“Gli incrementi oramai fuori controllo dei valori delle materie prime energetiche, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, rendono necessaria una proroga del termine per il superamento del regime di tutela di prezzo per le microimprese”.
Questo l’intervento da parte di Confcommercio circa il fine tutela per le microimprese previsto per il 31 dicembre di quest’anno. Inoltre, ha sottolineato che “il prezzo medio delle offerte nel libero mercato è cresciuto del +78 per cento rispetto a un anno fa”. Oltre a evidenziare un aspetto: “Il mercato tutelato offre maggiori garanzie su prezzi”.
“Di fronte alle difficoltà a cui stiamo assistendo – ha puntualizzato Confcommercio – bene ha fatto l’Autorità di regolazione dell’energia a inviare una segnalazione a Governo e Parlamento, chiedendo di posticipare la fine della tutela elettrica per le microimprese. I dati, del resto, parlano chiaro: le offerte disponibili sul libero mercato sono risultate, spesso, non convenienti rispetto alle tariffe del servizio di maggior tutela, con un livello di spesa annua media prevista costantemente superiore alla spesa dei servizi di tutela, sia per le offerte a prezzo fisso che per quelle a prezzo variabile. Secondo le recenti rilevazioni dell’Osservatorio Energia Confcommercio, il prezzo medio delle offerte nel libero mercato è cresciuto del +78 per cento rispetto a un anno fa, risultando sempre più oneroso rispetto alle tariffe dell’elettricità nel tutelato”.
Secondo Confcommercio, “proprio in questo particolare momento di incertezza e di estrema volatilità dei prezzi dell’energia, non è opportuno rimuovere il servizio regolato di vendita dell’energia elettrica per una platea così ampia di imprese, che stanno già subendo rincari dei prezzi energetici a doppia cifra. Peraltro – è stato rimarcato – la crisi sta mettendo a rischio la sopravvivenza di decine di venditori sul mercato libero che non saranno in grado nei prossimi mesi di continuare la loro attività, creando così ulteriore instabilità a danno dei consumatori finali”.
Sulla stessa lunghezza d’onda c’è l’Unione nazionale dei consumatori che, per voce del presidente, Massimiliano Dona, ha sottolineato: “Il Governo intervenga immediatamente. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, per la luce una famiglia passa dal +57,3 del tutelato al +135,9 del libero, oltre il doppio, Insomma, va rinviata la fine del mercato tutelato non solo per le microimprese ma anche per le famiglie. Lo chiediamo da tempo. Non solo è un obbligo farlo dal momento che, come indicato da Arera a Governo e Parlamento nella segnalazione del 29 settembre, non è possibile rispettare quel termine per colpa dell’indisponibilità dei sistemi informatici di Acquirente Unico dopo l’attacco hacker del 28 e il 29 agosto ai servizi informativi del Gse, ma perché sarebbe un suicidio eliminare il tutelato in questo momento di prezzi folli. La fine del mercato tutelato del gas prevista per il primo gennaio 2023 – ha concluso – va come minimo allineata a quella della luce, programmata invece per il 10 gennaio 2024”.
E mentre sono andate in scena iniziative simboliche dove sono state bruciate delle bollette, c’è una storia che riguarda il nostro Paese. “Si spegne, a causa degli alti costi dell'energia elettrica, la nostra storica catena alberghiera dopo quasi sessanta anni di attività ininterrotta”: così Attilio Caputo, direttore generale di Caroli Hotels, parlando all’Agi della difficile decisione di fermare tutti i servizi alberghieri e di ristorazione per i nuovi clienti, “onorando fino a scadenza solo i contratti in essere e quelli già stipulati”. Un gruppo alberghiero che ha quattro strutture, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, con 275 dipendenti e che è operativo in altre attività nel comparto dell’accoglienza. Come indicato anche su Rainews, le bollette dell’energia elettrica relative allo scorso mese di agosto per i quattro alberghi della catena raggiungono un importo complessivo di circa 500mila euro. La notizia si inserisce nel solco della crisi che sta colpendo le aziende e imprese italiane, piegate dalla crisi energetica e dall’impossibilità di sostenere i costi di gestione pur essendo in grado di dare lavoro.
Aggiornato il 03 ottobre 2022 alle ore 16:06