Dati Istat sull’economia italiana: il bicchiere è mezzo pieno

È una magra consolazione il fatto che il Prodotto interno lordo italiano nel quadriennio 2019-2023 sia cresciuto più della Germania, Francia e Spagna. Una parte significativa dell’incremento della ricchezza nazionale prodotta si è generata anche grazie al doping del Superbonus del 110 per cento. L’effetto dopante dei bonus e Superbonus nel comparto dell’edilizia è svanito (meno 0,6 per cento nel 2023) ed è previsto una contrazione del settore nel 2024 del 8,5 per cento. Ciò nonostante, il 2023 si è chiuso con una crescita rilevata dall’Istat dello 0,7 per cento (superiore alla media dei Paesi dell’Eurozona che è stata dello 0,5 per cento) grazie ad un quarto trimestre 2023 che ha fatto registrare una crescita dello 0,2 per cento. Ha concorso al risultato dell’ultimo trimestre del 2023, la tenuta dei consumi interni delle famiglie italiane. L’aumento dell’occupazione ha determinato una maggiore capacità di spesa degli italiani. In un contesto economico mondiale caratterizzato dalla continuazione della guerra in Ucraina, del conflitto israelo-palestinese a Gaza e della crisi sul Mar Rosso a causa degli attacchi terroristi yemeniti degli Houthi alle navi mercantili e commerciali, è un risultato che può essere, nelle condizioni date, considerato accettabile.

L’effetto traino della crescita del Pil del 2023 per il 2024 è limitato ad uno striminzito 0,1 per cento. Non aiuta la crescita economica del nostro Paese la recessione di nazioni come la Germania. Infatti, l’industria manifatturiera italiana è strettamente legata in maniera sinergica a quella tedesca soprattutto nel settore dell’automotive. Il rallentamento della “locomotiva economica d’Europa” comporterà una riduzione certa delle nostre esportazioni verso la Germania. In considerazione della situazione generale, gli istituti di ricerca internazionali e i centri studi economici prevedono per il Belpaese un aumento della ricchezza nazionale per il 2024 in linea con il 2023 (0,7 per cento) contro le più ottimistiche previsioni del Governo italiano che ha quantificato le previsioni di crescita del Pil per il 2024 del 1,2 per cento. Uno 0,5 per cento di differenza è uno scostamento non di poco conto.

Tuttavia, un elemento particolarmente positivo che è stato comunicato ieri dall’Istat: è il record assoluto di numero di occupati che si è registrato in Italia e che ha raggiunto, al 31 dicembre 2023, i 23 milioni 754mila con un incremento rispetto al 2022 di ben 456mila unità. Più persone al lavoro significa più entrate tributarie e contributive per lo Stato ma soprattutto più reddito disponibile degli italiani per i consumi interni che possono, come per l’ultimo trimestre del 2023, sostenere la crescita del 2024. Se si vuole guardare il “bicchiere mezzo pieno”, è lecito sperare che nell’anno in corso i fattori devastanti per l’economia mondiale (che sono stati causati dalle guerre, dagli alti prezzi dell’energia, dalla alta inflazione e in conseguenza di alti tassi d’interesse), potrebbero radicalmente cambiare. I tempi sono maturi per arrivare ad un accordo diplomatico nel conflitto tra la Federazione Russa e l’Ucraina. Sicuramente finirà, quanto prima, il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas. È possibile, quindi, una risoluzione della navigazione commerciale nel mar rosso. La Federal Reserve e la Banca centrale europea stanno preparando la riduzione dei tassi d’interesse di riferimento. Ci sono i presupposti oggettivi, tra l’altro già percepiti dalle borse valori, per un 2024 di ripresa economica globale.

Aggiornato il 01 febbraio 2024 alle ore 12:11