
I dati resi pubblici ieri negli Stati Uniti sulla contenuta riduzione del tasso di inflazione, hanno letteralmente fatto volare le Borse valori di tutto il mondo. Ne hanno tratto beneficio immediato il comparto dei titoli tecnologici quotati al Nasdaq di New York, il cui indice è salito di oltre il 7 per cento. Il raffreddamento di soli due decimali del tasso d’inflazione Usa al 7,7 per cento invece del previsto 7,9, è stato un vero toccasana per le imprese maggiormente indebitate.
L’aumento dei tassi di mercato aveva inciso in maniera significativa sul conto economico di queste imprese che fanno massiccio ricorso ai finanziamenti esterni. Gli effetti positivi si sono immediatamente riscontrati anche in Europa e nella Borsa italiana, il cui indice si è incrementato di oltre il 2,5 per cento. Anche lo spread tra i tassi dei Btp decennali italiani rispetto al corrispondente Bund tedesco si sono ridotti diminuendo di oltre dieci punti base raggiungendo la soglia psicologica dei 200 punti base di differenziale.
I mercati finanziari si muovono sulle aspettative anticipandone gli effetti economici. La (se pur minima) riduzione della crescita dei prezzi negli Stati Uniti in prospettiva può significare un allettamento della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve in materia di aumento dei tassi d’interesse. Alla luce della riduzione della inflazione gli analisti prevedono un ulteriore incremento dei tassi statunitensi dello 0,25 per cento.
È prevedibile che se il governatore della banca centrale americana rallenterà la sua politica monetaria aggressiva sui tassi d’interesse la Banca centrale europea seguirà a ruota le decisioni prese oltreoceano. A mio parere stanno contribuendo alla riduzione dell’inflazione le previsioni su una ridotta crescita mondiale e la relativa contrazione dei prezzi dell’energia prodotta con il gas e una stabilizzazione dei prezzi del petrolio. È certamente una buona notizia per il governo italiano che si è da poco insediato e che si è trovato a gestire nell’immediato una situazione decisamente diversa dall’esecutivo Draghi, il quale ha potuto contare su una fase espansiva dell’economia, anche se drogata dagli incentivi a debito e da una politica di bilancio senza i vincoli imposti dalla Unione europea. Altro elemento che, a mio avviso, sta concorrendo a migliorare il sentiment in Borsa (che è il barometro dell’economia) la più che probabile apertura di negoziati per la risoluzione della guerra in Ucraina. Forse stiamo per superare quella che in economia è stata definita la tempesta perfetta!
Aggiornato il 11 novembre 2022 alle ore 15:59