I tassi d’interesse rimangono invariati, ma le incognite persistono

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea si è riunito giovedì 26 ottobre e ha stabilito all’unanimità di lasciare invariati i tassi d’interesse per la prima volta dopo dieci aumenti consecutivi dal luglio del 2022. Per il momento, i tassi attuali sono ritenuti elevati quanto basta per garantire, se mantenuti invariati per un periodo sufficientemente lungo, una stabilità nei prezzi senza che si rendano necessari ulteriori interventi, seppure l’inflazione non sia ancora al 2 per cento come stabilisce il mandato della Bce. “I passati aumenti dei tassi d’interesse del Consiglio direttivo continuano a trasmettersi con forza alle condizioni di finanziamento. Questo frena sempre più la domanda e quindi contribuisce a ridurre l’inflazione”, si legge nella nota del Consiglio. Nonostante questa tendenza, tuttavia, la presidente Christine Lagarde ha ribadito come le politiche di Francoforte continuino a essere guidate dai dati. In altri termini, non sono da escludere aumenti futuri. Una fonte di rischio che potrebbe influire sulle prossime decisioni, ha evidenziato Lagarde, è geopolitica e riguarda la situazione bellica in Medio Oriente e tra Russia e Ucraina, che può ripercuotersi sui prezzi dell’energia e sulla fiducia di famiglie e imprese circa la tenuta dell’economia globale.

Se le stime della Bce sull’inflazione sono positive, le previsioni sull’economia europea, al contrario, sono pessimistiche. La Banca centrale, infatti, ritiene che la crescita rimarrà debole durante tutto il 2023 per poi, con molta probabilità, risalire gradualmente più avanti. A una domanda relativa allo spread tra Bund e Btp, ossia la differenza tra il rendimento dei titoli emessi dal Dipartimento del Tesoro italiano e quelli del Governo tedesco, Lagarde non ha lasciato intravedere interventi volti a rendere più sostenibile l’elevato debito pubblico dell’Italia. Il mandato della Banca centrale, ha sottolineato la presidente, è soltanto uno e consiste nel mantenere l’inflazione intorno al 2 per cento e a tale fine la Bce agisce sui tassi d’interesse, che quindi non possono essere adattati per il perseguimento di obiettivi diversi.

Già nei primi mesi del suo mandato, Lagarde aveva risposto in modo analogo a una domanda sui crescenti costi dell’indebitamento di alcuni Paesi dell’Eurozona, tra i quali l’Italia, sostenendo che ridurre gli spread “non è la funzione della Bce”. All’epoca, era metà marzo del 2020, le preoccupazioni degli analisti economici – e non solo – vertevano sugli effetti della crisi da Covid-19, la cui diffusione aveva da poco iniziato a rappresentare un allarme non soltanto in Europa e numerosi economisti, tra i quali il predecessore di Lagarde Mario Draghi, parlavano di “economia di guerra”. Ora che il conflitto armato non è più un espediente retorico per descrivere una situazione tanto emergenziale quanto insolita, ma, al contrario, è una realtà alle porte dell’Europa e l’instabilità politica aumenta anche in Medio Oriente, la risposta della Bce non è cambiata.

Per la prima volta dopo dodici anni, al Consiglio direttivo della Banca centrale europea non siede più Ignazio Visco, che terminerà il suo mandato da presidente di Banca d’Italia il 31 ottobre. Lagarde, nella conferenza stampa in cui ha comunicato il non aumento dei tassi d’interesse, non l’ha nominato esplicitamente ma si è riferita a Visco dicendo che “oggi, dopo 12 anni di lavoro di servizio ottimo e leale, uno dei membri del Consiglio ha finito il suo mandato. Il livello di calore e gratitudine dimostratogli ci ricorda che anche se a volte siamo in disaccordo, c’è sempre una spinta comune ad adempiere alla nostra missione”. Christine Lagarde non ha comunicato un aumento dei tassi d’interesse ma, a pochi giorni dalla fine della prima metà del suo mandato come presidente della Bce, il suo approccio alla politica monetaria rimane invariato.

Aggiornato il 30 ottobre 2023 alle ore 11:39