Istat: scende il potere d’acquisto delle famiglie

Nel secondo trimestre il reddito cresce dell’1,5 per cento ma l’inflazione pesa come un macigno. Questa è la fotografia scattata dall’Istat, dove nel secondo trimestre dell’anno ha registrato una pressione fiscale pari al 42,4 per cento con un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2021. Una segnalazione, quella dell’Istituto nazionale di statistica, sui conti delle Amministrazione pubbliche.

“Il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione lieve – è stato spiegato – nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito di 2,3 punti percentuali attestandosi tuttavia ancora su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico”.

L’Istat ha rivelato che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dell’1,5 per cento rispetto al trimestre precedente. E anche i consumi sono lievitati del 4,1 per cento. La propensione al risparmio delle famiglie, allo stesso tempo, si è attestata al 9,3 per cento, con una diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Non solo: di fronte a un aumento dell’1,5 per cento del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie, il potere d’acquisto dei nuclei familiari è leggermente sceso rispetto al trimestre precedente (-0,1 per cento).

Il Codacons, intervenuto in seguito alle stime indicate dall’Istat, ha fatto sapere per voce del presidente, Carlo Rienzi, che i numeri “evidenziano come gli italiani abbiano ridotto la propensione al risparmio (-2,3 per cento) per colmare la perdita di potere d’acquisto determinata dall’aumento dei prezzi al dettaglio. Dati che, tuttavia, sono destinati a scontrarsi con il nuovo quadro degli ultimi mesi del 2022, caratterizzato da una inflazione alle stelle e da fortissimi rialzi delle bollette di luce e gas. Questo significa che rispetto al secondo trimestre, consumi, potere d’acquisto e ricchezza delle famiglie crolleranno negli ultimi mesi del 2022, con effetti economici e sociali enormi. Un’emergenza che il prossimo Governo dovrà affrontare – ha terminato Rienzi – abbandonando la fallimentare strada dei bonus a pioggia e ricorrendo a misure strutturali in grado di abbattere prezzi e tariffe in modo stabile e duraturo”.

Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, il dato preoccupante è la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie rispetto al trimestre precedente: “Anche se per ora la caduta è lieve, in futuro la situazione non può che peggiorare – ha illustrato – l’inflazione alle stelle sta progressivamente erodendo potere d’acquisto delle famiglie e dopo averne rallentato la crescita, ora si è arrivati in territorio negativo”.

Dona, a tal proposito, ha raccontato: “Urgono interventi che ripristino la capacità di spesa degli italiani, messi a dura prova dal caro bollette e dal carovita, provvedimenti sia di carattere strutturale, come la scala mobile all’inflazione programmata, che chiediamo da anni per adeguare gli stipendi al costo della vita senza innescare la spirale stipendi-inflazione sia una tantum ed immediati, come la ripetizione del bonus di 200 euro del primo dl aiuti per i redditi sotto i 35mila euro, che va portato a 600 euro. È certo meglio aumentare il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti, che ridurre l’Iva al 4 per cento sui soli alimentari, provvedimento che non solo teoricamente riguarderebbe tutti, anche i più benestanti, disperdendo così risorse scarse, ma che concretamente andrebbe a vantaggio solo dei commercianti, dato che se ne guarderebbero bene dal cambiare i prezzi per un ritocco così basso del 3,846 per cento”.

Aggiornato il 05 ottobre 2022 alle ore 15:08