Lo stop sui bonus edilizi, le soluzioni al vaglio dell’esecutivo

Con il Decreto-legge n. 11 del 16 febbraio 2023 il Governo, nell’intento di tutelare la finanza pubblica, interviene con importanti novità per i nuovi interventi edilizi. A fermarsi sono lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta, a cui non si può più ricorrere per i lavori edilizi non ancora avviati. In particolare, a essere colpiti dall’intervento normativo sono tutti i bonus casa indicati dal Decreto-legge n. 34 del 2020 o meglio:

1) i bonus ristrutturazione del 50 per cento con limite di spesa massimo di 96mila euro;

2) gli ecobonus previsti per il miglioramento energetico;

3) le detrazioni per gli interventi sismici;

4) il bonus facciate;

5) le detrazioni per l’installazione degli impianti fotovoltaici e per le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici;

6) il bonus del 75 per cento per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Lo stop che mette fine a un fenomeno che ha subito una progressiva crescita salva, tuttavia, le situazioni esistenti al 16 febbraio, data antecedente rispetto all’entrata in vigore del provvedimento. In particolare, per i condomìni si guarda alla Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cilas) e all’adozione della delibera assembleare che approva l’esecuzione dei lavori, mentre per gli interventi che comportano la demolizione e la ricostruzione degli edifici all’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo. Ma non solo. A salvarsi sono anche gli interventi per i quali non sia prevista la presentazione di un titolo abilitativo se i lavori sono già iniziati e il bonus per la compravendita di immobili ristrutturati al 50 per cento il cui contratto preliminare o rogito deve essere stato rispettivamente registrato o avvenuto alla data del 16 febbraio. In aggiunta, il decreto fa chiarezza sul regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme si esclude la responsabilità solidale tra il fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e i cessionari che hanno acquisito il credito, a condizione che vi sia documentazione utile a dimostrare l’effettività delle opere realizzate.

A ogni modo, nonostante il Governo confermi di mantenere per i bonus edilizi la sola forma delle detrazioni d’imposta dalla dichiarazione dei redditi, nel corso del tavolo di confronto tenutosi con le associazioni di categorie interessate mostra aperture e si dichiara pronto a studiare soluzioni che possano attenuare gli effetti negativi del decreto. Tra le ipotesi in esame vi è la possibilità di consentire ancora lo sconto in fattura per alcune fasce di reddito e per alcuni interventi (barriere architettoniche e antisisma), nonché di procrastinare gli effetti del decreto, spostando in avanti la data di inizio del divieto. Per quanto attiene, invece, al problema dei crediti incagliati, ovvero dei crediti maturati ma che il sistema bancario ha difficoltà ad assorbire, l’Esecutivo si apre alla proposta delle associazioni di categoria di compensare i crediti relativi alle cessioni dei bonus edilizi con gli F24 del sistema bancario. Considerata la chiara disponibilità del Governo a introdurre correttivi al testo e a prevedere una normativa transitoria adeguata, non resta che attendere l’ulteriore sviluppo dei tavoli aperti e la conversione in legge del decreto per comprendere appieno le novità introdotte.  

Aggiornato il 23 febbraio 2023 alle ore 13:27