Calo degli abbonati e meno entrate. Voci negative che portano al taglio di 150 posti di lavoro: questo l’annuncio di Netflix. Un portavoce della piattaforma streaming nota: “Come abbiamo spiegato in occasione dei guadagni, il rallentamento della crescita dei ricavi ci costringe a rallentare anche la crescita dei costi. Purtroppo – sottolinea – lasciamo andare circa 150 dipendenti, per lo più statunitensi. Questi cambiamenti sono guidati principalmente da esigenze aziendali piuttosto che da prestazioni individuali, il che li rende particolarmente difficili perché nessuno di noi vuole dire addio a colleghi così grandi. Stiamo lavorando duramente per sostenerli in questa difficile transizione”.
Come riportato dall’Opinione ad aprile, Netflix perde 200mila utenti nei primi tre mesi dell’anno. La stima, inoltre, ne vedrebbe altri due milioni in meno nel primo trimestre. Una prima perdita importante, dal 2011, giustificata con un aumento della concorrenza, la condivisione delle password, un aumento dell’inflazione e il conflitto bellico in Ucraina. Con l’avvento della guerra, va ricordato, Netflix ferma il suo servizio in Russia (persi 700mila abbonati). All’appello mancano pure i 600mila abbonamenti in Canada e negli Stati Uniti per colpa dell’aumento dei prezzi, registrati pure in India e Giappone.
Sempre ad aprile, il titolo della società subisce un calo del 35,1 per cento a 226,19 dollari, il più grande calo in un solo giorno dal 2004. Netflix, così, sta il rivalutando il proprio modello di business, a lungo basato sull’offerta di una grande quantità di contenuti senza pubblicità a un prezzo maggiorato di 15,49 dollari mensili per un abbonamento standard.
Aggiornato il 18 maggio 2022 alle ore 14:03