Il difficile compromesso tra contenimento dell’inflazione e crescita del Pil

La prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce), che si terrà il 14 settembre, si svolgerà in uno degli scenari più incerti degli ultimi anni. La variazione del Prodotto interno lordo (Pil) nell’Eurozona si è mantenuta vicino allo zero per tutto il 2023 e a luglio la Bce ha stimato che le attese sull’inflazione da parte dei consumatori per i prossimi tre anni sono lievemente aumentate, passando dal 2,3 al 2,4 per cento. La Hamburg Commercial Bank ha evidenziato che il settore terziario ha perso la sua tradizionale funzione di stabilizzatore dell’economia, mentre il manifatturiero non ha compensato tale flessione, quindi ha corretto al ribasso le previsioni sulla crescita economica dell’Eurozona. La banca sostiene, inoltre, che il rallentamento dell’economia europea provenga anche dalla Germania, storicamente il Paese più convintamente a favore di misure antinflazionistiche, tra le quali l’aumento del costo del denaro. In questo contesto, l’interesse a garantire una crescita economica nei Paesi che adottano l’euro si contrappone alla necessità di riportare l’inflazione vicina al 2 per cento, come previsto dal mandato della Banca centrale che la presidente Christine Lagarde ha più volte citato per rispondere a chi sosteneva che gli aumenti dei tassi d’interesse siano stati eccessivi e dannosi per l’economia. In attesa di una decisione ufficiale, i mercati ritengono probabile al 75 per cento che non verrà annunciato un ulteriore rialzo dei tassi nel breve termine.

Dello stesso parere è il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che è intervenuto a Trieste nel corso di un’iniziativa volta a promuovere la cultura finanziaria sostenendo che gli ultimi aumenti del costo del denaro decisi dalla Bce fossero necessari, ma che ora “andrà fatta molta attenzione su come ponderare le prospettive future della nostra politica, con l’evoluzione dell’economia reale a livello nazionale, europeo e globale”. Gli aumenti dei tassi, quindi, possono aspettare per lasciare spazio alla crescita economica. Il capoeconomista della Bce, l’irlandese Philip Lane, in una recente intervista si è espresso con soddisfazione sui risultati conseguiti da Francoforte per contenere l’inflazione, che stima scenderà in autunno. Le sue dichiarazioni possono essere lette come una conferma del fatto che si possa evitare un ulteriore aumento dei tassi d’interesse a settembre. Gli esiti della prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea saranno decisivi anche per comprendere quale sia la vera priorità di Francoforte: il contenimento dell’inflazione a qualunque costo, oppure il raggiungimento di un equilibrio tra l’aumento dei prezzi e la crescita del Pil.

Aggiornato il 07 settembre 2023 alle ore 14:14