I primi ritardi sul Pnrr: una corsa contro il tempo

Il noto Piano nazionale di ripresa e resilienza è il principale strumento con cui l’Unione europea ha inteso fornire risposta alla grave crisi economica e sociale causata dalla pandemia da Covid-19. Com’è noto il nostro Paese con il riconoscimento di 191,5 miliardi, tra prestiti e sovvenzioni, ha conseguito la quota di stanziamento più consistente. L’obiettivo finale è quello di giungere alla realizzazione complessiva di 226 misure, suddivise tra riforme e investimenti, nei tempi rigorosamente previsti.

La tabella di marcia prevede:

1) Il raggiungimento di milestone (traguardi) e target (obiettivi) alla fine di ogni trimestre e fino al 2026.

2) La verifica su base semestrale da parte delle istituzioni europee in merito al rispetto delle scadenze prefissate.

Per il prossimo dicembre, in particolare, è prevista la realizzazione di ben 55 interventi tra riforme e investimenti, così che il compimento dei traguardi e degli obiettivi previsti dal Piano sia tale da consentire l’erogazione della rata europea preventivata. Ma l’Italia è in linea con lo scadenziario stabilito? L’analisi dei dati mostra il registrarsi di un progressivo ritardo soprattutto nell’ambito degli investimenti. I principali economisti imputano il suddetto ritardo all’inarrestabile aumento dei costi delle materie prime e alla performance non performante della pubblica amministrazione.

Sebbene questi due fattori abbiamo indubbiamente influito nella concreta operatività del Piano sembrerebbe che il motivo dei ritardi sia, altresì, dovuto al non totale utilizzo dei fondi ottenuti. In altre parole, si ha la sensazione che all’annoso desiderio di ottenere le risorse economiche europee non sia seguito il giusto studio e la giusta attenzione ai progetti da realizzare con le risorse stanziate. La disattenzione della tradizionale sequenza, che porta a richiedere le risorse economiche solo in presenza di un progetto ben definito, potrebbe essere la vera causa dei ritardi che iniziano a registrarsi nell’attuazione del piano.

Nessun spazio a concessioni temporali libere sembra, poi, essere possibile se si considera quanto affermato dalla portavoce della Commissione europea che confina le richieste di emendamenti al Pnrr, da parte degli Stati membri, solo ai “casi eccezionali” di assenza oggettiva delle condizioni di realizzabilità degli obiettivi. Subordinando, inoltre, la richiesta ad una valutazione rigorosa delle motivazioni poste a fondamento.

Così come conseguenze, per così dire, considerevoli sono previste nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti. L’Europa può, infatti sospendere in tutto o in parte il pagamento delle rate da elargire e risolvere gli accordi di prestito, recuperando il prefinanziamento accordato, nei casi di inadempimento più grave. Se, dunque, come affermato “la priorità è che i Paesi membri attuino i Pnrr concordati” diventa altrettanto prioritario avviare i cantieri e portare a compimento le procedure richieste dal Pnrr. Occorre rafforzare la capacità amministrativa, laddove sia appena sufficiente, creare strutture che fungano da coordinamento nella “messa in opera” del Piano e bandire procedure di gare in linea con l’attuale contesto economico.

Aggiornato il 05 novembre 2022 alle ore 10:45