Adam Smith, un pensiero attuale a trecento anni dalla nascita

Si sa ben poco della vita di Adam Smith, neppure la sua data di nascita. Sappiamo però che proprio trecento anni fa venne battezzato. Qual è l’attualità del suo pensiero? E perché è importante leggere ancora oggi i suoi due celebri libri, la Teoria dei sentimenti morali e La ricchezza delle nazioni?

Nel nuovo Occasional Paper Ibl (Adam Smith, a trecento anni dalla nascita), lo storico e sociologo Rainer Zitelmann critica l’interpretazione approssimativa del pensiero di Adam Smith che viene data ai nostri giorni, per riportare fedelmente i contenuti dei suoi due capolavori, e commentarli alla luce di quanto accaduto nel recente passato e del mondo in cui viviamo. Tra gli aspetti spesso trascurati dell’insegnamento di Smith, ci sono il suo interesse e la sua “empatia” nei confronti dei meno abbienti: “Per Smith la povertà non era una condizione pre-ordinata e sottolinea che l’unico modo per accrescere il livello di vita della popolazione consiste nella crescita economica. Una continua crescita economica è l’unica maniera per far salire i salari”.

Come sappiamo bene ora, solamente grazie alla diffusione del capitalismo e dell’economia di mercato, la povertà assoluta si è drasticamente ridotta, passando dal 90 per cento della popolazione mondiale nel 1820, al 9 per cento attuale. Come scrive Zitelmann, “Smith aveva previsto che soltanto un’espansione dei mercati avrebbe potuto condurre ad un aumento della prosperità e questo è proprio quanto è avvenuto dopo la fine delle economie socialiste pianificate”.

Nel suo testo, l’autore passa in rassegna altri temi legati al pensiero di Smith, dalla sua diffidenza per l’intervento pubblico alla metafora della “mano invisibile”, per poi riflettere anche sulle critiche che sono state mosse al filosofo scozzese, concludendo che: “Trecento anni dopo la nascita di Adam Smith e a duecentocinquanta anni circa dalla pubblicazione della sua opera maggiore, sappiamo che questo filosofo morale ed economista aveva ragione: la proprietà privata e l’economia di mercato sono le fondamenta della crescita e, se lo Stato non interferisce eccessivamente nell’economia, la vita di tutti, specialmente quella dei poveri, migliorerà”.

Aggiornato il 17 giugno 2023 alle ore 11:08