Area metropolitana di Roma e Pil: qualcosa da non sottovalutare

Spesso riporto un dato che faremmo bene a non dimenticare: la Lombardia partecipa nella formazione del Prodotto interno lordo per il 20,2 per cento e il Lazio per l’11,1 per cento. Cioè, le due Regioni garantiscono quasi un terzo della crescita dell’intero Paese. Di quell’11,1 per cento della Regione Lazio, oltre il 60 per cento è assicurato dall’Area metropolitana della Capitale, che da sola assicura il 6 per cento del Pil nazionale.

Ebbene, il presidente dell’Associazione dei costruttori (Ance) di Roma, Antonio Ciucci, ha dichiarato: “Dopo aver attraversato una grave crisi di investimenti per tutto il passato decennio e poi dopo aver subito la tempesta Covid, effettivamente il 2021 e la prima parte del 2022 sono stati di grande crescita per il settore delle costruzioni”. Mentre il Presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, ha precisato: “Nel 2022 torneremo ai livelli record del 2019, con oltre 16 milioni di turisti in arrivo e un sold out memorabile perfino nel caldissimo agosto”.

Turismo e costruzioni rappresentano, forse, il motore portante di questa crescita del Pil. Se non il più rilevante, senza dubbio quello che assicura maggiore correlazione tra scelte strategiche e ritorni di convenienza. E in questo particolare momento per l’edilizia la sfida si chiama Pnrr. A tal proposito, il presidente dell’Ance della Capitale ricorda che al settore delle infrastrutture sono destinati 108 miliardi, il 50 per cento dell’intero Piano, di cui il 5 per cento riguarda direttamente la città di Roma. Però siamo preoccupati per una serie di motivi: i rincari dei materiali, la capacità organizzativa della Pubblica amministrazione spesso inefficiente, le continue modifiche al Codice degli appalti, le carenze progettuali. Non sarà quindi facile, perché il Pnrr è uno strumento complesso da applicare in tempi stretti sotto la rigida sorveglianza dell’Unione europea che richiama al rispetto delle scadenze. E non posiamo dimenticare che per Roma, sempre nel campo delle costruzioni, ci sono altri investimenti mi riferisco al Giubileo del 2025 circa 1,3 miliardi, poi per il comparto ecologico altri 1,4 miliardi. E se Roma fosse scelta come sede per l’Expo 2030, ci sarebbero ulteriori 6 miliardi.

Questo quadro di previsioni è ricco di ottimismo e di speranza perché, in fondo, se davvero si riuscisse a trasformare in infrastrutture queste intuizioni programmatiche, se si riuscisse ad avere in un arco temporale contenuto un numero consistente di cantieri, allora questo ottimismo della speranza diventerebbe ottimismo della ragione. D’altra parte, lo stesso presidente Ciucci ricorda quanti siano i punti critici e i rischi che, per una serie di motivi, potrebbero incrinare un programma che, se realizzato in modo organico, regalerebbe alla città di Roma quell’impianto infrastrutturale che da molti anni inseguiamo e che purtroppo non riusciamo a realizzare.

Ma, proprio perché ho grande stima del comparto delle costruzioni, non posso non ricordare due elementi che è bene affrontare con la massima urgenza. Ed è bene produrre delle possibili controproposte:

l’articolo 31 del decreto legge Aiuti ter prevede che le risorse assegnate e non utilizzate per le procedure di affidamento di contratti pubblici, aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture ovvero la concessione di contributi pubblici relativi agli interventi del Pnrr possono essere utilizzate dalle Amministrazioni titolari nell’ambito dei medesimi interventi per far fronte ai maggiori oneri derivanti dall’incremento dei prezzi delle materie prime, dei materiali, delle attrezzature, delle lavorazioni, dei carburanti e dell’energia;

nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza di prossima pubblicazione, sono elencati dati macroeconomici preoccupanti: la crescita del 2023 scenderà sotto l’1 per cento contro il 2,4 per cento previsto dal Def di aprile. Questa previsione fa crescere il debito di 20 miliardi di euro rispetto sempre alla previsione di aprile riducendo gli spazi di partenza della legge di Stabilità. Questo dato fa emergere una obbligata scelta della redigenda legge di Stabilità 2023: non credo disporremo di risorse per incrementare il Pnrr con il bilancio ordinario. Sembra strano, ma i due punti sono fra loro interdipendenti. Infatti, il primo trova la soluzione della esplosione dei prezzi nello stesso Pnrr, il secondo denuncia chiaramente che l’ipotesi di ricorrere a risorse del bilancio ordinario è impossibile.

Mi permetto di fare un’ulteriore considerazione: finora tutti gli interventi da parte di organi dello Stato avevano ribadito la non condivisione a una rivisitazione del Pnrr cosa che invece, con l’articolo 31 del decreto legge Aiuti ter, si dà vita a una trasformazione sostanziale, perché si utilizzano risorse assegnate a un’opera che non viene più realizzata. Per cui, sono sicuro che non appena gli Uffici dell’Unione europea leggeranno il decreto legge ricorderanno al Governo che “è prevista la possibilità per gli Stati membri di apportare delle modifiche ai rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza. A stabilirlo, infatti, è l’articolo 21 del Regolamento Ue 2021/241, tuttavia le modifiche devono essere giustificate da circostanze oggettive per le quali non è più possibile realizzare i traguardi e gli obiettivi inizialmente previsti. Sarà la Commissione europea a valutare tali giustificazioni entro due mesi di tempo dalla richiesta. Nell’esaminare il Pnrr modificato l’organo esecutivo dell’Unione europea considera numerosi elementi e criteri”.

Sono sicuro che questo decreto legge, almeno all’articolo 31, subirà delle modifiche proprio per evitare che si avvii una revisione del Pnrr per un motivo che, senza dubbio, è valido in quanto creato dall’esplosione dei prezzi ma forse poco opportuno. Sarebbe bene, infatti, che si invocasse una modifica del Pnrr per motivazioni più valide. E si superasse questa emergenza con fondi del bilancio ordinario.

Il nuovo Parlamento e il nuovo Governo troveranno un’eredità non facile e, come dicevo prima, è bene affrontare queste criticità con un sano ottimismo della ragione. Un ottimismo della ragione ricco di una sana concretezza che per la città di Roma non solo è necessario ma fondamentale, se non si vuole distruggere questo grande supporto alla crescita del Paese, sostenuto proprio da un dato significativo, quale il 6 per cento del Pil.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 27 ottobre 2022 alle ore 11:16