Divieto di aggiornamento dei canoni di locazioni passive pubbliche

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2023, numero 303, il Decreto Legge del 30 dicembre 2023, numero 215, recante “Disposizioni urgenti in materia di termini normativi”, cosiddetto “Milleproroghe 2024”, ossia il consueto provvedimento di fine anno che dispone numerose proroghe in diversi ambiti di applicazione tra i quali economia e fisco, pubbliche amministrazioni, infrastrutture e trasporti. Tra le novità di rilievo che interessano il settore immobiliare si registra la mancata riproposizione della disposizione inserita dal Governo Monti con il Decreto Legge 95/2012 (convertito con modificazioni in Legge 135/2012), poi reiterata per oltre un decennio sino al precedente “Milleproroghe”, riguardante il divieto di aggiornamento dei canoni per le locazioni passive degli enti pubblici.

In ordine a tale vicenda, può ritenersi finalmente raggiunto il risultato, sempre richiesto da Confedilizia sin dal primo momento, dell’eliminazione di una norma fortemente discriminatoria e penalizzante per i proprietari di immobili concessi in locazione alla Pubblica amministrazione, a volte anche con contratti risalenti a molto tempo prima. Si è peraltro trattato di un divieto che ha contribuito a ingessare ulteriormente il mercato delle locazioni private e alla contrazione dell’offerta, che è stato peraltro ancorato a criteri del tutto avulsi dai principi di imparzialità e di parità di trattamento nei rapporti locatizi nonché di buon andamento dell’azione amministrativa, e a motivazioni assurde, per non dire imbarazzanti. Tra esse quella che richiamava “l’eccezionalità della situazione economica”: non si riesce però neppure a ipotizzarla, visto che la norma di cui si discute è stata reiterata per oltre un decennio, e l’altra che assumeva addirittura pretese “esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di contenimento della spesa pubblica”, come dire che i soldi dei contribuenti possono essere anche sprecati, ma la spesa pubblica deve essere invece contenuta, quando bisogna pagare ad un proprietario quanto stabilito in un contratto di locazione ed è previsto dalla legge, soprattutto in periodi di forte inflazione, che ha eroso in maniera consistente il potere di acquisto degli individui e delle famiglie. L’auspicio che, a siffatta iniziativa, da confermare però in sede di conversione del decreto, facciano seguito altre e più incisive misure come la liberalizzazione dei contratti di locazione degli immobili a uso diverso da abitazione e, contestualmente, l’introduzione della cedolare secca anche per siffatti rapporti, nella misura già in essere per le locazioni abitative a canone concordato.

Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 11:37