Giovani Confindustria: “Il governo alzi asticella sull’evasione”

Riccardo Di Stefano rivolge un appello all’Esecutivo. Sull’evasione “invitiamo con forza il Governo ad alzare l’asticella”. Lo sostiene il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, al convegno nazionale di Rapallo “Nuova Frontiera. Direzione 5.0”, dove osserva che finora è mancata “solo la determinazione politica e amministrativa di aggredire” l’evasione. Per Di Stefano, “l’ingiustizia e l’ammanco di risorse che l’evasione determina sono indegne di un Paese civile. Che sia grande o piccola, la sua gravità non cambia. Perché entrambe ci parlano di un rapporto distorto con la cosa pubblica. Quel prendi e scappa che è un problema prima di tutto culturale e poi materiale”. Il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria ammette il suo “chiodo fisso: che il Pnrr sia implementato, con decisione con sforzi che assomiglino più a uno scatto di Formula Uno che a una gara fra tricicli”. Il Pnrr ci rende un Paese “sorvegliato speciale, perché banco di prova per tutta l’Unione. La macchina dello Stato è in panne da anni e dobbiamo rivolgerci a voi, che oggi ne siete alla guida. Quindi, chiariamoci: non ci accontenteremo di ascoltare rimpalli di responsabilità, né sul presente né sul passato”.

Un piano almeno quinquennale per l’Industria 5.0 per consentire una pianificazione degli investimenti. Con meccanismi applicativi chiari, semplici e stabili nel tempo e con risorse congrue. È la richiesta del presidente dei Giovani imprenditori. Questo “farà bene al Paese, non solo alle imprese, perché al centro di Industria 5.0 ci sono le persone e le conoscenze” per Di Stefano. “Sono sempre le competenze a generare posti di lavoro di qualità. Perché i Green Jobs non nasceranno all’improvviso come margherite a primavera, in un contesto dove le aziende si danno letteralmente battaglia per assicurarsi i pochi lavoratori con qualifiche alte e altissime”, dichiara Di Stefano. E occorre spezzare il circolo vizioso tra bassa preparazione del capitale umano, contesto inefficiente, e bassi salari, come riflesso della bassa produttività. “Che la settimana lavorativa sia lunga o corta, il nodo resta sempre la produttività. Se questa non cresce, non ci sarà salario minimo che tenga, per quanto giusto”, afferma il presidente.

Aggiornato il 23 giugno 2023 alle ore 14:45