L’Istat, in riferimento al mese di settembre, stima un aumento congiunturale per le vendite al dettaglio in valore (+0,5 per cento) mentre sono stazionarie in volume. Non solo: le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,8 per cento) anche se c’è una flessione in volume (-0,2 per cento). Allo stesso tempo, i beni non alimentari aumentano sia in valore sia in volume (+0,4 per cento e +0,1 per cento). Facendo il confronto con un anno fa, le vendite al dettaglio crescono del 4,1 per cento in valore e scendono del 2,7 per cento in volume. Le vendite dei beni alimentari, allo stesso tempo, salgono in valore (+6,8 per cento) e diminuiscono in volume (-4,5 per cento). Per quanto concerne i beni non alimentari, c’è un innalzamento in valore e una diminuzione in volume (rispettivamente +2,1 per cento e -1,5 per cento).
Secondo Coldiretti, “il caro prezzi taglia del 3,3 per cento le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2022 che sono però costretti a spendere il 4,3 per cento in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica”. L’impatto dell’inflazione, pertanto, “è evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi nove mesi un balzo del + 9,7 per cento nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Il risultato dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Gli italiani – insiste Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – precisa Coldiretti – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa”.
“Bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese – sostiene il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – la filiera agroalimentare vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.
Per l’Ufficio studi di Confcommercio, invece, “la stazionarietà registrata su agosto ed il calo rilevato sullo stesso mese del 2021 evidenziano le difficoltà per le famiglie di procedere nel percorso di recupero della domanda di beni. Particolarmente complessa – è spiegato – è la situazione per il settore alimentare, che sconta gli effetti non solo dell’aumento delle consumazioni fuori casa, ma anche le conseguenze di un’inflazione a doppia cifra. Se, al momento, i servizi sembrano meno interessati dal rallentamento, è inevitabile che nei prossimi mesi gli effetti negativi dell’inflazione sul reddito disponibile e sulla ricchezza liquida spingeranno ad atteggiamenti più prudenti. Situazione che porterebbe inevitabilmente a un ridimensionamento della crescita, venendo a mancare il sostegno della domanda delle famiglie, componente – viene fatto notare – che ha contribuito in misura fondamentale alle buone performance realizzate negli ultimi trimestri. È proprio sul fronte dei consumi che si gioca la crescita per l’anno prossimo, come indicato nella versione aggiornata della Nadef. Molti obiettivi di finanza pubblica non sarebbero raggiunti senza il contributo della domanda delle famiglie, che va quindi immediatamente sostenuta proseguendo nella strategia anti-inflazione”.
Aggiornato il 08 novembre 2022 alle ore 15:47