Carlo Bonomi chiede un impegno al Governo guidato da Giorgia Meloni. Il presidente, all’assemblea di Confindustria, parla della manovra. Nell’aula dell’Auditorium Parco della musica di Roma afferma: “Bisogna lavorare su tre cose: la prima è i redditi delle famiglie, con un taglio del cuneo fiscale che va reso strutturale. Poi sostegno agli investimenti che sono crollati. Stimolare gli investimenti sulle transizioni. Il Pnrr va scaricato a terra bene e subito. Terzo tema: le riforme”. Le risorse per il taglio del cuneo? Bonomi ricorda che “le tax expenditures per il solo comparto delle imprese sono 14 miliardi. Sono disposto a rinunciarci se vanno totalmente al taglio del cuneo fiscale. Credo che sia una assunzione di responsabilità del sistema imprenditoriale”. Il presidente di Confindustria afferma che “dopo il taglio congiunturale fatto dal Governo in corso d’anno, sul cuneo fiscale-contributivo, è una strada da portare avanti. Auspichiamo che lo renda strutturale in questa Legge di Bilancio. Credo che le risorse si possano trovare”, dice in leader degli industriali ribadendo la sua ricetta: “Riconfigurare il 4/5 per cento della spesa pubblica”. Confindustria “resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”, dice il Bonomi, sottolineando che “la Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto” e questa funzione “è affidata alla contrattazione”. L’industria, rimarca, “negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori al resto dell’economia” La tutela della sicurezza sul lavoro presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione”. Bonomi affronta così in un passaggio il tema degli incidenti sul lavoro con un richiamo ai contratti collettivi che prevedono “piena applicazione della normativa di salute e sicurezza”. “La nostra visione – l’unica che per noi ha senso – è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa – afferma – una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”.
Confindustria auspica “profondamente riforme che leghino governabilità e capacità di dare voce e rappresentanza alle tante istanze” della società civile. Bonomi avverte le “forze politiche”: “Guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese. Questo appello non credo affatto che venga dalle sole imprese”. “Chiediamo – dice il leader degli industriali dall’assemblea di Confindustria – regole e scelte politiche in grado di conciliare l’efficienza e l’efficacia dei comportamenti pubblici con gli stimoli all’intraprendenza, all’innovazione, alla capacità di fare, fare bene e fare del bene. Insistiamo, insomma, sulla necessità che anche a livello istituzionale il nostro Paese possa puntare su competitività e inclusione sociale, produttività e solidarietà. I valori stessi della nostra Costituzione, d’altronde, a queste dimensioni si ispirano”. Si rivolge quindi alle forze politiche chiedendo che sulle riforme istituzionali non ci sia una “dialettica divisiva”. E dice: “È proprio questo il nostro auspicio finale. Un’Italia che sappia ispirarsi alla volontà di leale collaborazione che ispirò i lavori dei padri costituenti. Un’Italia responsabile, perché la fiducia pubblica si nutre di serietà e non di battute sprezzanti. Un’Italia che sappia costruire sulla forza dei suoi corpi intermedi – imprese, sindacato, volontariato e terzo settore – che racchiudono in sé milioni di italiani di buona volontà e di sacrificio quotidiano”.
Un lungo applauso della platea ha scandito l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poco prima un applauso aveva accolto anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il capo dello Stato ha detto che “se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura”. Per il capo dello Stato, sono due i possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo cui a fronte delle sfide che la vita ci presenta, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Oppure – ancor peggio – cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle”. “La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali”, evidenzia Mattarella. “Nella libertà d’intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il capitale sociale di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili”. Mattarella ha citato il “messaggio che Luigi Einaudi” consegnava “il 31 marzo del 1947, nelle Considerazioni finali da governatore della Banca d’Italia”. A proposito della situazione economica, scriveva: È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi. Oggi diremmo: a noi stessi e agli altri popoli coi quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione europea”.
A margine dell’Assemblea di Confindustria, la presidente di Fininvest Marina Berlusconi ha fatto riferimento al rialzo dei tassi. “Speriamo che la cura non uccida il malato. È il decimo rialzo consecutivo. Quello che ha fatto fino ad oggi la Bce è stato sicuramente importante per il contenimento dell’inflazione. Tanto vero che il trend dà l’inflazione in discesa sia per la fine dell’anno sia per l’anno prossimo. Bisogna però sempre essere consapevoli, tener presente, che questo tipo di interventi hanno un effetto sulla crescita. Siamo al decimo spero che sia l’ultimo. L’economia ha bisogno di stimoli”. Marina Berlusconi plaude al Governo. “Ho apprezzato molto l’approccio responsabile del governo e di Giorgia Meloni, sia per la gestione dei conti pubblici sia in politica estera. Sono passati solo 12 mesi, restano ancora 4 anni la legislatura è ancora lunga ed ha tante sfide e problemi da affrontare e va tenuto presente che il governo si è trovato ad affrontare una situazione economica complicata”. Da imprenditrice, Marina dà un “grande valore alla stabilità, sono contenta che il paese abbia un governo espressione della volontà popolare, non accadeva da 12 anni e vi ricordate chi era allora il premier”. “Ho apprezzato molte misure del governo, tra queste non c’è la tassa sugli extraprofitti” delle banche. “Capisco le motivazioni ma non sono sufficienti a superare le grandi perplessità che ho sia nel merito sia nel metodo”. Lo ha detto Marina Berlusconi. “Non mi piace il termine. Lo trovo fuorviante e anche demagogico, chi stabilisce quanto profitto è extra e quanto è normale? E quale è la misura? Il provvedimento si presta a diversi dubbi, anche costituzionali. Se attuato rischia di rendere il nostro paese meno attrattivo. Mi auguro che il Parlamento possa modificare la norma rendendolo più equilibrata”. Per Marina Berlusconi, “è giusto sottolineare quanto sia bella questa dimostrazione di armonia e dignità all’interno della famiglia e quanto sia bello per il nostro papa, perché ci ha educato a quei sentimenti che sono alla base di questa sintonia”. “È stato un uomo grande – ha aggiunto – e un grande papà”. Ha detto Marina rispondendo a margine a una domanda sulla successione nelle aziende, dopo la morte del padre Silvio.
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Aggiornato il 16 settembre 2023 alle ore 12:14