Ponte sullo Stretto: costruirlo non basta

Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, pochi giorni fa, mi ha anticipato che è sua intenzione dare vita a un “seminario sistematico” mirato alla costruzione di “un sistema metropolitano integrato dello Stretto”. Giustamente, ha precisato Occhiuto, “questa volta è davvero difficile non realizzare un’offerta infrastrutturale come il ponte e, quindi, non possiamo ritardare la definizione di un assetto urbanistico, di una nuova configurazione delle varie realtà urbane che caratterizzano oggi quelle parti della Regione Calabria e della Regione Sicilia che saranno strutturate e amministrativamente modificate da un oggetto, il ponte, che, tra l’altro, modificherà la geografia del nostro Paese”.

E allora seguendo questo input forse diventa urgente identificare degli itinerari operativi capaci di rendere possibile, con una frequenza bimestrale, dei seminari basati, almeno come primo approccio, su cinque distinte aree tematiche che dovranno necessariamente essere dibattute da chi fruirà direttamente e indirettamente di una simile nuova opera, da chi vedrà modificato un contesto che, da sempre, era stato caratterizzato da abitudini e da logiche che con la realizzazione del ponte cambieranno. Forse, in una prima ipotesi, le cinque aree potrebbero essere le seguenti:

1) Verso una nuova configurazione urbana, verso una nuova vastità territoriale che supera la logica della sommatoria delle grandi e piccole realtà urbane senza annullare le singole identità storiche e culturali.

2) Verso una rilettura dell’assetto amministrativo e l’identificazione di un processo politico-istituzionale di gestione di un sistema composto da più realtà gestionali.

3) Verso una modifica delle modalità legate alla garanzia democratica dei cittadini del nuovo sistema territoriale.

4) Verso l’istituzione di un organismo finanziario capace di garantire, in modo autonomo, le risorse legate alla gestione del sistema pilota della costruenda nuova realtà metropolitana.

5) Verso la gestione unitaria di nodi logistici chiave come gli aeroporti di Lamezia, Reggio Calabria, Catania, come i porti di Gioia Tauro, Reggio Calabria, Messina, Augusta, come il trasporto pubblico locale di numerose realtà urbane.

Sono per ora solo titoli, sono solo prime ipotesi di lavoro per approfondire una tematica che a valle della costruzione del ponte modificherà una sommatoria di elementi che vanno tutti affrontati da subito perché hanno bisogno di una lunga metabolizzazione. Il ponte non è un semplice viadotto, in realtà non è una banale infrastruttura ferroviaria o stradale, non è un semplice cambiamento fisiografico del territorio, il ponte rappresenta un cambiamento strutturale tra isola e continente e, quindi, sarà bene conoscere, in anticipo, come una simile modifica possa essere accettata e condivisa da chi vive non solo nell’assetto urbano più vicino, cioè Reggio Calabria e Messina, ma in realtà urbane più lontane, sì in una realtà territoriale più vasta che diventa un nuovo impianto relazionale, un nuovo impianto abitativo, un nuovo sistema socio economico.

Sicuramente molti organismi locali come le Università di Reggio Calabria, di Messina e di Catania diranno che da anni si affrontano simili tematiche, lo so benissimo e da sempre ne ho seguito le evoluzioni ed apprezzato le varie iniziative, oggi però queste condivisibili iniziative spontanee vanno canalizzate all’interno di un modello procedurale che diventi mese dopo mese, anno dopo anno, la base per ottimizzare al massimo un disegno strategico che diventerà sicuramente un motore chiave della crescita dell’intero Mezzogiorno.

Un motore della crescita del Sud o addirittura il motore della crescita del Sud, non è una definizione retorica e per convincersene sono utili queste precisazioni:

1) È la prima volta che nel Sud si avvia, in modo organico ed unitario (cioè non per lotti), un intervento infrastrutturale del valore di circa 13 miliardi di euro.

2) È la prima volta che si consente alla Sicilia di non perdere oltre 6 miliardi di euro all’anno nella formazione del proprio Pil e alla Calabria di non perdere circa 2,8 miliardi di euro all’anno nella formazione del proprio Pil.

3) È la prima volta che si applicano al massimo le economie di scala possedute dai vari ambiti produttivi ubicati in un’area vastissima con un raggio superiore ai 100 chilometri.

4) È la prima volta che si offre alla portualità siciliana di interagire con un retroterra vastissimo caratterizzato non più solo da attività imprenditoriali siciliane.

Volutamente non ho invocato i vantaggi e le occasioni generate dalla sola costruzione del ponte sia in termini occupazionali, sia in termini di attrazione delle innovazioni tecnologiche, sia in termini di riqualificazione ambientale, non lo ho fatto perché non solo sarebbero state considerazioni scontate ma, soprattutto, perché ora tutti dobbiamo essere più preoccupanti ed attenti a coloro che fruiranno una simile modifica, una vera rivoluzione positiva di tutto ciò che ormai era “ordinario”.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 17 maggio 2023 alle ore 20:07