Un modo efficiente di investire
le proprie risorse finanziarie
La previdenza complementare (secondo pilastro del sistema pensionistico), disciplinata dal Decreto legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005, integra la previdenza di base obbligatoria (il primo pilastro) e ha come obiettivo quello di concorrere ad assicurare al lavoratore, per il futuro, un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico di base. Costruire un fondo pensione complementare oltre ad avere vantaggi in termini di assicurare per il futuro una integrazione alla pensione che sarà sicuramente non in linea con le attuali aspettative, rappresenta anche grandi vantaggi di carattere fiscale.
Cosa diresti oggi se trovassi, in condizioni di mercato a tassi vicini allo zero, un titolo di stato che ti garantisce il 5 per cento annuo netto? Ebbene esiste: si chiama fondo pensione complementare. Proviamo a spiegare in pochi semplici passaggi come si arrivi a determinare tale rendimento. Un lavoratore che versa ad un fondo pensione complementare l’importo di 5mila euro l’anno può godere della deducibilità di tale importo (fino ad un massimo di 5.164 euro l’anno). In altre parole, sull’importo versato al fondo pensione complementare non vengono pagate le imposte.
Questa deduzione permette di avere un risparmio fiscale annuo (con un regime di tassazione massimo del 41 per cento) di 2.050 euro che, al netto dell’imposizione fiscale che il lavoratore avrà all’atto del pensionamento (che andrà dal 15 per cento al 9 per cento), garantirà delle “performance” annue molto vicine al 5 per cento, senza considerare il rendimento dello specifico fondo pensione che, ovviamente, dipende dalla qualità del fondo stesso e dall’ente emittente.
Chi può sottoscrivere un fondo pensione complementare:
– I lavoratori dipendenti, privati e pubblici;
– I soci lavoratori e i lavoratori dipendenti di società cooperative di produzione e lavoro;
– I lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
– Le persone che svolgono lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari;
– I lavoratori con un’altra tipologia di contratto (per esempio, un lavoratore a progetto o occasionale).
Le regole di ingaggio sono particolarmente semplici:
– I versamenti sono deducibili dall’imponibile Irpef fino a 5.164 euro annui;
– Si possono richiedere riscatti parziali in casi specifici dopo 5 anni dall’iscrizione al fondo;
– È possibile riscattare tutte le somme versate per “perdita del requisito” (es. chiusura della partita iva, dimissioni, licenziamento) in qualsiasi momento e anche in caso di invalidità permanente.
E allora, compatibilmente con le disponibilità finanziarie di ognuno, concepire la possibilità di sottoscrivere un fondo pensione complementare può risultare assolutamente una scelta vincente. Piantiamo quindi un seme, innaffiamo con cura di anno in anno e attendiamo che la pianta dia i suoi frutti godendo, nel frattempo, degli indiscutibili vantaggi fiscali. Affidiamoci, anche in questo caso, a professionisti seri che ci possano prendere per mano e accompagnare nel mondo della previdenza complementare tanto affascinate e profittevole, ma altrettanto complesso.
Aggiornato il 05 maggio 2022 alle ore 13:11