Affitti brevi, per Confedilizia alzare la tassa “è un errore”

L’aumento della cedolare secca per gli affitti brevi, oltre a essere sbagliato concettualmente e non coerente con gli impegni del Governo, porterebbe nelle casse dello Stato due lire. Perché farsi del male inutilmente?”. Così, su X, Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. Lo stesso Spaziani Testa, qualche ora prima, aveva notato: “Se fossero vere le anticipazioni giornalistiche circa un aumento della tassazione sul reddito da locazione breve (cedolare secca dal 21 al 26 per cento) all’interno del disegno di legge di bilancio, si tratterebbe di un grave errore del Governo. Ci aspettiamo una smentita”. Per l’Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi) – come riportato da Tgcom 24 “si tratta di una misura che, se confermata, andrebbe a colpire proprio quella classe media che il Governo dice di voler supportare nella capacità di spesa mettendo le mani nelle tasche dei proprietari italiani”.

E poi: “Forse non è ancora chiaro a chi immagina queste norme che, per lo Stato, gli affitti brevi valgono circa 11 miliardi di euro in termini di prenotazioni dirette, circa altri 44 miliardi di indotto per un totale di circa 57 miliardi di Pil, calcolando anche quanto attivato da ristrutturazioni, arredi e manutenzioni. E per i cittadini, per gli italiani, gli affitti brevi sono uno strumento per arrotondare e integrare il proprio reddito nel pieno rispetto della legalità e incassare a fine mese un’entrata preziosa, senza perdere la disponibilità del proprio immobile, visto che quando si parla di rischio morosità si parla di un tasso insolvenza del 24 per cento”.

Intanto, il Codacons, insieme alla proprietaria di un immobile nel centro storico di Firenze, ha notificato un ricorso davanti al Tar della Toscana. Il motivo? Ottenere l’annullamento della recente delibera con cui il Consiglio comunale di Firenze ha vietato, per il futuro, le locazioni turistiche brevi nell’area a tutela Unesco. In una nota, Codacons ha spiegato che il ricorso ha intenzione di contestare il fatto che “il Comune fosse privo della competenza a regolare tale materia, in quanto la disciplina delle forme di godimento della proprietà è sottoposta, in base all’articolo 42 della Costituzione, a riserva di legge statale e quindi solo il Parlamento può legiferare su tale argomento”.

In più, “la disciplina dettata da tale delibera incide, come riconosce la stessa relazione ad essa allegata, nella materia della concorrenza, dei beni culturali e dell’ordinamento civile, materie tutte attribuite dall’articolo 117 della Costituzione alla potestà esclusiva dello Stato. Pertanto – hanno riferito dal Codacons – il Comune non poteva intervenire sulla destinazione degli immobili del centro di Firenze in assenza di una legge statale che dettasse i relativi criteri. La delibera comunale risulta ulteriormente illegittima per violazione del principio di proporzionalità. Infatti, a fronte del sacrificio massimo imposto ai proprietari che al momento dell’entrata in vigore della delibera non avevano ancora dato in locazione turistica breve il loro immobile, e che non potranno più farlo per effetto di tale provvedimento, non si è imposto invece alcun sacrificio ai proprietari che già hanno dato il loro immobile in locazione turistica breve”.

Aggiornato il 20 ottobre 2023 alle ore 18:04