Fino a qualche anno fa il famoso forum mondiale, World Economic Forum (Wef) di Davos, nelle Alpi svizzere – l’ultima edizione del quale si è conclusa alla fine di maggio – sembrava un evento innocuo: il ridicolo spettacolo dell’uno per cento della ricchezza mondiale, che si sposta in jet privati, intasa l’aeroporto di Zurigo e poi ha la pretesa di spiegare come rispettare l’ambiente. In verità, il Wef è l’organizzazione non governativa più pericolosa oggi esistente. E il suo fondatore, Klaus Schwab, un accademico/tecnocrate di fede marxista con una forte tendenza transumanista che vagheggia circa la fusione degli esseri umani con le macchine e le forze dell’ordine capaci di leggere la nostra mente (come ha scritto nel suo libro Shaping the Future of The Fourth Industrial Revolution), è oggi l’uomo più influente del mondo. Per tre decenni ha indottrinato politici, finanzieri e industriali a diventare “Young Global Leaders”, con la missione di plasmare un futuro “più inclusivo e sostenibile”. Tra coloro che sono usciti dalla sua accademia figurano vecchi e nuovi capi di Stato come Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, Emmanuel Macron, Justin Trudeau. Inoltre, Jacinda Ardern, primo ministro della Nuova Zelanda e Scott Morrison (Australia). Fra gli ultimi allievi di Schwab c’è Sanna Marin, primo ministro finlandese, sollecitata da Schwab ad accelerare l’adesione del suo Paese alla Nato.
Partner del Wef sono le maggiori multinazionali, istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità, i leader dell’attivismo climatico e le più grandi società dei media. Il Consiglio di amministrazione di questa congrega include Kristalina Georgieva e Christine Lagarde, capi, rispettivamente, del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea. C’è anche Larry Fink, numero uno di BlackRock, la più grande società di investimento mondiale. Ovvio che con tale potenza di fuoco, finanziaria e mediatica, utilizzabile come mezzo di pressione, Schwab sia diventato il temuto “burattinaio” dei leader occidentali di cui si sta servendo per pianificare, con il pretesto dell’emergenza climatica, un Governo globale con conseguente eliminazione della democrazia. Come sarebbe possibile, infatti, governare il mondo se le persone hanno il diritto di rimuoverti?
È stato Schwab, nel 2015, a ordinare ai leader occidentali, tranne che all’ex presidente americano Donald Trump, di adottare l’Agenda 2030, il piano autoritario per smantellare le industrie basate sui combustibili fossili per “ricostruirle meglio” con le energie rinnovabili. Che siano tutti sotto il suo incantesimo è dimostrato dai pochi secondi di questo video, in cui li vediamo ripetere, come pappagalli ammaestrati, Build Back Better, lo slogan coniato dallo stesso Schwab nel 2019 prima dello scoppio della pandemia. Teoricamente, dovremmo vivere in Repubbliche e democrazie. Ma quando funzionari eletti sono fedeli al Forum economico mondiale, invece che ai loro elettori, la democrazia diventa una farsa. Anzi, tradimento.
Di sicuro, a rendere così influente Schwab è stata l’attuale, monumentale crisi economica e sociale. Le economie si stanno sbriciolando, perché il loro finanziamento, attraverso il debito perpetuo senza intenzione di ripagarlo, è giunto al termine. Gli stimoli da parte delle banche centrali sono falliti. E a stento i governi si mantengono in condizioni di sopravvivenza. Ai politici, abbastanza intelligenti per capire che un default dello Stato sociale significherebbe l’assalto della folla ai loro parlamenti, Schwab ha prospettato il modo di mantenere il potere: trasferirsi nel suo Stato autoritario, con il pretesto della falsa emergenza climatica. Una volta sprofondati nel caos, le sovranità statali scompariranno per essere sostituite da grandi strutture sovranazionali, che gestiranno il Governo globale. Questo è lo scopo del Great Reset: ridisegnare da zero l’economia, forzando il collasso come unica soluzione praticabile, perché tanto l’economia crollerà comunque.
I blocchi del 2020 hanno offerto un’anteprima della governance globale. Basta seminare il panico per far approvare, con poche resistenze, agende politiche da horror. Il controllo totalitario attraverso quarantene, vaccini, mascherine e passaporti sanitari, insieme al distanziamento sociale per prevenire disordini e rivolte, hanno abituato il pubblico a ricevere ordini da fonti governative centralizzate. Tutto questo si ripeterà e i governi in bancarotta, nell’imporre l’emergenza, non avranno altra scelta che agire di nuovo all’unisono, seguendo le direttive del Wef che detta le condizioni per poter beneficiare di prestiti e finanziamenti. Tutto ciò che stiamo subendo oggi, dal collasso dell’economia, alla scarsità alimentare, energetica, ai disordini civili e alla guerra in Ucraina è il risultato del Great Reset.
È significativo che, in questo ultimo forum, Schwab – che si vanta di perseguire la missione di migliorare il mondo – non abbia speso una parola per mediare la pace. Invece, ha fatto parlare il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, altro suo accolito, che si è rivolto al Wef con tono aggressivo, chiedendo all’Occidente più miliardi e armi, ricevendo una standing ovation dalla folla del Wef. Il fatto è che Schwab vede nella guerra in Ucraina un potenziale significativo per spingere nuove restrizioni alle libertà e per lanciare nuovi programmi. Anzi, un allargamento del fronte sarebbe ancora più funzionale alla sua folle utopia. Prima, a ostacolarla, c’era stato Trump, di cui l’Occidente è riuscito a sbarazzarsi e imporre, nel 2020, il “burattino” Joe Biden, nuovo presidente degli Stati Uniti, nell’elezione palesemente più scorretta della storia americana. Biden, seguendo le istruzioni di Schwab, ha deliberatamente rovinato la capacità dell’America di essere indipendente dal punto di vista energetico. Nel suo primo giorno in carica ha emesso tre ordini esecutivi: l’approvazione dell’Agenda 2030 ripudiata dal predecessore, la cancellazione del gasdotto Keystone Xl tra Canada e Stati Uniti, e il blocco delle trivellazioni nel suo Paese.
Ora gli ostacoli al Great Reset rimangono Russia e Cina. Schwab è tanto folle da credere che con la Terza guerra mondiale si possano sottomettere queste due potenze. E unire il mondo sotto l’ombrello delle Nazioni Unite, organizzazione che dal conflitto emergerebbe come grande pacificatore. La Terza guerra mondiale potrebbe essere proprio ciò di cui le classi dirigenti occidentali hanno bisogno per coprire il loro default, ridisegnare l’economia e istituire un Governo globale. Sarebbe edificato col sangue, ma sarebbe l’unico modo in cui le élite potrebbero essere sicure di realizzare la loro agenda, senza la minima resistenza da parte della gente comune ridotta in schiavitù.
Aggiornato il 06 giugno 2022 alle ore 10:40