Finanza in crisi dopo il crac della Silicon Valley Bank

L’effetto panico si sta propagando a livello mondiale. A seguito del crac della Silicon Valley Bank, una delle più importanti banche regionali americane, nessuna misura sembra in grado di tranquillizzare i mercati. L’emorragia di fiducia continua nonostante la discesa in campo del governo Usa, che ha promesso che tutti i depositi saranno rimborsati.

La First Republic Bank, finita anch’essa sotto pressione, ha diffuso nella notte una nota dall’intento rassicurante per  “aver rafforzato e diversificato la sua posizione finanziaria attraverso l’accesso a liquidità aggiuntiva messa a disposizione dalla Fed e da Jp Morgan”, con l’effetto di disporre di oltre 70 miliardi di dollari di liquidità inutilizzata. Ma non è bastato. Infatti, nonostante le rassicurazioni dei vertici secondo cui “la posizione di capitale e liquidità della banca è molto forte”, il titolo è affondato di oltre il 60 per cento nel pre-marketing a Wall Street.

E non bastano neanche le misure di emergenza varate da Fed, Tesoro e Fdic per tutelare i depositi.

Affondano le borse europee. Maglia nera Milano, con il Ftse Mib che crolla del 4,03 per cento, affossata dalle banche: Bper -9,51 per cento, Banco Bpm -8,09 per cento, Unicredit -9,01 per cento. Lo spread tra Btp e Bund cala a 192 punti e il rendimento del decennale italiano al 4,12 per cento. Francoforte perde il 3,08 per cento, Parigi il  2,9 per cento, Londra il 2,6 per cento, Madrid il 2,9 per cento.

E crollano i rendimenti dei titoli di Stato in tutto il mondo.

Gli investitori scommettono su una virata nella politica monetaria restrittiva delle banche centrali allo scopo di disinnescare i rischi di contagio legati al fallimento di Silicon Valley Bank. Il timore di aumentare il rischio di recessione ha spinto il mercato a tagliare le previsioni sui rialzi dei tassi delle banche centrali. Gli strappi più importanti si registrano sui titoli di Stato a due anni dell’Eurozona, con il rendimento del Bund tedesco che scende di 44 punti base e quello dell’Oat francese di 46 mentre per il Btp il calo è di 29 punti. I trader vedono il terminal rate della Bce collassare al 3,56 per cento. Gli effetti si vedono anche sull’euro che riduce allo 0,25 per cento il rialzo sul dollaro. Le chance che la Fed non alzi i tassi di interesse alla prossima riunione di marzo sono al 66 per cento.

Il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti ha dichiarato: “Seguiamo con attenzione gli sviluppi della vicenda. Apprezziamo la tempestività con cui le autorità americane sono intervenute e confidiamo che, se necessario, anche le autorità europee intervengano con la medesima tempestività”.

Aggiornato il 13 marzo 2023 alle ore 18:27