Venerdì scorso, a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia hanno illustrato ad associazioni di categoria e sindacati le idee del governo sul Superbonus e sulla cessione del credito. Sul futuro di questi strumenti, e di tutto il sistema degli incentivi immobiliari, è stato espresso l’auspicio di un confronto preventivo. La direzione che sarà intrapresa, in ogni caso, sarà il frutto di una scelta politica, condivisibile o meno ma legittima in quanto tale. Ciò, fino a quando non sarà recepita dall’Italia la direttiva europea sull’efficienza energetica, di imminente approvazione, che obbligherà a realizzare determinati interventi; in quel momento le cose cambieranno radicalmente e la domanda da farsi sarà: chi paga? Quel che ora preoccupa è la gestione della fase transitoria nella quale ci troviamo.
Occorre che il governo intervenga per sbloccare i crediti fermi presso gli intermediari, anche ipotizzando un coinvolgimento diretto dello Stato, e posticipi almeno al 31 dicembre il termine, preannunciato per il 25 novembre, entro il quale deve essere presentata la comunicazione di inizio lavori per poter usufruire del Superbonus al 110 per cento (e differisca di conseguenza, o elimini del tutto, quello per l’approvazione della delibera condominiale).
Non si tratta di una mera richiesta di estensione dell’attuale regime, che comunque lo Stato aveva garantito sino alla fine del 2023, ma di un richiamo alla necessità di limitare al massimo i problemi che il brusco cambiamento annunciato sta creando a famiglie, professionisti e imprese. Per i lavori in condominio, in particolare, le perdite economiche che subiranno i proprietari per far fronte ad impegni già assunti saranno ingenti.
Accogliere questo appello non significherebbe smentire la posizione del governo su Superbonus e cessione del credito, ma semplicemente salvaguardare le aspettative di molti cittadini e onorare la loro fiducia nelle istituzioni. Poi, come detto, occorre ragionare tutti insieme sull’intero sistema di incentivi immobiliari, ma senza ignorare il macigno che sta arrivando da Bruxelles.
(*) Presidente di Confedilizia
Aggiornato il 20 novembre 2022 alle ore 12:25