Le Borse Valori e la guerra in Ucraina

La Borsa valori è l’unico mercato che si avvicina al modello teorico della concorrenza perfetta. Le quotazioni dei valori mobiliari (azioni e obbligazioni) e delle divise (monete estere convertibili) sono determinate dalla domanda e dall’offerta di titoli. Da quando si è abbandonato il “mercato alle grida”, luogo fisico dove avvenivano le contrattazioni tra gli agenti di borsa e che è stato sostituito con il mercato telematico delle negoziazioni, è quasi impossibile condizionare le quotazioni. Sul mercato telematico i prezzi subiscono continue oscillazioni durante la giornata perché le quotazioni non hanno soluzione di continuità nelle 24 ore.

Le contrattazioni iniziano alla Borsa valori di Sidney e si chiudono alla borsa di New York. Chi vuole vendere un titolo inserisce sul suo terminale il prezzo e, se incontra un ordine di acquisto, il contratto si perfeziona. Il pagamento avviene in simultanea mediante accredito sul conto del venditore e l’addebito sul conto del compratore. Le quotazioni scontano le aspettative sull’economia: se le prospettive a breve e medio termine dell’economia sono negative gli indici di borsa anticipano il trend e viceversa. Gli investitori di borsa operano anticipando gli eventi. La guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni economiche e finanziarie applicate contro la Federazione russa hanno causato perdite maggiori nelle borse europee rispetto alla borsa degli Stati Uniti.

Gli Usa infatti sono meno esposti agli scambi commerciali e alla dipendenza energetica e, quindi, stando subendo meno gli effetti negativi della guerra e delle sanzioni. Gli operatori di borsa professionali hanno valutato che il maggiore impatto negativo dal punto di vista economico lo subirà l’Europa e, in particolare, l’Italia e la Germania che sono i principali partner commerciali della Russia. I mercati finanziari raramente sbagliano. Prepariamoci a un periodo di instabilità delle borse valori, a tassi d’inflazione che ci eravamo dimenticati e a un forte rallentamento dell’economia che si tradurrà in una contrazione delle aspettative di crescita del Pil. Saremo fortunati se non ritorneremo alla stagflazione di antica memoria. L’unica speranza per tutti è un onorevole accordo tra le parti in conflitto.

Aggiornato il 15 marzo 2022 alle ore 10:48