In una economia di mercato il prezzo di un bene o di un servizio dipende dalla legge della domanda e dell’offerta. Maggiore è la domanda più alto sarà il prezzo richiesto al consumatore e viceversa. In un mercato dove esistono molti operatori nessuno sarà in grado di influenzare il prezzo (concorrenza perfetta) a differenza dei mercati oligopolistici e monopolistici. Della concorrenza ne beneficiano, è un assioma, sempre i consumatori. Per gli operatori del settore dell’industria balneare nulla osta alla messa a gara di nuove concessioni da parte degli Enti Locali per l’assegnazione delle spiagge del Demanio dello Stato. Sono tutt’altro che contrari alla concorrenza tra i gestori degli stabilimenti. Saranno vincenti quelle imprese che sapranno catturare clienti offrendo servizi di qualità a costi accessibili. Il dominus sarà l’utente che potrà scegliere la struttura che soddisfa le sue esigenze sia essa una spiaggia libera che una struttura balneare. Le coste italiane misurano complessivamente oltre 7.400 chilometri. Non è certamente un “bene limitato” e quindi ci sarebbe spazio per una moltitudine di imprenditori, compresi quelli provenienti da paesi appartenenti all’Unione europea.
Ciò detto, qual è la motivazione vera dell’accanimento di alcune forze politiche e di amministratori locali verso gli attuali concessionari di beni demaniali? La “ragione” è prettamente ideologica. Gli avversari dei gestori degli impianti non sono i clienti ma movimenti politici e i cosiddetti ecologisti che vogliono solo spiagge libere. Sono gli stessi contrari a tutto: Tav, Tap, Nucleare pulito, Industria in nome di un ecologismo che sta contribuendo alla distruzione di ampi settori dell’economia italiana. Chi vieta loro di scegliere le spiagge libere? Lasciando, a chi lo desidera di usufruire di strutture attrezzate della balneazione, pagando per loro scelta i servizi offerti dai gestori? Gli stabilimenti balneari, oltre a produrre ricchezza, occupazione, imposte, tasse e contributi sociali, sono presidi contro il degrado e l’incuria delle amministrazioni locali. Corrispondono canoni demaniali che devono ammortizzare con i ricavi di pochi mesi di attività. Altra motivazione addotta contro gli operatori del settore è la presunta esiguità dei canoni demaniali.
In realtà, mi riferisco al lido di Roma, i canoni demaniali sono così significativi che spesso i concessionari per ottemperare al pagamento sono costretti a chiedere prestiti finalizzati alle banche che quando li concedono richiedono il rientro del finanziamento in pochi mesi che viene rimborsato nei mesi di attività. Quali banche sono disposte a finanziare imprese che vivono da anni nell’assoluta precarietà? Un eventuale aumento del canone di concessione giova alla concorrenza tra gli operatori o serve ancora una volta ad incrementare le entrate dell’erario dello Stato? Ad un incremento del canone il maggior costo sostenuto dall’impresa sarà pagato dagli utenti degli stabilimenti. I gestori, per ragioni economiche, costi e ricavi, dovranno obtorto collo aumentare i prezzi dei loro servizi.
Aggiornato il 17 febbraio 2022 alle ore 10:49