Rottamazione quater: la beffa dell’Agenzia delle entrate

Il magazzino fiscale dell’Erario dello Stato, aggiornato ad agosto del 2023, ammontava alla cifra monstre di oltre 1.100 milioni di miliardi di euro. Molti dei crediti contabilizzati sono inesigibili in quanto i crediti si riferiscono anche a imprese fallite, debitori nullatenenti e contribuenti deceduti. Per incassare i crediti fiscali che per l’Erario sono potenzialmente riscuotibili dai contribuenti, il Governo opportunamente ha dato la possibilità ai contribuenti di saldare i propri debiti fiscali attraverso la definizione agevolata dei carichi fiscali e contributivi pendenti, meglio conosciuta come “rottamazione quater”. Aderendo alla definizione agevolata i contribuenti si potevano mettere in regola con il fisco pagando la sorte capitale delle imposte dirette, indirette e dei contributi, senza l’aggravio delle insostenibili sanzioni e interessi. La rottamazione quater prevede quindi che l’importo dovuto all’Agenzia di riscossione, al netto delle sanzioni e degli interessi, debba essere saldato in cinque anni.

Le prime due rate ammontano al 20 per cento del debito rottamato rispettivamente con scadenza 31 ottobre (10 per cento) e 30 novembre (un ulteriore 10 per cento). La norma prevede una tolleranza massima di 6 giorni e quindi la prima rata può essere pagata entro oggi, 6 novembre 2023. L’ulteriore 80 per cento del debito definito dev’essere dilazionato in rate trimestrali con scadenza 28 febbraio 2024, 31 maggio 2024, 31 luglio 2024 e 30 novembre di ogni anno fino a saldo definitivo. Circa tre milioni 800mila contribuenti hanno fatto richiesta di adesione alla definizione agevolata dei carichi fiscali pendenti al 30 aprile 2023. Pertanto, nonostante i commercialisti abbiano considerato i tempi e le modalità di rimborso particolarmente gravosi, molti contribuenti, per sistemare definitivamente le proprie pendenze tributarie, si sono avvalsi della rottamazione quater. Purtroppo, si è verificato che molte cartelle che potevano rientrare nella definizione agevolata, al 30 aprile 2023 non erano ancora presenti nel loro cassetto fiscale; e quindi nonostante la volontà dei contribuenti di definire l’esposizione con l’Erario, si sono visti arrivare ex post cartelle di pagamento oltre la data dell’istanza per la definizione agevolata.

In sostanza cartelle rottamabili sono arrivate dopo la scadenza ultima per la rottamazione quater. Per rimediare al grave problema sarebbe quantomeno opportuno che il contribuente possa fare una ulteriore istanza all’Agenzia delle entrate, per far rientrare nei termini le cartelle che si riferiscono a periodi inclusi nella possibilità della rottamazione quater. Quello che poteva essere una opportunità per il contribuente di pagare i propri debiti fiscali e per lo Stato di incassarli si è tradotta in una beffa per il contribuente e un danno d’immagine per il Governo. Com’è possibile che alla data del 30 aprile non risultavano debiti fiscali datati anni prima? Mi sorge un atroce dubbio: l’Agenzia delle entrate sta remando contro l’attuale Esecutivo di centrodestra?

Aggiornato il 06 novembre 2023 alle ore 10:14