Il petrolio è in calo a causa della domanda cinese. Pechino sconta l’aggravarsi della situazione del Covid-19. Il lockdown stretto è stato imposto in alcune grandi città, fra cui Shangai. Il contraccolpo economico è inevitabile. Il Wti del Texas arretra del 2 per cento a 96,2 dollari al barile mentre il Brent perde l’1,6 per cento a 101,1. Le Borse cinese chiudono la seduta ai minimi intraday con pesanti perdite tra i timori sull’ondata di Covid-19 concentrata su Shanghai e i dati sui prezzi al dettaglio (+1,5 per cento) e alla produzione (+8,3 per cento) di marzo, risultati più alti delle attese a causa della guerra in Ucraina e dei lockdown che stanno provocando problemi alle forniture ad ampio raggio e alla produzione: l’indice Composite di Shanghai che il 2,61 per cento, a 3.167,13 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 3,33 per cento, scivolando a 2.011,45.
Frattanto, la metropoli meridionale di Guangzhou sta implementando una serie di restrizioni e la Cina sta lottando per fermare la diffusione della variante altamente infettiva Omicron. In questo scenario, gli analisti petroliferi stanno continuando a tagliare le loro previsioni sulla domanda di petrolio. I Paesi membri dell’Agenzia internazionale per l’energia rilasceranno 60 milioni di barili nei prossimi sei mesi, con gli Stati Uniti che già avevano annunciato il rilascio di 180 milioni di barili a marzo. Le mosse mirano a compensare una carenza di greggio russo dopo che Mosca è stata colpita da pesanti sanzioni in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Aggiornato il 11 aprile 2022 alle ore 17:57