La storica organizzazione a difesa del mare Marevivo ha lanciato una nuova e importante campagna con l’obiettivo di monitorare e, laddove possibile, recuperare i rifiuti accumulati sui fondali, che sono più del 90 per cento di tutti quelli presenti in mare. L’iniziativa BlueReporter, promossa con il supporto del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera e la collaborazione di Navionics è stata recentemente presentata all’Eudi Show di Bologna. Attraverso l’app Boating di Navionics – già disponibile per i sistemi Android e iOS – sarà possibile inviare a Marevivo le segnalazioni sulla presenza, la tipologia e la posizione dei rifiuti rilevati. Le funzionalità dell’applicazione sono state illustrate nel dettaglio dai volontari di Marevivo Onlus all’Eudi Show di Bologna, in uno stand dedicato, e da Massimiliano Falleri, responsabile della Divisione Sub, che ha partecipato a diversi appuntamenti all’interno del panel eventi della più importante manifestazione espositiva europea interamente dedicata al mondo della subacquea.
Secondo uno studio recente a cui ha partecipato Alessandro Cau, ricercatore di Ecologia al Dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università di Cagliari, è stato dimostrato che a profondità elevate, oltre i mille metri, spesso la biomassa pescata con lo strascico (pesci, crostacei, molluschi) è uguale o inferiore a quella dei rifiuti. Come dire che a certe profondità ci sono più rifiuti che pesci. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica Environmental Research Letters all’interno di un articolo relativo alla problematica dei rifiuti depositati sul fondo dei mari a livello globale e segue a distanza di due anni – e dopo ricerche specifiche approfondite – l’importante workshop sul tema organizzato a Bremerhaven (Germania) dal Joint Research Center della Commissione europea e l’Alfred Wegener-Institut.
Lo studio indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terraferma. Secondo gli esperti questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi trent’anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate. In questo, l’Italia detiene il triste primato del fondale con la più grande densità di rifiuti al mondo nello Stretto di Messina, in cui in alcuni punti si raggiunge addirittura il milione di oggetti per chilometro quadrato.
Salvare il mare con la tecnologia e l’innovazione delle applicazioni è possibile e diviene anche una modalità di coinvolgimento della cittadinanza. D’altronde, il monitoraggio è un campo nel quale le tecnologie possono davvero aiutare a comprendere meglio le fonti, i tipi, i potenziali percorsi e le tendenze temporali dei rifiuti marini, esplorando zone che sarebbero comunque precluse all’azione umana. Nel corso degli ultimi anni, numerosi ricercatori sono impegnati nello sviluppo di algoritmi che possano riconoscere (ed eventualmente raccogliere) una ampia gamma di rifiuti, anche molto deteriorati. Come la misura dei quantitativi di microplastiche nei sedimenti, che rappresenta una frontiera del monitoraggio delle plastiche in mare, rispetto alla quale è possibile immaginare di raggiungere risultati significativi anche solo attraverso l’uso delle nuove tecnologie. L’innovazione e la digitalizzazione possono salvare il mare.
Aggiornato il 27 aprile 2022 alle ore 16:08