Il fantasma degli “Extraprofitti”

Tutti a caccia di extraprofitti. La Commissione europea, nella comunicazione sui prezzi dell’energia, apre all’ipotesi di tasse straordinarie sulle imprese che stanno beneficiando dei rincari. Lo fa anche con la speranza di dettare alcuni principi comuni, come la transitorietà e la non-retroattività di queste misure. Ma ormai i buoi sono scappati: almeno quattro Paesi sono già intervenuti in modo disordinato (Spagna, Francia, Italia e Romania) e tutti hanno già fatto una parziale marcia indietro. Il fatto è che gli extraprofitti sono come l’araba fenice: che ci siano ciascun lo dice, dove siano nessun lo sa.

Come si fa a tracciare la linea che separa i profitti leciti da quelli eccezionali? Dove sta la misura del “giusto” profitto? Una possibile risposta è che sono “extra” quei profitti che derivano da condotte anticompetitive o illecite. Ma tali comportamenti sono ben codificati e già oggi vengono perseguiti e sanzionati: a far giustizia non sarà certo un balzello in più, ma la puntuale applicazione delle norme antitrust. Al contrario, quello di cui oggi si parla è il rally delle commodity che dipende in gran parte dai cosiddetti fondamentali, cioè dalle condizioni oggettive di domanda e offerta. E, per il resto, dalle incertezze create dalla guerra e dalle possibili sanzioni contro la Russia.

Tra l’altro, è chiaro a tutti che la soluzione di lungo termine all’attuale crisi energetica sta negli investimenti: serve aumentare l’offerta di energia (fossile e rinnovabile) e occorre stimolare l’efficienza energetica. La funzione economica dei prezzi record è proprio questa: attirare offerta addizionale con la promessa di grandi utili e indurre i consumatori a limitare la domanda per risparmiare. Se i profitti vengono limitati la promessa diventa non più credibile; se il gettito è usato per mitigare gli aumenti sparisce l’incentivo alla continenza. Insomma, poche politiche sono tanto dannose come quella di inseguire con la mannaia fiscale dei profitti che non solo non sono illeciti, ma che sono essenziali al mercato per ritrovare l’equilibrio perduto.

(*) Direttore Studi e Ricerche Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 21 marzo 2022 alle ore 12:34