Prima o poi l’Ance accetterà qualche consiglio

Ho letto con grande interesse gli interventi dei vari partecipanti all’incontro organizzato dall’Ance a Vicenza ed in particolare mi sono soffermato su quanto detto dalla presidente Federica Brancaccio; in particolare mi sono soffermato su alcuni passaggi del suo intervento che riporto di seguito:

1) “Sono preoccupata per la manovra perché non ci sono risorse per la crescita. Sono consapevole che non c’erano risorse, ma non vedo la visione per la crescita. Bene gli aiuti alle famiglie e il taglio del cuneo fiscale, però non sappiamo cosa succederà alla crescita del Pil il prossimo anno. Il Pnrr è una grande occasione per il Paese perché tanti soldi non li avevamo visti da tanto tempo, ma bisogna saperli spendere e bene. Il Pnrr è anche riforme da fare”.

2) Poi sempre l’Ance ha fornito in tale occasione un dato preoccupante, un dato che conferma quanto sistematicamente ribadito nelle mie note quasi settimanali: a fine 2023 la spesa complessiva del Pnrr avrebbe dovuto raggiungere circa 61 miliardi di euro (a mio avviso addirittura 80 miliardi di euro) invece non supera i 30 miliardi di euro.

3) Ma nell’intero suo intervento non ho trovato quanto dichiarato dalla stessa presidente Brancaccio nel suo insediamento all’interno dell’associazione e cioè: “Il mondo delle costruzioni non può essere legato ad un quadro programmatico definito dal Pnrr ma deve necessariamente perseguire un disegno programmatico di ampio respiro e non legato a scadenze temporali ma deve essere ricco di chiare intuizioni strategiche supportato da un preciso e misurabile piano fonti-impieghi”. Apprezzai moltissimo questa sua dichiarazione perché, in fondo, dopo quasi dieci anni (ripeto dieci anni) di stasi da parte dei Governi che si erano succeduti dal 2014 al 2023, finalmente si tornava verso una impostazione di “medio e lungo periodo”. In realtà era un ritorno alla impostazione della Legge Obiettivo, un ritorno alla logica del Programma delle infrastrutture strategiche varato nel 2001.

Sicuramente avrò letto male l’intervento della presidente, forse lo avrò letto solo parzialmente ma non ho trovato questo respiro ormai obbligato che in questa fase l’Ance deve, a mio avviso, necessariamente perseguire. In particolare, l’Ance, come ho già detto circa pochi mesi fa dovrebbe chiedere al Governo di produrre:

1) Un Action Plan al cui interno definire, in modo dettagliato, i cronoprogrammi dei progetti che sono fermi da oltre dieci anni e fissare sia i tempi legati all’iter autorizzativo, sia le relative coperture finanziarie (pubbliche, europee e private); cioè un primo atto di conoscenza oggettiva.

2) Una chiara distinzione tra ciò che può rimanere nel Pnrr e ciò che non viene confermato (ricordiamoci che questo tagliando sarà fatto nella prossima primavera dalla stessa Unione europea ed è stato davvero apprezzabile il lavoro del ministro Raffaele Fitto nell’aver già anticipato parzialmente tale operazione); per le opere che non vengono confermate e quindi che saranno garantite da fondi pubblici, sarà bene aprire da subito un confronto con la Cassa depositi e prestiti o con la Banca europea degli investimenti per concordare un tasso non troppo esoso per i relativi prestiti.

3) Una visione programmatica delle grandi scelte infrastrutturali (reti stradali e ferroviarie primarie), nodi logistici (porti, interporti, aeroporti), interventi di messa in sicurezza del territorio, adeguamento e realizzazione di invasi e riqualificazione urbana delle grandi aree metropolitane.

Una visone programmatica delle azioni più capillari sull’intero territorio nazionale attraverso la istituzione di un apposito Fondo per gli interventi legati alla offerta infrastrutturale minore a cui possano accedere le entità locali minori. La istituzione, attraverso apposita norma, di una quota fissa annuale del Pil (2 per cento-3 per cento) per supportare le scelte definite nei punti precedenti. Una simile norma garantirebbe, come da me più volte ribadito:

1) Un coinvolgimento del mondo privato attraverso veri project financing.

2) Il ricorso allo strumento del “canone di disponibilità”; cioè alla possibilità di realizzare un’opera e di assicurarne la copertura finanziaria attraverso il versamento di un apposito canone annuale a valle della disponibilità dell’opera.

3) L’annullamento del sistematico pellegrinaggio annuale dei vari ministri al Ministero della Economia e delle Finanze per ottenere adeguate risorse per le finalità dei singoli ministeri.

4) La reale attivazione della spesa sia delle realtà regionali che delle grandi aziende centrali.

Tutto questo, ripeto, non l’ho letto tra le proposte avanzate nel Convegno di Vicenza, ma, soprattutto, non ho trovato nelle cose dette dalla presidente Brancaccio quella continuità strategica che aveva caratterizzato il suo primo approccio alla presidenza dell’associazione. Non metto in dubbio il fatto che la presidente sappia bene che questo ultimo mese del 2023 apra un periodo non facile; un periodo che cerco di sintetizzare nei seguenti punti:

1) Questo è un Governo di Legislatura e quindi il 2024, cioè il prossimo anno, è, a tutti gli effetti, un anno cerniera tra un anno trascorso nella coscienza della emergenza (il 2023) e quattro anni (i prossimi) di concreta ed obbligata attuazione pragmatica delle scelte; quindi 4 anni che portano verso un bilancio positivo o negativo della intera Legislatura.

2) Il Patto di stabilità della Unione europea rappresenta un passaggio non facile, infatti, andrà definito in modo tale da non incrinare ulteriormente la possibilità del nostro Governo di garantire risorse pubbliche. Per questo bisognerà insistere perché le risorse destinate per la realizzazione delle opere infrastrutturali ubicate sulle Reti Ten-T non gravino sul debito pubblico.

3) Il nuovo Parlamento europeo (quello eletto nel mese di giugno del 2024) potrebbe far passare la norma sul voto a maggioranza per determinate decisioni strategiche ed il mondo delle costruzioni potrebbe subire delle gravi criticità prodotte da direttive comunitarie davvero preoccupanti per la crescita e lo sviluppo dell’intero comparto.

4) Sono pienamente convinto che queste possibili linee strategiche e questa sintetica analisi delle criticità la presidente Brancaccio non solo le condivida ma, sicuramente, le metterà in cantiere nei prossimi mesi e lo farà, a mio avviso, convinta di evitare che ritorni il vuoto del decennio trascorso, un decennio che ha fatto passare il comparto delle costruzioni da una partecipazione alla formazione del Pil di oltre il 20 per cento ad una soglia di appena il 5 per cento-6 per cento; occorre, quindi, subito, ripeto subito, una terapia d’urto e l’Ance può, anzi deve, essere il riferimento chiave di una simile linea strategica; una linea non caratterizzata solo per azioni del breve periodo ma per azioni mirate al medio e lungo periodo.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 13 dicembre 2023 alle ore 16:21