Sono state istituite nel 2017, sull’onda dei successi ottenuti in altri Paesi come l’Irlanda, Portogallo e Polonia, per offrire ad alcuni territori particolari del Mezzogiorno una sorta di politica industriale dotata di agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per sollecitare investimenti. Le sei Zone economiche speciali italiane erano imperniate ognuna su un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti, che avrebbe impresso una spinta allo sviluppo attraverso nuovi investimenti infrastrutturali nel settore della logistica. Nessuno però avrebbe mai pensato che sarebbero stati proprio i porti a frenare il decollo di questi strumenti di sviluppo dei territori disattendendo completamente le aspettative sugli obiettivi da raggiungere. Avrebbero dovuto abbattere completamente i lacci della burocrazia e semplificare gli iter autorizzativi.
Ma come sappiamo, nel nostro Paese, anche le cose più semplici diventano oggetto di scambio per la politica locale e di potere per la burocrazia e la governance è sempre quella che in ogni iniziativa fa la differenza. L’aver scelto di agevolare un territorio piuttosto che un altro ha poi impedito ad alcune aree maggiormente attrattive, non ricomprese nella delimitazione delle Zes, di non poter usufruire di investimenti produttivi, subendo in tale modo un danno incomprensibile. Il passaggio importante deciso dal Governo Draghi, di mettere alla guida di ogni Zes un commissario straordinario dotato di un forte potere decisorio al quale è stato affidato lo strumento fondamentale dello sportello unico digitale, ha consentito la possibilità di un’unica autorizzazione in tempi sufficientemente ragionevoli. L’aver affidato nel contempo il ruolo di stazione appaltante ha dato un grande input a queste aree e una forte accelerazione alla realizzazione di opere che oggi risultano finanziate per circa 630 milioni di euro dal Pnrr.
Il segnale più che eloquente della moltiplicazione immediata delle autorizzazioni è stata la richiesta da parte di numerosi comuni di entrare a far parte delle zone Zes. Oggi arriva la vera svolta. Il via libera della Commissione europea alla richiesta del Governo italiano di istituire una unica Zona economica speciale in tutta l’area del Mezzogiorno è una grande opportunità per lo sviluppo economico di tutto il Paese. Vengono eliminate così le discriminazioni tra le diverse zone dello stesso territorio e si consente agli investitori di guardare a più ampio raggio e scegliere senza limitazioni l’area nella quale realizzare insediamenti produttivi. Soprattutto consente alle regioni meridionali di non agire più in ordine sparso, di non continuare a piatire al governo centrale interventi di carattere assistenziale, ma di offrire opportunità di crescita e di competitività per le imprese e di lavoro per le migliaia di giovani che erano pronti a fare le valige per cercare altrove un futuro migliore. Si allarga quindi ulteriormente la forbice per le semplificazioni normative e burocratiche e quindi per il rilascio delle autorizzazioni, per la riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere.
La Zes unica per il Mezzogiorno supererebbe anche problemi ancora persistenti relativi ad alcuni vincoli burocratici legati ai pareri delle Regioni o delle Soprintendenze. Soprattutto rafforzerà il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e chiamerà il sistema portuale a intercettare anche i flussi di traffico di territori più distanti acquisendo maggiore centralità e aumentando il grado di competitività rispetto agli altri porti, nonché aspirare a diventare il fulcro della transizione ecologica dell’intera Unione europea. Il Governo deve saper cogliere questa opportunità proprio nel momento in cui sta lavorando al progetto di revisione del Pnrr e puntare con grande efficacia e determinazione alla realizzazione di quelle infrastrutture strategiche per l’intero Paese in vista anche dell’obiettivo espresso a gran voce dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di rilancio del Piano Mattei che punta a trasformare l’Italia nell’Hub energetico di tutto il Mediterraneo.
Aggiornato il 15 luglio 2023 alle ore 10:43