Un dato che non lascia spazio a interpretazioni. Nel 2022, tra caro energia e inflazione, le famiglie del Belpaese sono state costrette, loro malgrado, a bruciare 41,5 miliardi dei propri risparmi, per cercare di mantenere il proprio tenore di vita, ormai accerchiato dai costi incomprimibili. Non solo: la quota familiare assorbita da spese per le utenze e l’abitazione dovrebbe infatti attestarsi quest’anno sul 45,8 per cento del totale mensile. Nel 2019, invece, era il 35 per cento.
Questo è quanto stimato da Confesercenti. Tale situazione, peraltro, rischia di pesare sui redditi medio-bassi. Per le famiglie meno abbienti – circa 10,5 milioni – i costi fissi, quindi, varranno quest’anno la metà dell’intera spesa mensile, riducendo ancora lo spazio per le altre spese.
“Covid, caro-energia ed inflazione hanno rivoluzionato in senso negativo i bilanci delle famiglie negli ultimi tre anni, portando ad un vero e proprio tracollo di spesa per la grande maggioranza delle voci di consumo – sono le parole del presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise – gli indicatori per il 2023, con un’inflazione che arriverà a sfiorare il 6 per cento, confermano la difficoltà del quadro: il rischio è che la frenata della ripresa dei consumi abbia gravi conseguenze sulle prospettive di crescita del Paese. È indispensabile agire con politiche economiche espansive e di sostegno al potere d’acquisto e ai consumi. A partire dalla detassazione degli aumenti retributivi, per far ripartire la contrattazione e i salari in un momento difficile sia per le imprese che per le famiglie; ma serve anche una diminuzione generale, e consistente, della pressione fiscale”.
Tra i punti registrati, non manca l’inflazione. Alla fine di quest’anno, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti potrebbe essere inferiore di 2.800 euro rispetto al 2021, mentre per gli autonomi calerà di 2.200 euro. In questo quadro, la spesa delle famiglie salirà appena dello 0,5 per cento. Un dato, questo, che Confesercenti reputa “deludente”, dovuto soprattutto all’aumento delle spese obbligate.
Mettendo nel calderone pure abbigliamento, bevande e alimenti, la fetta di bilancio occupata dai consumi obbligati tocca quota 77 per cento, lasciando meno di un quarto (il 23 per cento) disponibile per altro. Il quadro delle abitudini di spesa, però, è cambiato anche per chi ha una capacità di spesa maggiore. Per il 40 per cento di famiglie con un reddito medio, secondo Confesercenti, la quota di bilancio assorbita da bollette e spese per la casa va dal 35 per cento del 2019 al 45 per cento ipotizzato per quest’anno. La spesa per alimentari e bevande scende dal 25 al 23 per cento, quella per altre spese sprofonda dal 40 per cento al 32 per cento.
Aggiornato il 21 gennaio 2023 alle ore 14:21