Mafia, tra crimine e finanza

La cattura del latitante e presunto capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro ha riportato al centro dell’attenzione il tema della criminalità organizzata e delle influenze che la mafia ha in alcuni ambiti della società. Dietro la figura di un boss mafioso c’è, infatti, un’intera organizzazione che genera ingenti somme illecite di denaro che “pulisce” e investe in attività che possono anche essere legali. Secondo il report di Banca d’Italia “Questioni di Economia e Finanza-la criminalità in Italia: un’analisi economica”, i proventi legati alle attività illegali in Italia nel 2021 superavano il 2 per cento del Pil, per un ammontare maggiore a 40 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i ricavi ottenuti tramite l’infiltrazione nell’economia legale. Per avere un termine di paragone, lo stesso anno i due colossi bancari Intesa Sanpaolo e Unicredit (rispettivamente, quarta e quinta azienda italiana per ricavi) hanno fatturato intorno ai 20 miliardi di euro ciascuno. Naturalmente, gli effetti della criminalità organizzata nell’economia sono troppo vasti per essere riassunti in qualche numero: si pensi, ad esempio, allo svantaggio competitivo delle aziende pulite che operano in un mercato in cui sono presenti concorrenti che possono attingere a liquidità che proviene da fonti illecite.

Secondo alcune stime, tra sequestri e confische lo Stato avrebbe già messo mano su beni per un valore totale intorno ai quattro miliardi di euro che venivano gestiti da mafiosi o persone che si considerano ricollegabili a loro. Un “tesoro” composto da supermercati, attività turistiche, immobili, opere d’arte e impianti eolici ma che è solamente la punta dell’iceberg di una ricchezza ben maggiore. I beni che appartenevano alla criminalità organizzata rappresentano una ricchezza potenziale per lo Stato, che per diventare reale deve essere utilizzata; quindi, i beni vanno messi a disposizione di privati o conferiti a enti locali. Dall’ultima relazione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) del 2021 emerge come un bene sequestrato su tre (6.486 su 19.225) fosse ancora in attesa di destinazione. La normativa che indica le modalità per riutilizzare il patrimonio confiscato è complessa e serve a evitare che un bene sottratto a un’organizzazione criminale finisca nuovamente sotto il suo controllo. Rimettere in circolo ricchezze costruite illegalmente a favore dell’economia legittima è una sfida da cui non si può prescindere per la lotta alla mafia e sarebbe anche un grande aiuto alla ripresa economica dell’Italia. I soldi provenienti da attività criminali vengono successivamente reinvestiti anche in attività legali e questo rende le finanze delle associazioni mafiose collegate a variabili di mercato, in particolare per quanto riguarda l’accesso al credito. Uno studio di Banca d’Italia ha riportato come la presenza della mafia nell’economia sia aumentata significativamente nel periodo della crisi del 2008, a seguito della stretta creditizia, grazie a finanziamenti e acquisizioni di aziende da parte di associazioni mafiose che così hanno fatto crescere ulteriormente loro patrimonio. Una situazione analoga si è verificata durante la pandemia da Covid-19.

La presenza percepita della mafia nell’imprenditoria è aumentata maggiormente nei settori più colpiti dalla crisi pandemica, quindi più bisognosi di liquidità immediata. Lo stesso studio di Bankitalia registra un aumento percepito di manovre finanziarie sospette (come acquisizioni e fusioni) rispetto ai reati violenti. In questi casi l’obiettivo della mafia è duplice: al ricavo economico si aggiunge una maggiore facilità ad incontrare il consenso della società civile, fornendo finanziamenti in periodi di crisi a chi non può ottenerli tramite i canali convenzionali. Bisogna, quindi, considerare non soltanto l’impatto della mafia sull’economia, ma anche le conseguenze che i cicli economici possono avere sulle attività criminali, per prevenirne l’espansione finanziaria. E per quanto riguarda le ricchezze già prodotte, l’obiettivo non deve limitarsi al loro sequestro ma è altrettanto importante riuscire a utilizzare i beni sequestrati per sostenere l’economia legale.

Aggiornato il 26 gennaio 2023 alle ore 15:22