Sicurezza del territorio, la scadenza ravvicinata è domani

Questa volta non è più possibile mentire, né possiamo ricercare i responsabili o le cause della mancata attuazione di una volontà istituzionale mirata ad assicurare risorse per la messa in sicurezza del territorio. Non c’è bisogno di ricercare coloro che a partire dal 2015, cioè da un anno che ha visto un vero cambiamento nella gestione della cosa pubblica, in particolare nella gestione della spesa legata alla messa in sicurezza del territorio. Di solito, i responsabili accusati di irresponsabilità e di incapacità nell’attuazione di precise azioni programmatiche erano ministri non di uno schieramento politico di sinistra questa volta, invece, leggendo il dettagliato documento che, come a valle di ogni evento disastroso, è stato diramato e che riporto di seguito si scopre che il vuoto operativo ha raggiunto livelli folli proprio a partire dal 2018 con i Governi Conte 1 e 2; ripeto un vuoto operativo ricco solo di impegni programmatici.

Erasmo D’Angelis, allora responsabile della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche presso la Presidenza del Consiglio, ricorda la esperienza istituzionale attivata con il Piano “Italia sicura”; un piano di 33 miliardi di euro destinati a 10.361 interventi diffusi nell’intero territorio nazionale. D’Angelis precisa che: “Il 92 per cento delle opere prevenute era un insieme di soli titoli e di iniziali studi di fattibilità e dava la misura del caso italiano e del ritardo pazzesco nelle progettazioni. Con Italia sicura abbiamo aperto o riaperto 1.455 cantieri, per un totale di 1,4 miliardi”. Il Governo Conte 1 appena insediato smantellò tutto e trasferì tutte le competenze alla Protezione civile, ai vari ministeri e a Invitalia e varò nel 2019 un nuovo programma all’interno di un contenitore definito “ProteggItalia” a cui venne assegnata una dota finanziaria di 10,8 miliardi per il triennio 2019-2021 poi lievitato a 14,3 miliardi fino al 2030.

Ancora una volta, non manca la volontà a produrre piani e ad allocare risorse e non manca neppure la esigenza di indicare sempre scadenze ben definite e riferimenti sempre legati anche a precise iniziative comunitarie; manca invece la nostra capacità della spesa e questo in particolare è mancata, in particolare al Ministero dell’Ambiente che dal 2018 al 2021 è stato diretto da un ministro dello schieramento del Movimento 5 stelle; quasi la metà del valore globale, cioè circa 11 miliardi di euro ricadevano nelle competenze del Ministero dell’Ambiente e sto cercando di capire quanto sia davvero stato speso; il fatto che non sia emerso ancora tale valore fa pensare che si sia speso molto poco. L’unico dato che sto cercando di verificare ulteriormente ma che sono sicuro è purtroppo quello sicuro è che del valore globale di circa 21 miliardi di euro (quelli stanziati e riportati nel quadro precedente) forse in sei anni non si è riusciti a spendere più di 2 miliardi di euro.

Evitiamo, quindi, di cadere nella assurda logica delle responsabilità, lo dico in particolare alle attuali forse della opposizione e cioè al Partito democratico e al Movimento 5 stelle, perché la incapacità della spesa oltre ad essere un male trasversale ha raggiunto livelli patologici elevatissimi proprio con i Governi Conte 1, Conte 2 ed anche con il Governo Draghi. E ha ragione il direttore Roberto Napoletano quando invoca uno strumento normativo legato ad una quota fissa annuale nella Legge di Stabilità; cioè una soglia fissa del 3 per cento sul Pil; una soglia che il nostro Paese deve in ogni Legge di Stabilità come clausola obbligata per almeno i prossimi venti anni e la relativa spesa, insisto, deve avvenire con una precisa cadenza annuale e qualora il ministero competente o la regione competente non dovessero rispettare i relativi cronoprogrammi le risorse vengano trasferite alla diretta gestione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ad esempio in un Paese civile e con una coscienza democratica diffusa un provvedimento quale quello prospettato da Roberto Napoletano sarebbe scritto e votato all’unanimità soprattutto perché lo schieramento che è attualmente alla opposizione è forse stato molto più incapace di altri nell’attuare i Piani e nello spendere; in fondo il Pnrr ne è l’esempio più eclatante: Conte 1, Conte 2 e Draghi in tre anni hanno speso solo il 6 per cento di 230 miliardi di euro. Ritengo utile precisare che la soglia obbligata per la messa in sicurezza del territorio è un vincolo fisso che il Governo e il Parlamento non può rivedere, o meglio, può, se necessario, solo implementare. Per cui il dramma che stiamo vivendo per questa tragedia dell’area emiliano – romagnola e marchigiana potrebbe essere la occasione non solo per produrre provvedimenti urgenti per la emergenza ma anche per dare vita alla norma proposta da Napoletano e la occasione non va trovata con un provvedimento ad hoc ma va trovata utilizzando un provvedimento che praticamente sarà varato domani: mi riferisco alla Legge relativa all’assestamento di bilancio.

Se il Governo lo proponesse sarei curioso di vedere il comportamento dei parlamentari del Pd e del Movimento 5 stelle e, soprattutto, sarei curioso di leggere le linee di pensiero di alcuni giornalisti che hanno sempre raccontato le doti del Movimento 5 stelle, doti che purtroppo si sono verificate sempre inesistenti. Penso quindi che tutti faremmo bene ad evitare contrapposizioni gratuite su un tema, quello della incapacità della spesa, e quindi della incapacità nell’attuare piani, e faremmo bene a cercare di avallare le proposte del Governo perché trattasi di iniziative che se non affrontate subito metteranno sempre più in crisi il nostro tessuto territoriale e quindi la nostra esistenza socio economica; questa urgenza non è legata come nel caso del Pnrr ad una scadenza temporale come quella del 31 dicembre del 2026 ma ad una scadenza molto più vicina e cioè: domani.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 03 agosto 2023 alle ore 15:14