La nuova energia rinnovabile: incentivi per le comunità energetiche

Con l’invio alla Commissione europea dell’atteso decreto che fissa le regole operative per le Comunità energetiche rinnovabile (Cer), il Governo avanza nel perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti per il 2030. L’intento dell’Esecutivo appare chiaro. Intervenire sulla “cara” questione dell’approvvigionamento dell’energia, così da favorire la produzione di energia elettrica da parte delle Comunità energetiche.

Ma cosa sono le Comunità energetiche? Si tratta di gruppi di persone, imprese, cooperative, enti locali, associazioni, condomini, enti religiosi che scelgono di unirsi con lo scopo autoprodurre, e conseguentemente autoconsumare, energia elettrica da fonti rinnovabili. Il decreto, il cui testo è rafforzato e arricchito dall’esito della consultazione pubblica, è incentrato su due misure: un incentivo sotto forma di tariffa premiale e un contributo a fondo perduto. In particolare, la prima misura mira ad agevolare la creazione di Comunità energetiche, riconoscendo tariffe incentivanti sulla quota di energia condivisa per gli utenti che si assoceranno in modalità autoconsumo, prevedendo quale potenza finanziabile cinque gigawatt complessivi entro il 31 dicembre 2027. Con la seconda misura, invece, viene data possibilità ai Comuni fino a 5mila abitanti di accedere alle Comunità energetiche anche con un finanziamento a fondo perduto fino al 40 per cento dell’investimento. L’intervento, finanziato con 2,2 miliardi di euro del Pnrr, può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti e mira a realizzare una potenza complessiva di almeno due gigawatt e una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawatt l’ora ogni anno. L’accesso ai contributi viene disposto dal Gse, ente individuato come gestore della misura, solo a seguito della preliminare verifica circa l’ammissibilità dei soggetti interessati ai benefici previsti e alla preventiva valutazione delle domande di accesso, da presentare entro i novanta giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti.

Tra le novità introdotte si segnala, inoltre, la nuova definizione delle tariffe incentivanti: una tariffa contenente una quota fissa e una variabile connessa all’oscillazione del prezzo zonale dell’energia, con valori distinti per scaglioni di potenza; il valore massimo ammonterebbe a 120 euro per megawattora per impianti fino a 200 kilowatt. Benché in Italia esistano già molte Comunità energetiche, l’obiettivo del decreto – così come spiegato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – è quello di porle al centro di una strategia volta a produrre e consumare energia da fonti pulite, così da risparmiare sui costi delle bollette e incentivare lo sviluppo economico sostenibile e di coesione sociale.

Ma non solo. Il Ministero, durante il question time in Senato sul decreto, ha avuto modo di chiarire che il valore della tariffa incentivante sull’energia prodotta e autoconsumata sarà differenziato per taglia di impianto e per localizzazione geografica. E che a definire le modalità di scorporo in bolletta della quota di energia condivisa sarà l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Il progetto pensato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è ora al vaglio dell’Unione europea. Non resta, dunque, che attendere il via libera della Commissione Ue per la sua entrata in vigore.

Aggiornato il 28 febbraio 2023 alle ore 12:48