Cosa ci insegna la storia monetaria degli Stati Uniti?

Ho partecipato convintamente alla campagna di crowdfunding per la pubblicazione dell’edizione italiana della Storia monetaria degli Stati Uniti di Milton Friedman e Anna Schwartz, e sono felice di avere finalmente il volume tra le mani. Si tratta infatti di uno dei testi chiave dello studio delle politiche monetarie. Una pietra miliare che ha dettato le linee guida delle banche centrali per i successivi decenni, integrando anche il ciclo economico e il commercio internazionale in un mix di ricette utili in qualsiasi periodo storico. Non a caso James Tobin scrisse: “Si tratta di uno di quei rari libri in grado di lasciare il segno su tutte le ricerche future in questo campo”.

Così invece si espresse Robert Lucas: “Questo libro è un dono prezioso per la nostra professione, un dono che merita lunga vita, forse persino l’immortalità”. Molti lo hanno definito come la bibbia del monetarismo. Friedman e Schwartz hanno studiato gli aggregati monetari alla luce dei fattori economici di un Paese, per trovare soluzioni utili in periodi di crisi di cui hanno identificato le cause e compreso le conseguenze. L’inizio dello studio inizia dal 1867, primo anno in cui è disponibile una stima dello stock di moneta, dove gran parte di essa era costituita dai greenbacks emessi per contribuire a finanziare la guerra civile.

Una struttura monetaria molto diversa da quella attuale anche per la forte influenza dell’oro e dell’argento, insieme ai loro rispettivi certificati. Successivamente, con lo spartiacque del Federal Reserve Act del 1913, viene approfondito il ruolo assunto dalle banche centrali e le loro risposte alle crisi inflazionistiche ed economiche. Da qui nascono gli strumenti principali in mano alle attuali banche centrali nazionali, in particolare regole come la forward guidance. Strumenti che però non sempre sono stati a loro disposizione e alcuni casi citati nel libro trovano un’analogia con le scelte prese durante il Covid-19, dove una comunicazione non chiara ed efficace dei banchieri centrali ha generato un divario tra una policy basata su regole e le azioni delle banche centrali.

Infatti, per gli autori, una banca centrale deve essere chiara sulle scelte che effettuerà nel medio termine così da poter guidare le aspettative e permettere la loro formazione, altrimenti si rischia di non riuscire a controllare l’inflazione con le conseguenze che stiamo vedendo oggi. Il lettore italiano ha ora uno strumento imprescindibile per ragionare su tali questioni. Non esiste infatti uno studio dell’economia monetaria senza comprensione della sua storia, e non è possibile capire la storia monetaria senza la lettura del libro di Friedman e Schwartz.

(*) Analista per la consulenza gestionale, sostenitore nella campagna di crowdfunding “Storia monetaria degli Stati Uniti”.

Aggiornato il 11 luglio 2022 alle ore 12:02