n.5 del 3 febbraio 2024
Un saluto cordiale ai nostri ascoltatori. Un salvagente per il Superbonus è tra i titoli in evidenza nella settimana sulla stampa. In merito, la stessa ha illustrato che l’agevolazione maturata su interventi non conclusi al 31 dicembre 2023 può essere oggetto di sconto in fattura o cessione al 110 per cento, senza incorrere nel crollo dell’aliquota al 70 per cento, almeno per le spese del 2023. La norma cosiddetta “salva Stato avanzamento lavori” è contenuta nel Dl 212/2023, che è stato licenziato dalla commissione Finanze e trasmesso alla Camera senza variazioni. Nell’articolato sono rimasti fermi anche il contributo a fondo perduto per i redditi più bassi e le restrizioni al bonus barriere architettoniche. Dopo l’ok di Montecitorio, il testo passerà al Senato per la conversione in legge entro il 27 febbraio prossimo. Il provvedimento si è reso necessario per rispondere alle difficoltà pratiche che gli operatori del settore dell’edilizia agevolata stanno riscontrando nella transizione dalla precedente disciplina a quella nuova. Una sorta di salvagente, dunque, che però non è esente da problemi, dato che non conseguire il doppio salto di classe comporta che i lavori di completamento del 2024 potranno al massimo accedere ai (meno convenienti) bonus ordinari.
Gli organi di informazione si sono pure soffermati sulla ventiduesima edizione di Re Italy, dal titolo “Hospitality 2024: nuova linfa per gli investimenti”, che si è svolta a Milano nella sede di Borsa Italiana. Per Confedilizia, il presidente Giorgio Spaziani Testa ha trattato il tema: “Il ruolo della proprietà immobiliare diffusa”. Lo stesso si è ancora soffermato sugli affitti brevi e ha sottolineato che, riguardo a essi, “bisogna cambiare politica. Queste locazioni, oggi penalizzate, possono convivere con gli alberghi e aiutare a dare vita ai territori, alle città, alla loro bellezza”. È, in sostanza, la richiesta di un approccio politico e legislativo sensato, volto a promuovere quanta più concorrenza possibile, anche deregolamentando il settore alberghiero e livellando il campo di gioco, per consentire una concorrenza leale tra le parti in competizione. In tal caso, la decisione sarebbe rimessa al mercato, nel senso che le strutture che praticano la tipologia locatizia breve “gareggerebbero” con le proprie forze e nei limiti delle loro possibilità e opererebbero liberamente al pari di quelle alberghiere o delle altre, che assicurano in diverso modo la residenzialità. Un argomento importante ripreso dai media riguarda il rapporto sulla ricchezza dei settori istituzionali in Italia, elaborato sulla base di stime dell’Istat e della Banca d’Italia. Dal report emerge una diminuzione della ricchezza nette delle famiglie italiane, che a fine 2022 è stata pari a 10.421 miliardi di euro, ed è diminuita dell’1,7 per cento rispetto al 2021 in termini nominali, dopo tre anni di crescita; il calo in termini reali è stato ben più marcato, pari a -12,5 per cento.
La stampa ha infine dato ampio spazio all’VIII edizione del Festival del Cultura della Libertà “Corrado Sforza Fogliani”, che si è tenuto al PalabancaEventi di Piacenza, che registrato la partecipazione di numerosi relatori nella due giorni della kermesse e ha affrontato il tema “Dall’ambientalismo all’ambiente, dall’ideologia alla realtà”.
La chiusura del podcast è affidata all’intervento di Stefano Magni, giornalista di Atlantico Quotidiano e de La Nuova Bussola Quotidiana: “A proposito della ventiduesima edizione di Re Italy, dal titolo Hospitality 2024: nuova linfa per gli investimenti, vale il motto: passata la festa gabbato l’affitto. Nel 2024, infatti, si pagherà un’aliquota più alta della cedolare secca per gli affitti brevi, inferiori a 30 giorni. Un aumento di tassazione che riflette l’ostilità mostrata da subito, da questo Governo, contro chi decide di affittare un appartamento ad uso turistico, in concorrenza con gli alberghi. Perché l’affitta-appartamenti diventa il nuovo nemico? Ci sono tante cause economiche, ideologiche e psicologiche che si incrociano in questa nuova crociata. La prima è la paura economica di veder lievitare i prezzi nei centri delle città più turistiche, rendendole proibitive per chi ci abita da sempre. Poi c’è il rancore, tipicamente corporativo, contro dei non-imprenditori si mettano a fare concorrenza ai professionisti del settore turistico, agli albergatori in particolare. La terza è la paranoia nazionalista di chi teme di vedere le città storiche “deturpate” e “svendute” a turisti e influencer, in una riedizione post-moderna delle invasioni barbariche. Sono questi gli argomenti più battuti da chi si oppone agli affitti a breve e vorrebbe addirittura vietarli, nella patria del turismo europeo. Eppure, tutti dimenticano il punto fondamentale: il diritto di proprietà privata. Il proprietario di un appartamento ha diritto di destinarlo all’uso che crede. Voler limitare questo diritto è l’ennesima dimostrazione che, in Italia, la proprietà privata è mal tollerata, accettata solo se al servizio della collettività”.
(*) Il podcast è a cura di Sandro Scoppa, conduce Sara Tagliente
Aggiornato il 05 febbraio 2024 alle ore 10:36