Il nuovo rapporto dell’Ocse elenca le principali criticità: crisi alimentare e inflazione. Dopo la forte accelerazione del 6,6 per cento nel 2021, il Prodotto interno lordo italiano viene “colpito dalla guerra”, con una crescita in calo al 2,5 per cento nel 2022 e all’1,2 per cento nel 2023: è quanto scrive l’Ocse nelle Prospettive economiche (Economic Outlook) presentate oggi a Parigi. “Le persistenti pressioni inflazionistiche legate alla guerra e l’incertezza ridurranno i consumi delle famiglie, rallentando la ripresa dei servizi. I nuovi incentivi per il settore privato e le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza mitigheranno alcune delle conseguenze negative derivanti dalle interruzioni degli approvvigionamenti e dall’incertezza sugli investimenti. Poiché il gas costituisce il 42 per cento del consumo totale di energia, i principali rischi per le prospettive economiche sono rappresentati dai prezzi e dalle forniture di energia. La crescita potrebbe essere rallentata anche da un netto incremento dei rendimenti obbligazionari”, si legge nel capitolo dedicato all’Italia.
Le preoccupazioni maggiori dell’Organizzazione parigina riguardano innanzitutto la crisi alimentare. In secondo luogo, la crisi dei prezzi e i suoi effetti redistributivi. “L’inflazione alimentare dovrebbe rimanere elevata per tutto il periodo considerato dalle previsioni economiche. Gli incrementi dei salari – avverte l’Ocse – non compenseranno completamente la spesa che le famiglie dovranno sostenere in ragione dell’aumento del costo della vita”.
“È opportuno attuare una strategia di risanamento del bilancio calibrata per ridurre gradualmente il rapporto debito pubblico-Pil”: è quanto si legge nella scheda consacrata all’Italia delle Prospettive economiche dell’Ocse. “L’aumento della spesa legata al sostegno per i prezzi dell’energia, gli altri stimoli per controbilanciare, l’impatto della guerra e i pagamenti imprevisti per le obbligazioni legate all’inflazione sono stati parzialmente compensati da maggiori entrate fiscali e da un’imposta straordinaria sulle società del settore energetico”, ricorda l’Ocse, aggiungendo: “Si prevede che il debito lordo (definizione Maastricht) raggiungerà il 148,3 per cento del Pil nel 2023”. Per l’Ocse, inoltre, “un sostegno più mirato per i prezzi dell’energia potrebbe generare risparmi. Sebbene i pagamenti degli interessi dovuti all’incremento dello spread sui titoli di Stato non aumenteranno in modo significativo nel breve termine a causa della maggiore durata delle obbligazioni, entro il 2025 potrebbero esservi sostanziali rischi derivanti dall’elevata crescita dei tassi di interesse”.
Aggiornato il 08 giugno 2022 alle ore 15:51