L’ennesima riforma fiscale

Pillole di buon senso

Il nuovo Governo di centrodestra nell’anno di grazia 2023 si accinge a varare l’ennesima riforma fiscale. Purtroppo, in Italia il fisco funziona come funziona: produce un’evasione fiscale abnorme, la combatte male e, quando riesce a scoprirla, non riesce poi a trasformarla in entrate effettive.

Dispero che, al di là delle buone intenzioni, questo Governo possa fare molto meglio dei precedenti. Pur tuttavia, voglio segnalare taluni punti critici che una riforma potrebbe risolvere con estrema facilità. Sono peraltro certo che la riforma delle riforme passi per l’eliminazione della carta moneta ma i tempi non sono maturi, come avrò modo di chiarire in altra sede, perché i formidabili interessi che vi si oppongono sono aumentati con le guerre informatiche e, purtroppo, anche con quelle oggi combattute in concreto, come solo gli uomini della preistoria potevano fare. Per cui, mi limiterò a delle singole “pillole di buon senso”.

Oggi voglio segnalare un problema molto sentito dai cittadini contribuenti, che potrebbe essere risolto con estrema facilità. Mi riferisco all’attuale esonero della tassazione della prima casa. Com’è noto, sulla prima casa attualmente non si paga nulla indipendentemente dal fatto che si tratti di una villa, purché di categoria A2, oppure di una monocamera al piano terra, che a Napoli chiamano un “basso”. Non solo. Ma se l’unica casa di proprietà viene data in affitto, perché il proprietario è magari costretto a trasferirsi in un’altra e più cara città, oppure la trova troppo piccola per le eventuali accresciute esigenze familiari, col ricavato dovrà pagare il caro affitto di una diversa abitazione. E perderà pure l’esenzione di cui godeva ed avrebbe potuto continuare a godere, se avesse potuto fare a meno di trasferirsi.

Anche un “minus habens” capisce che il sistema è ingiusto. Premia il ricco e punisce il povero. Vero è che, spesso, ciò avviene per colpa di norme sbagliate e in odore di incostituzionalità, ma in questo caso il fatto è talmente palese che risulta davvero difficile far finta di non capire. Allo stesso tempo, la soluzione sarebbe semplicissima ed equa. Basterebbe stabilire una cosa: tutti redditi immobiliari godono di una esenzione fissa, per consentire a tutti di non sentire il peso fiscale per tutta o parte della redditività della loro prima casa. Ma tale esenzione non sarà più pari alla rendita catastale della prima casa (che differisce tra contribuente e contribuente), ma solo fino al limite fisso ed eguale per tutti di euro x, il cui valore, anche se fosse stabilito con un limite alto, sarebbe però godibile da tutti, in eguale misura, perché sarebbe detraibile dall’imponibile complessivo di ognuno.

Gli esperti del Governo sapranno eliminare questa stortura? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi possiamo solo limitarci a gridarlo, nella speranza che non sia, come spesso accade, solo il deserto ad ascoltare.

(*) Già senatore emerito dell’Odcec-Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli

Aggiornato il 16 marzo 2023 alle ore 12:47