La scuola è ripresa da poco, ma le pagelle in campo economico non seguono il ritmo della campanella, preferiscono i suoni più disturbanti: gli allarmi ad esempio. In attesa della formazione del nuovo Governo targato Giorgia Meloni, gli uffici delle agenzie di rating cominciano a stilare tabelle e votazioni per valutare la nostra solvibilità. È il caso di Moody’s, che dopo le Politiche aveva confermato il rating italiano a “Baa3”, giudizio poco lusinghiero per capirci. Ma poche ore fa è stato diramato un nuovo comunicato dell’agenzia newyorchese che suona come un avvertimento: state in campana.
Il report dice e non dice ma ammonisce: “Probabilmente declasseremo i rating dell’Italia se dovessimo vedere un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr”.
Un outlook migliore dipende dall’impegno del Governo per attuare riforme per la crescita accompagnate da un piano di risanamento del bilancio.
Si può guardare come si vuole ma, se arriverà un altro declassamento, nel gergo della finanza potremmo finire al livello spazzatura. Gli investitori non si fidano e per convincere qualcuno a comprare si pagherebbero interessi astronomici. L’Italia sull’orlo del fallimento significherebbe il tracollo dell’Europa, che come un gorgo impazzito risucchierebbe al suo interno tutti, Germania e Francia comprese. Certo, la crisi energetica non aiuta ma se l’Europa si volta dall’altra parte ne pagheranno tutti le conseguenze. Europa unita, sì ma non a chiacchiere.
Aggiornato il 06 ottobre 2022 alle ore 11:25