Torino-Lione, la battaglia dell’ingegner Mario Virano

Ho conosciuto l’ingegner Mario Virano nel 1985, quando da poco era diventato amministratore delegato di una società di ingegneria, la Eidos, il cui presidente era il professor Giuseppe Potenza, ex presidente del Consiglio di Stato. Posso, quindi, confermare una vecchia e sentita amicizia e ricordo benissimo come avvenne la sua giusta scelta come riferimento chiave come direttore generale della Società Tunnel Euralpin Lyon Turin (Telt). Ma per chi come Mario Virano ha combattuto per realizzare un’opera penso sia utile ricordarlo denunciando una specificità tutta e sola italiana: realizzare o tentare di realizzare un’opera infrastrutturale in Italia è pericoloso. Sì è pericoloso per la serie di contrarietà davvero inimmaginabili e che tento di elencare di seguito:

Il primo pericolo è di odio diffuso di gente che aizzata da minoranze sposa una causa perché la ritiene giusta anche se non difendibile; il caso No Tav e, soprattutto, le azioni eversive che Mario Virano ha subito in più occasioni sono il frutto di schieramenti che, gestendo il dissenso, hanno dato vita a false azioni politiche, dico “false” perché di politico in queste vergognose azioni non c’era e non c’è proprio nulla.

Il secondo pericolo è quello gestito da schieramenti politici consolidati, sì quelli che sono democraticamente eletti e che sono anche in Parlamento come ad esempio il Movimento 5 stelle che in modo davvero irresponsabile, nel 2018, aveva bloccato la realizzazione dell’asse Torino-Lione e Mario Virano, con cui in quei giorni mi sono sentito più volte, ebbe il coraggio di raccontare all’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte che non era vero che l’Unione europea non aveva erogato risorse, che non era vero che in Italia non c’erano ancora cantieri aperti, che non era vero che in Francia non era partito alcun lavoro, che non era vero che la Francia condivideva il blocco dei lavori.

Il terzo pericolo è quello di una particolare chiamiamola attenzione nelle procedure autorizzative e in genere nei controlli da parte delle Procure e dei Tar; cioè una azione senza dubbio sempre motivata, ma quasi sempre garante di chi denuncia, sempre garante di chi è propenso a bloccare, di chi è propenso a non fare.

Il quarto pericolo è quello legato al mondo dell’informazione, non faccio i nomi o il nome di un quotidiano particolare, perché non lo ritengo un mezzo di informazione corretto, ma è davvero vergognoso che si producano notizie prive di motivazione o completamente caratterizzate da un chiaro spirito “terroristico”, per creare solo il convincimento della stasi o della prossima stasi di un’opera. Ultimamente tutti abbiamo letto di una volontà della Francia di bloccare per un arco temporale di dieci anni i lavori della Torino-Lione e questo blocco era stato deciso dal Governo francese su proposta di una apposita struttura del Ministero delle Infrastrutture francese che consigliava una rivisitazione dei programmi ma che non chiedeva alcun blocco; infatti, la Francia immediatamente ha smentito tale notizia e ha richiesto addirittura il contenimento dei tempi.

Ebbene, l’ingegner Virano ha combattuto giornalmente questi quattro pericoli, queste quattro criticità e penso sia oggi testimone, insieme a tutti coloro che “vogliono fare”, di una folle anomalia posseduta dal nostro Paese: una vera organizzazione mirata a colpire, a rendere difficile l’esistenza di chi persegua l’obiettivo di trasformare un’intuizione progettuale in una opera. Purtroppo mi spiace doverlo ammettere ma questo comportamento senza dubbio è stato esasperato dal Movimento 5 stelle (ricordo in proposito il blocco dei lavori dell’alta velocità ferroviaria Verona- Vicenza-Padova, il Terzo Valico dei Giovi sull’asse Genova-Milano, il nodo ferroviario ad alta velocità di Firenze) ma questo comportamento ha da sempre albergato anche nel Partito comunista ai tempi dell’avvio dell’Alta Velocità in Italia e poi nel Partito democratico; il fatto che persone come Piero Fassino, come Pier Luigi Bersani, come Sergio Chiamparino, come Ugo Sposetti e qualcun altro, abbiano difeso e sostenuto sia la rete ferroviaria ad alta velocità in Italia che l’asse Torino-Lione è senza dubbio apprezzabile ma loro stessi ricordano bene che all’interno del partito il consenso per tali scelte è stato sempre quanto meno “freddo” per non dire “contrario”.

Quindi della perdita di Mario Virano oltre al ricordo di un caro e vero amico penso sia utile approfittare per ricordare che in Italia (solo ripeto in Italia) forse non convenga fare, o meglio, se si decida di fare, bisogna mettere in conto i rischi, i pericoli veramente più adatti a un Paese privo di “corretto supporto civile e democratico”. Devo dare atto che questo comportamento, questa negatività, è presente in tutto il Paese, sia al Nord, sia al Centro che al Sud, in realtà è forse l’unico comportamento che rende omogeneo il nostro Paese e ciò non è affatto entusiasmante.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 19 settembre 2023 alle ore 13:30