Ci stiamo avviando verso una nuova austerity?

Le quotazioni del petrolio nelle borse merci internazionali stanno raggiungendo dei valori attualizzati prossimi ai prezzi di quello che fu definito lo shock petrolifero del 1973. Le cifre del barile di greggio (unità di misura utilizzata nelle borse merci) si quintuplicarono in poche settimane. La causa scatenante della più grave crisi energetica del dopoguerra del Ventesimo secolo fu innescata dal conflitto arabo-israeliano (guerra del Kippur). Gli Stati produttori di petrolio, riuniti nell’organizzazione oligopolistica Opec, bloccarono le esportazioni verso i Paesi che appoggiavano Israele.

Le conseguenze furono drammatiche per le imprese industriali del mondo occidentale. Il costo eccessivo del barile di petrolio utilizzato per la produzione di energia elettrica costrinse alla chiusura le imprese più fragili ed energivore. Molte attività decotte furono tenute artificialmente in vita dalla controllata dell’Iri, la Gepi-Società per la gestione e partecipazioni industriali, società pubblica costituita per il salvataggio delle imprese in crisi, con l’obiettivo di ristrutturarle e venderle sul mercato cercando di salvaguardare l’occupazione.

Il ricorso al denaro pubblico per il salvataggio di imprese tecnicamente fallite contribuì all’esplosione del debito pubblico anche per il massiccio ricorso alla Cassa integrazione ordinaria e straordinaria. In quel periodo, il debito pubblico italiano, rispetto al Pil, era intorno al 50 per cento. Il Governo di Mariano Rumor emanò il decretoausterity” che comprendeva una serie di interventi per il contenimento e il risparmio di energia elettrica. Venne ridotta l’illuminazione pubblica, introdotto il divieto di utilizzo delle auto nei giorni festivi e, per tutto l’anno successivo all’emanazione del decreto, si poteva usare la macchina alternando le targhe pari e dispari, in seguito strumento utilizzato per contenere l’impatto sulle emissioni di Co2.

La crescita esponenziale del prezzo del barile indusse le compagnie petrolifere del mondo occidentale a ricercare nuovi giacimenti petroliferi, con particolare riferimento nel Mare del Nord dove la Norvegia scoprì un immenso giacimento. La nuova produzione di petrolio contribuì a calmierare i prezzi. L’esigenza di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e dell’Europa dalla Federazione Russa porterà a nuove esplorazioni? Tornerà l’austerity? La storia si ripete!

Aggiornato il 09 marzo 2022 alle ore 10:21