Lo spread tra Btp e Bund raggiunge quota 220 punti. Non si allenta la tensione sui titoli di Stato dopo il nuovo rialzo dei tassi da parte della Banca centrale europea. Lo spread si porta ai livelli dell’ottobre scorso. In aumento anche il rendimento del decennale italiano che sfiora il 4,4 per cento per poi ripiegare al 4,385 per cento (+24 punti base). In crescita anche i tassi del titolo spagnolo al 3,306 per cento (+17 punti) e quello greco al 4,376 (+25 punti). La Bce promuove una nuova stretta sui tassi e promette che aumenteranno ancora “al ritmo di 50 punti base alla volta per un certo periodo”. Da marzo 2023 i bond comprati negli ultimi otto anni cominceranno a essere scaricati sul mercato. Dopo il richiamo della presidente Christine Lagarde sulla questione Mes, vacilla l’equilibrio che aveva segnato le prime settimane del governo presieduto da Giorgia Meloni. La Borsa va a picco, lo spread s’impenna e la maggioranza affronta “in mare aperto” le istituzioni europee. Tanto la stretta decisa che porta il tasso sui depositi al 2 per cento e quello sui rifinanziamenti al 2,50 per cento, quanto l’avvio del Quantitative tightening che mette fine all’era di Mario Draghi erano più o meno attesi.
Dopo il rialzo dei tassi della Bce, Federal Reserve e Bank of England hanno fatto altrettanto. Non era scontato, invece, l’impegno della Bce: “Chiunque pensi che c’è un pivot si sbaglia”, avverte Lagarde in conferenza stampa, gelando le attese di una Bce arrivata al “giro di boa”. E così dopo mesi di toni sobri con l’Ue non si trattiene il ministro della Difesa Guido Crosetto. Molto vicino alla premier: su Twitter posta un grafico con la caduta libera del prezzo dei Btp, accostata a “decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco”. E poi: “Non ho capito il regalo di Natale che la presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia”.
Intanto, le Borse europee proseguono in calo dopo i nuovi rialzi da parte delle banche centrali. Gli investitori temono che l’aumento dei tassi per raffreddare l’inflazione farà precipitare l’economia in recessione. Sul fronte valutario l’euro si rafforza sul dollaro a 1,0645 (+0,1 per cento). L’indice d’area stoxx 600 cede lo 0,6 per cento. Tra i principali listini sono in calo Parigi (-0,67 per cento), Francoforte (-0,5 per cento), Madrid (-0,8 per cento), Londra (-0,3 per cento) e Milano (-0,5 per cento). Le piazze europee sono appesantite dal comparto informatico che cede l’1,3 per cento e dalle Tlc (-1,1 per cento). Scendono anche le utility (-0,7 per cento), con il prezzo del gas in calo in vista dell’accordo sul price cap. Ad Amsterdam le quotazioni si attestano a 122 euro al megawattora (-8,7 per cento). In lieve rialzo le banche (+0,1 per cento) mentre le assicurazioni (-0,4 per cento) procedono in terreno negativo. Positiva l’energia (+0,1 per cento), con il prezzo del petrolio in calo. Il Wti scende dell’1,6 per cento a 74,92 dollari al barile e il brent a 80,10 dollari (-1,3 per cento). Poco mosso l’oro a 1.776 dollari l’oncia (-0,05 per cento) mentre l’argento scende a 22,60 dollari l’oncia (-2,2 per cento).
Il rischio-Italia percepito supera quello della Grecia e di tutti gli altri partner dell’euro. In più c’è l’uscita della Lagarde sui mal di pancia nel ratificare il Mes del governo italiano “outlier”, l’unica “eccezione” fra i partner europei dopo il sì della Corte costituzionale tedesca. “Speriamo – afferma Lagarde – che l’Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes, per completare l’unione bancaria”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si chiama fuori dalla contesa. “Il Parlamento ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro il Parlamento”. Per il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti “gli auspici sono legittimi, le scelte, ancora più legittime, saranno del Parlamento italiano”. Secondo l’opposizione è il momento per incalzare sul Mes, che ha sempre visto contraria la premier Giorgia Meloni e su cui il Pd, in assenza di un’iniziativa dell’esecutivo, intende calendarizzare una proposta di legge. Luigi Marattin di Italia viva usa il sarcasmo.
“Ho sentito dire da Giorgetti che non è popolare ma quelli che fanno solo le cose popolari non si chiamano politici si chiamano in altro modo”. Sullo sfondo, il nervosismo ruota attorno a un 2023 in cui la Bce si farà da parte come compratore di debito dopo aver messo in pancia negli anni qualcosa come 733 miliardi di Btp insieme a Bankitalia. Nel 2023 si stimano 330 miliardi di emissioni lorde solo dell’Italia, e un record di 539 miliardi per la Germania. Gli effetti sui mercati rischiano di essere visibili da gennaio, quando riprenderanno le aste, e l’addio della Bce, e anche le banche in ritirata, spiega gli appelli a un “Btp patriottico” attingendo al risparmio delle famiglie. La Bce, invece, fa sfumare all’orizzonte il soccorso alla politica. Prevede una recessione “morbida” (-0,2 per cento nel quarto trimestre e 0,1 per cento a gennaio-marzo), non è il bagno di sangue che si temeva pochi mesi fa. Mentre il problema vero resta l’inflazione, al 6,4 per cento nel 2023 e ancora sopra l’obiettivo del 2 per cento nel 2025.
Un dato che obbliga la Bce a mostrarsi falco. Per evitare un’inflazione da aspettative che diverrebbe auto-avverante. E per gestire i “falchi” nel Consiglio direttivo: le ricostruzioni dicono che oltre uno su tre avrebbe voluto un terzo rialzo consecutivo da tre quarti di punto. Si sarebbero accontentati del “mezzo punto” solo in cambio dell’impegno sui rialzi futuri, e sul “quantitative tightening” che riavvolge il nastro degli anni di Draghi. Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è allarmato. “È incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread. Certe scelte dovrebbero essere meditate e spiegate”.
Aggiornato il 16 dicembre 2022 alle ore 13:17