Continua il dibattito sugli affitti brevi per scopo turistico, mentre il Governo lavora sulla bozza di legge volta a regolamentare il mercato extra alberghiero. Un testo che tiene conto degli incontri avviati dalle istituzioni con le associazioni di categorie e il cui scopo è quello di introdurre una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato e a salvaguardare, allo stesso tempo, lo spopolamento dei centri storici.

La previsione più interessante riguarda le “limitazioni delle locazioni per finalità turistiche”, dove si stabilisce, “a pena di nullità”, la durata minima non inferiore a due notti del contratto di locazione per finalità turistiche, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”. Previsione che si rende obbligatoria in caso di immobili presenti nei centri storici delle città metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia). Ma quali sono le prospettive da considerare rispetto a una questione che appare tutt’altro che banale?

Certo è che il sistema degli affitti brevi si rivela una vera e propria opportunità per i piccoli borghi che presentano un patrimonio edilizio inutilizzato o sottoutilizzato, in ragione del calo demografico e della forte diminuzione dei residenti. Un recente studio condotto dal Politecnico di Torino dimostra, a tal proposito, che gli affitti brevi nelle zone spopolate rendono i centri storici “dimenticati” oggetto di interesse per i turisti, trasformando le case “abbondonate” in una fonte di reddito e determinando un aumento del Pil locale. Nelle grandi città, invece, cosa succede? La ripresa dei flussi turistici e l’impatto che le rilevanti presenze turistiche vantano sull’equilibrio abitativo delle città più visitate, porta alcuni sindaci delle città metropolitane a chiedere uno stop per le locazioni brevi.

Il sindaco di Firenze, ad esempio, chiede maggiore autonomia per la gestione degli affitti brevi sulla falsariga del modello introdotto per Venezia, che riconosce al sindaco ampio potere nell’individuazione dei limiti massimi e dei presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve nel centro storico.

Appare difficile non rappresentare che l’imposizione di vincoli nella locazione determina una grave limitazione al diritto di proprietà e al libero godimento del bene stesso, così come una rinnegazione di un fenomeno, quello extra alberghiero, che risponde oramai a un mercato ben preciso. Tale limitazione, oltre a non rispondere realmente alle esigenze del settore alberghiero, incide sulla libertà del turista-cittadino che preferisce un alloggio diverso rispetto al classico hotel. Quello che occorre fare è contemperare l’attività degli affitti brevi con le esigenze delle città e dei suoi residenti, valorizzando, in una prospettiva comune, l’importante componente economica che il turismo apporta.

Aggiornato il 16 giugno 2023 alle ore 13:42