Il caro carburanti tra strategie di risparmio e irregolarità di mercato

Il nuovo anno ha avuto inizio con il significativo aumento del prezzo del carburante, oramai incidente in modo sempre più considerevole sulle abitudini di vita dei cittadini. Se, infatti, nelle città di medie dimensioni è possibile fare a meno dell’autovettura, nelle grandi metropoli, così come nei piccoli centri urbani, ciò non risulta sempre possibile. L’impossibilità è dovuta da diversi fattori, a volte combinati, come ad esempio, la mancanza di un servizio di trasporto pubblico efficiente, la tipologia di lavoro svolto, il luogo di residenza. Ma quando il trasporto privato, sia esso a quattro o a due ruote, si mostra necessario l’aumento del costo benzina costringe il consumatore a ricorrere a strategie di risparmio, a ricercare la stazione di rifornimento con il prezzo più concorrenziale, ad optare per il self-service piuttosto che per il servito. A colorare tale situazione di fatto si aggiungono le irregolarità di alcuni big del carburante.

L’Agcom, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha, infatti, riscontrato, da parte di alcune società petrolifere (Eni Spa, Esso Italiana srl Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa, Tamoil Italia Spa), l’applicazione all’atto del rifornimento di prezzi diversi da quelli pubblicizzati, omettendo, in altri casi, di esporre il prezzo praticato e di darne comunicazione al portale “Osservaprezzi carburanti” (il servizio online del Ministero delle imprese e del Made in Italy che permette di consultare in tempo reale l’andamento dei prezzi degli impianti di distribuzione). L’avvio dei procedimenti è avvenuto sulla base delle risultanze della fruttuosa indagine svolta dal Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza che ha accertato infrazioni sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina distribuite su tutto il territorio nazionale.

Le ispezioni avrebbero fatto emergere l’adozione da parte delle cinque compagnie petrolifere di condotte riconducibili alla violazione del divieto di pratiche scorrette previsto dall’articolo 20 del Codice del consumo. Difatti, la difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto applicato, così come l’omessa esposizione del prezzo praticato non rendono la scelta del consumatore consapevole e informata. Ma su un tema così importante e discusso, è intervenuto anche il legislatore, introducendo con il nuovo Decreto legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (Decreto legge n. 5/2023) l’obbligo per i gestori degli impianti di esporre accanto al prezzo di vendita del carburante e il prezzo medio nazionale stabilito dal Ministero dell’Ambiente. Ad ogni modo, a prescindere dall’esito delle istruttorie avviate dall’Antitrust e dalle modifiche apportate al testo normativo, a seguito degli incontri avuti con i sindacati, il costo della benzina continua a salire e solo attraverso il monitoraggio dei prezzi trasparenti il consumatore potrà scegliere e analizzare strategie di risparmio alternative al non più molto conveniente self- service.

Aggiornato il 25 gennaio 2023 alle ore 13:06