Una proposta che per l’Italia sarebbe solo utopia per altri Paesi forse no!

Nel 2009, l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli volle riavviare i lavori relativi alla nuova edizione delle Reti Trans European Network (Ten-T) a Napoli e, come ho ricordato poche settimane fa, volle che oltre agli allora 28 Paesi dell’Unione europea ci fossero anche tutti i Paesi che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo. Matteoli, infatti, era convinto che le Reti Ten-T non potessero non tener conto delle reti stradali e ferroviarie e dei nodi logistici che utilizzavano il bacino del Mediterraneo; infatti tale bacino grazie a tutti i Paesi presenti nel suo contorno era diventato il teatro economico di un sistema che consentiva e consente la movimentazione e gli scambi di oltre il 20 per cento della intero valore mondiale.

Ebbene, quei due giorni di intenso lavoro resero possibile un avvio delle attività che produssero un disegno strategico davvero innovativo: non più solo Corridoi, cioè non più solo assi viari, ferroviari e idroviari ma anche nodi logistici (porti, interporti ed aeroporti) e sistemi metropolitani. Quel documento di Napoli conteneva una indicazione davvero innovativa: nelle Reti Ten-T venivano prese in considerazione le infrastrutture e le portualità che si affacciavano sul Mediterraneo anche se esterne a Paesi dell’Unione europea; finalmente oltre ai porti spagnoli, francesi, italiani, sloveni, croati, greci anche quelli del Montenegro, dell’Albania, del Libano, di Israele, della Turchia, dell’Egitto, della Libia, della Tunisia, dell’Algeria.

Ho fatto questa lunga premessa perché la iniziativa di Altero Matteoli, oltre a non essere capita da molti, fu anche criticata perché coinvolgendo questi Paesi si incrinavano le rendite di posizione dei Paesi dell’Unione europea presenti nel Mediterraneo; la miopia è stata, purtroppo, sempre una caratteristica di coloro che fanno parte della “intellighenzia economica del Paese”.

Ora, come ho detto nel titolo di questa mia nota, tento di prospettare una proposta “utopica”. Bisogna dare atto alla premier Giorgia Meloni ed al ministro degli Esteri Antonio Tajani di aver tentato in tutti i modi di costruire quello che Mattei aveva in più occasioni proposto come vero atto strategico di rilancio delle economie dei Paesi soprattutto del Nord Africa, ma finora abbiamo avuto modo di apprezzare solo interessanti Memorandum Of Understanding e, quindi, sarebbe bene, quanto prima, dare consistenza operativa a simili impegni programmatici. A titolo di esempio mi permetto di proporre una iniziativa che è sicuramente “utopica” ma sono sicuro che altri Paesi (forse ad esempio la Cina) ci stanno pensando e come al solito quando le utopie diventano eventi possibili ne beneficiano coloro che non le avevano ritenuto tali. Ed allora la ipotesi che propongo è articolata nei seguenti riferimenti progettuali.

La Libia ha un asse autostradale progettato (a livello di massima e in parte pronto per essere avviato a realizzazione e in parte coperto da finanziamenti italiani) che attraversa interamente la Libia dal confine con l’Egitto fino al confine con la Tunisia e attraversa i nodi logistici e urbani di Tobruk, Bengasi, Misurata e Tripoli. Quattro nodi logistici che possono diventare una piastra portuale transhipment determinante per:

1) La crescita economica della Libia.

2) Una grande occasione per un forte coinvolgimento occupazionale di chi dalla Libia raggiunge l’Europa, cioè una enorme area aggregante dei processi migratori.

3) Un valore aggiunto per i gestori della nostra portualità, infatti la iniziativa andrebbe gestita dalle Autorità di sistema portuale della Sicilia Occidentale e della Sicilia Orientale.

Questa proposta però troverà subito tante critiche, ne segnalo solo alcune:

1) Una simile proposta crea realtà concorrenziali alla nostra portualità.

2) Vengono utilizzate risorse che l’Unione europea potrebbe destinare al nostro Mezzogiorno.

3) La Libia è un Paese che ancora non ha un assetto istituzionale consolidato e garante di impegni sovranazionali.

Le prime due critiche sono solo gratuite e miopi perché la costruzione funzionale e la gestione dei porti libici sarebbe fatta dalle Autorità di sistema portuale prima richiamate; tali Autorità provvederebbero, a valle di vere concessioni da parte della Libia, alla realizzazione funzionale dei quattro Hub ed alla loro gestione per un arco temprale di almeno cinquanta anni; so benissimo che il porto di Misurata nel 2020 è stato concesso dalla Libia alla Turchia ma so anche che tale concessione è relativa solo alle navi militari. In realtà, i benefici derivanti dalla gestione dei seguenti quattro Hub diventerebbero valore aggiunto anche per la nostra portualità. Mentre il vero punto critico della proposta è il terzo, cioè l’assenza ancora oggi di un assetto istituzionale consolidato. Sì è vero, è questo il punto che rafforza la utopia della proposta ma sarebbe solo folle non approfondire un simile progetto, sarebbe solo folle non cominciare ad offrire una simile ipotesi solo come riferimento programmatico per portare anche il Paese verso un assetto parlamentare democratico, sarebbe solo folle costruire l’impianto viario senza una visione logistica integrata con le realtà portuali, senza una visione logistica integrata con le altre portualità del nostro Mezzogiorno. Purtroppo questo approccio è un approccio utopistico solo per noi, non lo è forse per altri Paesi e, a mio avviso, ritengo che la lungimiranza si nutra di utopia e senza lungimiranza difficilmente si cresce.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 20 novembre 2023 alle ore 16:14