile. Ci piace ricordare così Luigi Einaudi: non con grandi celebrazioni, ma cercando di dimostrare quanto viva e attuale resta la sua lezione.
(*) Direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 25 marzo 2024 alle ore 11:22