Legge di stabilità: il rigore paga

Compito ingrato quello del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, in quanto massimo responsabile di fronte al Parlamento della politica economica del Governo, deve adottare un “ferreo controllo dell’andamento della spesa – un principio non più eludibile”. Il titolare del dicastero dell’Economia, in una fase in cui si sono verificati contemporaneamente il ritorno ai parametri europei relativi al deficit di bilancio, il rallentamento dell’economia a livello internazionale, alti tassi d’interesse e la guerra in Ucraina e in Israele, deve essere assolutamente prudente nella gestione delle finanze pubbliche. È finito il periodo delle “vacche grasse” in cui i vincoli di bilancio sono stati allentati e del quale hanno beneficiato i governi Conte 2 e quello del supertecnico Mario Draghi. Le cambiali da pagare per l’eccesso di spesa pubblica, con particolare riferimento ai Superbonus, al reddito di cittadinanza e alla pletora di provvidenze pubbliche, li sta pagando l’attuale Esecutivo che ha limitatissimi spazi di manovra per attuare il programma politico del centrodestra.

Deve resistere alle istanze dei partiti della coalizione che vogliono mettere delle bandierine anche perché a giugno del 2024 ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Elezioni che prevedono il sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4 per cento e che vedono gli stessi partiti che sostengono l’Esecutivo in competizione tra loro. Giancarlo Giorgetti, oltre a essere un politico d’esperienza, è un qualificato professionista (dottore commercialista e revisore legale) e conosce le dinamiche dei mercati finanziari. Sa bene che gli investitori professionali di borsa e le agenzie di rating basano le loro decisioni sulle aspettative a breve e medio termine. Una politica di bilancio rigorosa improntata al contenimento della spesa piuttosto che agli “scostamenti di bilancio”, ha un impatto positivo sui mercati finanziari e sullo spread dei nostri titoli pubblici.

Un appuntamento importante si concretizzerà tra qualche giorno, quando le agenzie di rating daranno le loro “pagelle” sulla solidità finanziaria del nostro Paese, rispettivamente: Standard & Poor’s il 20 ottobre, Fitch il 10 novembre e il 17 Moody’s. Il giudizio delle agenzie di valutazione internazionale non sono le tavole della legge. Tuttavia, le loro decisioni avranno un impatto sui mercati finanziari. L’intransigenza mostrata dal ministro Giancarlo Giorgetti sulle politiche di rigore sui conti pubblici sta già avendo effetti positivi sui mercati, dove lo spread ha ripreso a scendere dopo un’impennata che aveva raggiunto nei giorni scorsi 207 punti base, rintracciando in area 190 punti. Purtroppo bisogna prendere atto che al Governo Meloni è richiesto un surplus di affidabilità in quanto l’Esecutivo di centrodestra non gode di buona stampa. Se, come spero, il Governo Meloni continuerà la politica di rigore nella gestione della spesa pubblica, i mercati finanziari si accorgeranno che i fondamentali e la solidità dell’economia italiana non rispecchiano l’attuale differenziale dei tassi con gli altri Paesi europei.

Aggiornato il 12 ottobre 2023 alle ore 10:38