Industria, Istat: a novembre sale il fatturato

Trascorsi due mesi di flessioni, il fatturato dell’industria a novembre torna a salire in termini congiunturali. Nel mese si ipotizza che, al netto dei fattori stagionali, aumenti dello 0,9 per cento, evidenziando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+0,6 per cento sul mercato interno e +1,3 per cento su quello estero).

Questo quanto indicato dall’Istat. Su base annua, corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce dell’11,5 per cento, con aumenti del 10,1 per cento sul mercato interno e del 14,3 per cento su quello estero. Tenendo conto dei raggruppamenti principali di industrie, la crescita tendenziale più alta è per l’energia (+19,5 per cento). Tra i raggruppamenti principali di industrie, a novembre 2022 gli indici destagionalizzati del fatturato mostrano un aumento su base mensile per i beni strumentali (+2,7 per cento) e per i beni di consumo (+1,5 per cento), mentre presentano una flessione per l’energia (-1,8 per cento) e per i beni intermedi (-0,5 per cento). Su base annua, gli indici corretti per gli effetti di calendario segnalano incrementi per l’energia (+19,5 per cento), per i beni strumentali (+17,6 per cento) e i beni di consumo (+13,3 per cento), più contenuti per i beni intermedi (+4,5 per cento).

Nel trimestre settembre-novembre 2022, prosegue l’Istat, l’indice complessivo è salito dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente (+0,4 per cento sul mercato interno e +1,7 per cento sul mercato estero). Inoltre, a novembre 2022 si stima che l’indice destagionalizzato del fatturato in volume, relativo al settore manifatturiero, registri un aumento in termini congiunturali (+1,2 per cento). Corretto per gli effetti di calendario, il volume del fatturato per il comparto manifatturiero sale in termini tendenziali dello 0,5 per cento, con un incremento più contenuto di quello in valore (+11,4 per cento).

Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, parlando dei dati Istat, sostiene che sono “positivi. Nonostante i rialzi siano gonfiati dall’inflazione al galoppo, anche le variazioni in volume registrano una dinamica positiva, anche se temiamo che per il mercato interno non sia così viste le differenze che esistono per i dati in valore tra fatturato italiano ed estero”.

Per la cronaca, alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane, calcolata come somma delle attività reali (abitazioni, terreni) e finanziarie (depositi, titoli, azioni) al netto delle passività finanziarie, era di 10.422 miliardi, 176mila euro pro capite. La ricchezza è cresciuta di oltre 300 miliardi a valori correnti rispetto all’anno precedente (+3 per cento), proseguendo così il trend del 2019 non interrotto dalla pandemia. Così una nota Istat-Bankitalia, dove è spiegato che in termini reali la ricchezza è scesa dell’1,1 per cento, in controtendenza rispetto al 2020 (+1,7 per cento), e in rapporto al reddito è scesa da 8,71 a 8,66.

Calcolata in rapporto alla popolazione, la ricchezza netta pro capite delle famiglie italiane al termine del 2021 è inferiore a quella di tutti gli altri Paesi, a eccezione della Spagna (dove l’ultimo dato disponibile è del 2020). In base al rapporto Istat-Banca d’Italia, dal 2018 la crescita della ricchezza pro-capite è modesta per le famiglie di Francia, Regno Unito, Germania e Italia, mentre è più sostenuta per le famiglie canadesi e statunitensi. Ciò è dovuto grazie alla dinamica favorevole delle attività finanziarie. Negli ultimi anni, soprattutto nel 2021, la crescita per l’Italia è risultata inferiore rispetto a quella degli altri Paesi.

Aggiornato il 27 gennaio 2023 alle ore 13:54