Btp: quando il patriottismo conviene

Il Giappone e l’Italia si contendono da sempre il primato di propensione al risparmio dei loro cittadini.

Le motivazioni dell’elevata quota di reddito che i cittadini dei due Paesi destinano al risparmio è essenzialmente di natura precauzionale. I risparmiatori accantonano parte importante del reddito prodotto per far fronte ad eventi futuri non prevedibili. Entrambe le nazioni sono fortemente indebitate. Stati poveri, cittadini ricchi. Le due nazioni hanno rispettivamente un enorme debito pubblico in rapporto al Prodotto interno lordo: del 263,9 per cento (il Giappone) e il 144,4 per cento dell’Italia. Il debito giapponese supera quello di italiano di oltre 119 punti percentuali. Ciò nonostante il rating del Giappone (A+) è decisamente più alto della tripla B assegnata al Bel paese. Ovviamente il Giappone gode dell’autonomia monetaria che l’Italia ha perduto con l’introduzione dell’Euro. Altro elemento sostanziale che fa del Giappone un Paese considerato più solido finanziariamente rispetto all’Italia, nonostante un debito complessivo quasi doppio rispetto all’Italia, è legato al fatto che il debito sovrano giapponese è quasi integralmente acquistato dagli stessi nipponici. La strategia adottata dal ministero dell’Economia e delle finanze di collocare i titoli del nostro debito pubblico riservato ai risparmiatori italiani è vincente sotto molti aspetti.

È da qualche anno che i tecnici del Mef hanno sperimentato con successo i titoli destinati ai cassettisti come il Btp Italia, i Btp indicizzati all’inflazione e, in ultimo, il Btp Valore, che ha riscosso nel primo giorno di collocamento uno straordinario successo. Sono stati prenotati 5,4 miliardi di euro coinvolgendo 185mila risparmiatori. La durata del titolo è di quattro anni. Il tasso lordo che sarà corrisposto per i primi due anni è del 3,25 percento, e del 4 per cento nei successivi due anni. Un ulteriore premio fedeltà dello 0,5 per cento sarà assegnato ai sottoscrittori che terranno i titoli fino alla scadenza.

La strategia di collocare i titoli del nostro debito presso i risparmiatori ha ridotto la quota di debito italiano in mano a investitori istituzionali che legittimamente si comportano in alcuni casi come speculatori. Oggi il debito detenuto da investitori esteri è del 20 per cento rispetto a oltre il 40 per cento di pochi anni fa. Meno debito sovrano italiano è in mano agli stranieri, più basso è il rischio legato allo spread. Se la totalità del nostri Btp fossero detenuti dai risparmiatori italiani, come in Giappone, il differenziale dei tassi d’interesse sui bund tedeschi si azzererebbe. Gli stessi interessi, oltre 70 miliardi di euro, resterebbero all’interno del Paese piuttosto che andare nelle casse degli investitori esteri. Il patriottismo anche in campo finanziario paga!

Aggiornato il 06 giugno 2023 alle ore 12:00