In questi ultimi mesi, la questione nucleare, sembra essersi riaccesa. Ricordo da sempre il mio interesse, sin dal Referendum, ed il mio voto a favore di questa tecnologia. Qualche anno più tardi, in qualità di segretario nazionale dei Verdi, (prima ancora Verdi Liberaldemocratici) ho sperato e pensato che, nonostante il no al Referendum, sarebbe stata una scelta saggia continuare ad investire nella ricerca, per il principio di ”Serendipity”! Una tecnologia che non poteva non avere conseguenze in vari ambiti, sia economici, che di sviluppo, e, geopolitici. Non è un caso che solo le grandi superpotenze sono dotate di questa tecnologia e, le sole, ad avere anche in politica estera, una loro autonomia, ed, ammesse a pieno titolo, nel Consiglio nazionale di sicurezza dell’Onu. D’altro canto, non mi era certo sfuggito che l’Italia, pur sconfitta nella Seconda guerra mondiale, era entrata a far parte del Progetto Euratom, anche, e soprattutto, per il valore in ambito scientifico di alcuni nostri studiosi. Pertanto l’Italia, pur perdente e smilitarizzata, pur se posta sotto il controllo di quegli Stati, usciti vincenti dalla Seconda guerra mondiale, era riuscita a sviluppare, nonostante tutto, studi sul nucleare e progetti, anche se solo a scopo civile! Una opportunità, che, non siamo riusciti a sfruttare al meglio! Sin dagli anni Cinquanta, l’Italia, la Francia e la Germania, anche a seguito della profonda delusione, per l’atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti, a seguito della crisi di Ungheria, per la soluzione del Canale di Suez, ritennero fosse opportuno dotarsi di propri armamenti nucleari. Ma il trattato tra Francia, Germania ed Italia fallì per diversi motivi. In primis, il successo di De Gaulle in Francia, che spinse verso la fine degli anni Sessanta, per il solo nucleare di matrice francese, anche se vi fu inizialmente un certo corteggiamento con l’Italia. Ma vi erano ben altre questioni delicate, sia per certi equilibri con gli Stati Uniti, ma, forse, più di ogni altro, è che, nel trattato, nessuno pensò di affrontare quale istituzione, o soggetto, avrebbe dovuto prendersi carico della gestione di questa arma nucleare, stabilendo regole certe e condivise!
Oggi, con la crisi dell’Afghanistan ed il cambio di fronte degli Usa nello scacchiere internazionale, ci troviamo probabilmente in una situazione molto più delicata, con alcune analogie, che deve far riflettere, ed in questa direzione possono vedersi i nuovi trattati sottoscritti di recente tra la Francia e la Germania, e la Francia e l’Italia di cui parleremo successivamente. Una premessa è doverosa. Ho militato e frequentato il mondo verde e conosco la loro galassia. Molti ex sessantottini, pacifisti, antinuclearisti, senza una precisa identità e colore, hanno animato la vita politica di quegli anni, tutti accomunati da visioni utopistiche ed irrealizzabili, perché, come ben sapevano i Romani, ”Si vis pacem, para bellum”! La loro bandiera, lo spirito che li animava, era il rifiuto delle armi e la corsa agli armamenti, ancora memori delle pesanti conseguenze, delle bombe atomiche lanciate sul Giappone. Come dare loro torto! Se la premessa del loro ragionamento era condivisibile, non lo era il metodo. In qualche modo, questa magmatica marea di persone era affine e portatrice di quella protesta, senza un programma preciso, con molte analogie, con gli odierni cinque stelle! Questo movimento, senza una apparente identità, inizialmente di varie matrici, laico, liberali ed ambientaliste è stato “okkupato, in un certo periodo storico. Penetrato e soggiogato” da personaggi di estrema sinistra. Il comunismo, a metà anni Ottanta, annaspava ed in crisi, e da lì a pochi anni, ci sarebbe stato il crollo del muro di Berlino, pertanto la crisi di tale ideologia era già nell’aria. Dunque consapevoli di avere i giorni contati, molti personaggi di estrema sinistra capirono che era opportuno trovare un nuovo contenitore. In un famoso congresso tenutosi a Finale Ligure, alcuni personaggi, fortemente politicizzati, senza alcuna cultura e matrice ambientalista, finirono con “l’okkupare” il movimento Verde! Non a caso il senatore Giulio Andreotti, sempre con quel suo fare sottile, li definì “Verdi fuori, ma Rossi dentro”!
Se il No al nucleare, per fini bellici, era condivisibile, non lo era per fini civili e la sua rinuncia doveva e poteva esserlo, se fosse stata unanimemente condivisa, da tutte le potenze in campo! Il risultato di questa camaleontica trasformazion, è stato un movimento “verde”, la cui matrice era post comunista e non certo “ambientalista”. Non a caso, privi di qualsiasi cultura di governo, perché da sempre all’opposizione, sposarono campagne demagogiche e giustizialiste e di sola protesta! Tornando al nucleare, la Francia ad inizio anni Ottanta, aveva fortemente accelerato, realizzando numerose centrali ai nostri confini. Allo stesso modo la Germania, la Svizzera, il Belgio, l’Olanda. Dunque se l’Europa scelse il nucleare, l’Italia, prima della classe, e tra i fondatori dell’Euratom, con una centrale che ha fatto scuola e destato grandi interessi scientifici in breve tempo, si ritrovò fuori dai giochi! Non si capisce però, con quale senno gli italiani abbiano rinunciato al nucleare, se confiniamo ovunque, con tantissime centrali! Di certo è che la Francia, finalmente, dopo il nostro No al nucleare, riuscì a portare a segno un risultato impensabile fino a qualche anno prima! In qualche modo, mi sono sempre chiesto se la scellerata scelta referendaria non fosse stata la premessa, per testare nuove forme di colonialismo, e di penetrazione di nuovi mercati, ed il nostro Paese la cavia prescelta! In fondo, il nostro Paese, era già stato oggetto di diversi esperimenti, per tenere sotto controllo le sue politiche! Se Chicco Testa, presidente di Legambiente e deputato del Pci, fu determinante nella battaglia contro il nucleare, lo stesso non si oppose minimamente quando fummo costretti ad acquistare dalla Francia quello stesso nucleare che avremmo potuto produrre in casa, con immensi sforzi e ricerche, dell’ammontare di circa una finanziaria!
Dunque, il nostro nucleare, prodotto con le nostre centrali, era da evitare, ma, lo stesso, prodotto dai francesi ed importato a caro prezzo, era irrinunciabile, con conseguenze di non poco conto, sia per quanto riguarda il costo del lavoro, a causa dell’aumento delle bollette, e geopolitico, a causa della dipendenza energetica che questa scelta scellerata comportava! La Francia, con il No del nucleare in Italia, ha ottenuto vantaggi inimmaginabili. In qualche modo aveva monetizzato ed incassato, forse con una lezione, magari anche meritata, non fosse altro per le nostre ondivaghe politiche, che abbiamo sempre mantenuto, nonostante avessero tentato, sin dagli anni cinquanta, di coinvolgerci come partner! Non a caso, contestualmente, è iniziata la penetrazione sistematica nella nostra economia con l’acquisto da parte dei francesi, di Bnl, Edison, Parmalat, Telecom, solo per fare un esempio! Lo sforzo di personaggi come Mattei, e tanti altri, impegnati a rendere indipendente il nostro Paese energeticamente, in un solo giorno, venne meno, grazie al Referendum ed ai suoi leader post sessantottini, ma non tutti, in quanto, ad onor del vero, una parte del Partito comunista, non riteneva utile, cavalcare questa deriva referendaria! Lo stesso De Gasperi fu costretto a dimettersi a seguito di una campagna del fango condotta da diversi giornali, al soldo di potentati stranieri, per aver fortemente voluto la nascita dell’Eni, che entrava in conflitto con alcuni Paesi fortemente colonialisti che avevano interessi energetici, nelle stesse aree diventate poi di nostra influenza!
Qualche anno dopo, per pura causalità, forse anche ai proventi che il nostro Paese versava annualmente per rifornirsi di energia, prodotta con il nucleare francese, pari ad una finanziaria, i nostri amici d’oltre alpe inizieranno ad acquistare tanti, tantissimi gioielli di famiglia e penetrare nel mercato italiano! Il nostro Paese, nel frattempo, si ritrovò con il costo dell’energia tra i più cari, e poco competitivo, per i costi energetici che si abbattevano sulle nostre imprese. In più, con l’enorme problema di dover riconvertire le centrali nucleari. Ho sempre avuto la sensazione che la campagna anti nuclearista avesse sui media e nella comunicazione una imponente e massiccia presenza, che ritengo inspiegabile, e non sarei stupito se non fosse stata sapientemente alimentata e foraggiata! Non pochi erano interessati ad indebolire il Paese Italia, ben sapendo che se avessimo ottenuto una totale indipendenza energetica, che tanti nel passato come Mattei avevano cercato di realizzare, avremmo potuto giocare tutto un altro ruolo? A tal fine, in quegli anni, osservavo incuriosito i rapporti tra certi sessantottini e le politiche di Mitterand. Una ingerenza, che la Francia ebbe, nella nostra politica italiana, che non può essere spiegata e compresa se non, forse, analizzando certi contesti e cercando di darci delle risposte. Facendo un esempio, solo recentemente la Francia ha arrestato ad aprile 2021 Marina Petrella, ex membro delle “Brigate rosse” e colonna portante delle Br romane, garantendone, per quasi venti anni, asilo politico! Ma molti sono stati i brigatisti che hanno trovato rifugio in Francia, tra i più noti Toni Negri, Cesare Battisti, Paolo Persichetti, Oreste Scalzone, Sergio Tornaghi. Questo lo dobbiamo alla dottrina di Mitterand, ex presidente della Repubblica Francese, che nel 1985 negò l’estradizione, in particolare, a tanti italiani, ricercati per atti di natura violenta ma di ispirazione politica, purché tali azioni non fossero dirette contro lo Stato francese! Considero, ancora oggi, tale atteggiamento di uno stato europeo, e nostro alleato, di estrema gravità, che non poteva non avere conseguenze politiche, ma che abbiamo tollerato. Prima o poi certi archivi verranno aperti e le risposte non tarderanno ad arrivare ma, in tale scenario, avremmo potuto forse giocare tutt’altra partita? Troppi documenti emersi, negli anni, dimostrano come in questo Paese, hanno operato diverse forze, anche e soprattutto con sponde interne, per destabilizzare la nostra politica, senza pagarne le conseguenze, anzi spesso ottenendo solo riconoscimenti e carriere.
“La dottrina Mitterrand, traeva spunto da una pretesa superiorità della legislazione francese sulle altre legislazioni europee, in tema di diritti umani”! Tale principio, non era analogamente estendibile però nel caso inverso, e dunque non si applicava nel caso in cui, ad esempio, si fosse attentato in qualsiasi modo alla democrazia francese. È proprio il caso di dire viva la France, viva la Liberté, Égalité, Fraternité. La domanda che sorge legittima, è, “che rapporto c’è stato tra questi personaggi, vicini ad una certa sinistra, e signori come Boato, e, Ronchi, che penetrarono la componente verde e conversero a favore di una scelta anti nuclearista? Boato, noto sessantottino che fondò Lotta Continua, confluito poi in Democrazia Proletaria con Adriano Sofri. Altresì, di non poco conto, sarebbe utile affrontare, e comprendere, quale rapporto ci sia stato tra Toni Negri e Corrado Simioni, rappresentati di quella sinistra extra parlamentare, solo per fare qualche esempio, ed il Circolo Hyperion, nota scuola di lingue fondata nel 1977 a Parigi. Scuola, che è stata sospettata, essere il centro, di indirizzo, e gestione di diversi servizi segreti! L’8 settembre 1969, Corrado Simioni, espulso dal Psi per indegnità morale, fondò a Milano insieme a Renato Curcio il collettivo politico milanese che teorizzava lo scontro armato, nucleo ritenuto progenitore delle Brigate Rosse. Craxi in più occasioni accennò ad un grande vecchio, riferendosi appunto a Simioni, ed accusato in seguito ad inizi anni ‘90, da Silvano Larini del Psi, di essere al centro di una azione contro Craxi, che sfociò in mani pulite! La domanda è la seguente: “come mai questa scuola, con sede a Parigi, annoverava tra i fondatori, personaggi di spicco, come Renato Curcio, Renato Franceschini e Mario Moretti, noti esponenti delle Brigate Rosse”? Come mai questa scuola, poco prima del rapimento Moro, era ubicata in un ufficio di rappresentanza a Roma, in Via Nicotera 26, nel medesimo stabile dove risulta ci fossero alcune società coperte del Sismi? Ma la domanda che intendo porre, è, chi ha finanziato le campagne anti nucleari, dei verdi del sole che ride, che hanno bombardato il Paese, con un messaggio unico? Campagne terroristiche, portate avanti con ogni mezzo, sull’onda di Chernobyl, senza badare a spese, che condussero, ad una vittoria schiacciante, un movimento “verde”, appena nato. Ma, con quali risorse? Come, una nascente formazione, senza alcun finanziamento pubblico, ha potuto monopolizzare l’intera informazione, e, programmare costosissime campagne di comunicazione?
Perché mai il presidente di Legambiente, Chicco Testa, “folgorato sulla via di Damasco”, promotore del referendum anti nucleare, oggi è passato dall’altra parte della barriera ed è oggi, nuclearista convinto? È possibile e verosimile una simile conversione, e su quali presupposti, soprattutto senza pagarne le conseguenze, considerando che questo signore, ancora oggi, è, determinante politicamente nel settore energetico? Quale attendibilità può avere un personaggio come Chicco Testa, considerando le gravi implicazioni politiche, economiche, e, geopolitiche, che sono succedutesi a certe scelte? Anche Moore, fondatore di Greenpeace, in data diciannove aprile duemilasei, ha rivisto la sua posizione sul nucleare, dichiarando quanto segue: “All’inizio, nei primi anni Settanta, esordisce Moore, pensavo al nucleare come qualcosa di terribile, ma, a distanza di trent’anni il mio punto di vista è cambiato, poiché ritengo che il nucleare potrebbe essere la sola fonte energetica in grado di salvare il nostro pianeta dal disastro. Ritengo pertanto che il no al nucleare è stato un grosso errore. Il carbone è responsabile dell’effetto serra nel nostro pianeta, il gas è troppo costoso, ed è una energia che non durerà per sempre, impianti eolici e solari offrono una erogazione intermittente e scarsamente prevedibile. Il nucleare oltre a costare poco è ad oggi l’unica energia pulita ed economica. Siamo stati contagiati dal terrore, ma, non avevamo elementi a sufficienza per una analisi obiettiva. Per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie radioattive, continua Moore, queste vengono impropriamente definite scorie ma, in realtà, sono combustibili nucleari che dopo essere stati utilizzati per un ciclo al 95 per cento dell’energia potenziale, possono essere riutilizzate per un nuovo ciclo e quindi smaltite”.
Fatte queste premesse, una certezza. Abbiamo rinunciato ad anni di studi, di ricerche, di sacrifici, di investimenti e non possiamo nascondere che, per il nostro Paese, sarebbe stato determinante dotarsi di una autentica politica energetica. Soprattutto, non potevamo rinunciare al nucleare, noi, unico Paese tra i fondatori dell’Euratom, senza che gli altri Stati europei, facessero la stessa scelta! Indipendenza energetica, che il buon Enrico Mattei, aveva tentato di portare avanti, in tutti i modi, pagando con la sua vita, tali iniziative, fortemente invise in ambiti internazionali. Mattei, che cercò rapporti e contatti con vari Paesi, dall’Iran, alla Russia a molti Paesi del Nord Africa, per rendere l’Italia libera sotto il profilo energetico. Mattei, che finanziò l’Algeria, cercando di contrastare i sogni imperialisti dei francesi (fonte Limes rivista di Geopolitica, articolo pubblicato l’11 luglio 2019), che da sempre nutrivano un forte interesse per i suoi giacimenti petroliferi. Non è un caso, che, di recente, alcune inchieste hanno riportato all’attenzione pubblica, una lettera “dell’Organisation de l’Armee secrete”. Una lettera di minaccia, recapitata al presidente dell’Eni, in Via Tevere, la sera del 25 luglio 1961, proveniente da una nota forza clandestina francese, operante in Algeria per impedirne l’indipendenza, che perpetrò assassini ed omicidi di ogni tipo! E forse questo filo, potrebbe essere parte, ed in qualche modo connesso, con quanto occorso nel 2011, con la sortita di Nicolas Sarkozy e l’intervento in Libia, come possiamo supporre a seguito della declassificazione di circa 3000 email, dell’ex segretario di Stato americano Hilary Clinton, diffuse nel 2016. Email, dalle quali emerge, che, non per fini umanitari, ma, meramente di interessi economici, e, geopolitici, si armarono certe azioni! Azioni che hanno avuto, probabilmente, pesanti ricadute e conseguenze per il nostro Paese, sia sul piano politico che economico. Come sempre, i veri interessi in campo, erano approvvigionamenti petroliferi, ed, indipendenza energetica, e, non di certo azioni umanitarie!
Senza energia non c’è futuro, tutto il resto non conta! Senza energia soprattutto “non c’è e non ci sarà mai pace”! Pertanto una cosa è certa, l’indipendenza energetica di un Paese è strettamente connessa ad interessi economici e di sviluppo, che sono preminenti e strategici, secondi a nessuno! Inoltre, chiunque sia una persona di buona fede, non può non essere convinta, che, quanto prima, il mondo arriverà ad una soluzione energetica, e, quando questo sarà possibile, quanto prima avremo minori tensioni, e, possibilità di pace, prosperità e sviluppo! È interessante osservare, come altri Paesi, siano riusciti a posporre la grana Chernobyl, e, cavalcandone l’onda emozionale che ne è derivata, semplicemente rinviando ad altra data, l’abbandono ed il disuso delle loro centrali, sin dalla fine degli anni Ottanta. Di recente, la Germania ha chiuso un accordo economico, per chiudere entro il 2022, tutte le centrali. Il risarcimento deciso, per le industrie coinvolte, ammonta a 2.428 miliardi di euro. Risarcimento scaturito, a seguito delle numerose controversie legali, successive alla decisione di abbandonare il nucleare a favore delle seguenti società, la Rwe, Vattenfall,EnBW–Eon, PreussenElektra. Nel 2020, il Bundestag tedesco, ha approvato una legge, e, si è impegnato entro il 2030 a produrre il 65 per cento con le rinnovabili, e, zero Co2, entro il 2050! Ma, è proprio vero che la Germania, ed altri Paesi, sarebbero in procinto di abbandonare il nucleare? Ebbene, ben altri sono gli scenari! L’Italia, pur avendo abbandonato le ricerche entro i suoi confini, è, per nostra fortuna, in prima fila con il Dtt, il Tokamak made in Italy, sviluppato nei laboratori dell’Enea, mentre a Frascati, si lavora per la realizzazione del centro per lo studio e la fusione nucleare. Dunque, non tutto è perduto. Il governo Inglese, ha finanziato un progetto, con circa 220 milioni di sterline. La Germania, pur avendo chiuso un accordo transattivo per la chiusura delle vecchie centrali nucleari, è impegnata per il nucleare di nuova generazione, finanziato al venti per cento dall’Europa per il suo Wendelstein 7 Stellarator. La Francia per il 2025 ha programmato l’accensione ”dell’International Thermonuclear experimental reactor” nel centro di ricerca di Cadarache in Provenza.
Cfs, spin off del Mit, di cui Eni è principale azionista dal 2018, ha condotto il primo test al mondo del magnete, con tecnologia superconduttiva “Hts”. Ebbene, con una bottiglietta di acqua, si potrà alimentare una centrale da 150-200 Mw. Saranno impianti di nuova generazione, sicuri, efficienti, e, con una forte riduzione dei costi. Eni, è anche partner insieme ad Enea del progetto Tokamac. Dunque l’Italia è stata costretta ad investire con le sue società all’estero, ma, così facendo non ha fortunatamente rinunciato alla ricerca ed allo sviluppo, nel settore dell’energia nucleare! Questa è, almeno, una buona notizia! Ma, non ci sono solo i governi. Sono molte le società private, che, stanno investendo nel nucleare. La canadese General Fusion, con alle spalle il patron di Amazon, Jeff Besos e la stessa Microsoft. La Tae technologies ha raggiunto la raccolta di primi 700 milioni, finanziata dalla Goldman Sachs, e, molti altri. Per capire il futuro, ed affrontare la paura del nucleare, è fondamentale fare chiarezza, senza nasconderci come gli struzzi. Dunque è d’obbligo un passo indietro, cercando di capire quali sono stati i diversi interessi in campo, e, fare chiarezza su diverse vicende, meno note al grande pubblico, riavvolgendo il nastro, fino agli inizi degli anni cinquanta. Non tutti sanno che l’Italia, in quegli anni, sorprese il mondo intero con una scoperta unica, il reattore nucleare Ci.Re.Ne. Pur uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale, ancora politicamente instabile, ed ovviamente sotto il controllo delle super potenze vittoriose del conflitto, non a caso era stata smilitarizzata, dunque, giammai avrebbe potuto avviare delle ricerche sul nucleare, appannaggio solo delle superpotenze vincitrici, ma, ecco, che, la storia incontra sulla strada, il genio italiano.
Tre ricercatori italiani, Mario Silvestri, Carlo Salvetti e Giorgio Salvini, appoggiati da Vittorio de Biasi, consigliere delegato della Edison e dal professor Giuseppe Bolla, professore ordinario alla Facoltà di Fisica dell’Ateneo milanese, coinvolgono Fiat, ed altri produttori di elettricità, come Montecatini e Sade. Da questo raggruppamento nasce nel novembre del 1946 il Centro Informazioni Studi ed esperienze, ovvero il Cise, a cui aderiranno successivamente Pirelli, Falck, Terni e Comune di Milano. Inoltre, verranno acquisite le consulenze, di diversi fisici dell’Università della Sapienza, tra cui Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini, e, Bruno Ferretti, che avevano lavorato con Enrico Fermi. Nel frattempo gli Usa, nel 1955 promuoveranno, la prima conferenza internazionale sugli usi pacifici dell’atomo dal titolo “Atomo per la pace” avendo ben compreso, che, non potevano impedire ricerche di altri Paesi in tal senso, e, ponendosi, come obiettivo non dichiarato, di acquisire, una leadership, sul piano tecnologico ed industriale! In Italia, la ricerca sul nucleare, viene affidata, subito dopo la conferenza promossa dagli USA, al Cnrn, “Comitato nazionale per le ricerche nucleari, che sposerà la politica americana emersa nella conferenza “Atomi per la pace”, acquistando il primo reattore americano, sviluppato all’Argonne National Laboratory, in costruzione ad Ispra, presso Varese. Le differenze, e, le strategie tra il Cnrn, ed il Cise con il progetto Ci.Re.Ne, non saranno di poco conto, sia sotto l’aspetto politico, geopolitico ed economico. Il Cnrn, dipendeva totalmente dal know out della ricerca, e, sviluppo nel nucleare dall’industria americana, acquistando i suoi reattori, e, l’uranio arricchito. Dunque nei fatti, significava una totale dipendenza dagli Stati Uniti, mentre il Cise, puntava ad un totale affrancamento, con un suo progetto unico ed indipendente.
Nel 1959, il centro di Ispra viene ceduto alla Comunità atomica europea (Cea), mentre il Comitato nazionale per l’energia nucleare (Cnen), trasformatosi in Cnrn, viene spostato al centro ricerche della Casaccia, vicino Roma. Ma perché il Cise, ottenne un così grande successo? Perché, rappresentò senza dubbio per l’Italia, una opportunità unica, che, abbiamo saputo con delirio, tralasciare? Il problema, di fondo, alla base, era uno, e, non secondario! L’Italia, era uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale, e, per produrre energia nucleare, doveva ricorrere al processo di arricchimento dell’uranio. Tale percorso le era precluso, poiché tale processo, propedeutico alla costruzione di armi nucleari! Per questo motivo, sono concorsi tanti fattori esterni, che, hanno avuto un ruolo, e ne siamo certi, non secondario, per bloccare, fino al Referendum, una scommessa che ha avuto in tanti personaggi politici, e non, della nostra storia, dei rappresentanti, o meglio dei visionari di grande spessore e lungimiranza! Ma, nonostante tutto, il genio di alcuni talentuosi ingegneri italiani, emerse con il Ci.Re.Ne, spiazzando l’intera comunità internazionale, con un brevetto unico. Brevetto che contrastava, e, confliggeva con la tecnologia americana, in quanto, intenzione di questi ultimi, era di vendere i loro reattori ed il loro uranio arricchito e continuare a giocare un ruolo di attori primari nel palcoscenico internazionale! Ci.Re.Ne, era un evidente ostacolo a tali politiche, e, fu boicottato in ogni modo. Ci.Re.Ne rappresentava un prodotto competitivo, alternativo, rispetto alle filiere americane, non solo sul mercato interno, ma, anche su quello estero! Ma, in cosa era unico il progetto Ci.Re.Ne? Ebbene era un reattore, il primo in assoluto al mondo, che non aveva bisogno di uranio arricchito, ma naturale, moderato ad acqua pesante, e, refrigerato ad acqua leggera in cambiamento di fase! L’idea unica, geniale, inconfondibile del talento dei nostri ingegneri, alla base del Ci.Re.Ne è stata l’invenzione del raffreddamento cosiddetto a nebbia. Raffreddando con acqua naturale, vi sarebbe stato un forte assorbimento dei neutroni ed il rendimento del reattore, non sarebbe stato economicamente sostenibile!
Il genio italiano, impresse, ancora una volta, una svolta, e, se la distillazione dell’acqua pesante, era per il resto del mondo un forte ostacolo tecnologico, l’Italia, sostenuta anche da una fortissima ed avanzatissima industria chimica, trovò la quadra, prima tra tutte le nazioni!
Purtroppo, pur avendo trovato una soluzione unica, il Ci.Re.Ne poteva, potenzialmente essere utilizzato, anche per produrre plutonio, e, questo, era fortemente inviso da tutte le superpotenze, che, detenevano tali segreti, con conseguenze in ambito militare. Nel frattempo il Cise, intorno agli anni Sessanta, venne portato sotto l’egida pubblica dello stato, ed il progetto accantonato. Nacque nel frattempo l’Enel, l’Ente nazionale per l’energia elettrica. Successivamente, con la morte di Mattei, e l’uscita di scena dell’ingegner Felice Ippolito, fautori di una politica di indipendenza energetica, l’Italia subirà un duro contraccolpo. Solo nel 1973, all’affacciarsi della prima crisi energetica, il ministro dell’industria, Carlo Donat Cattin, rilancerà il nucleare con un progetto ambizioso, ovvero, la costruzione di venti centrali nucleari! Dall’estero arriveranno numerose richieste all’Italia, e, verranno siglati, accordi preliminari tra Iraq, Indonesia e Kuwait. Non fu casuale allora, che tale successo richiamò l’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che riprese in più occasioni l’Iraq per i suoi tentativi di acquistare un reattore con tecnologia Ci.Re.Ne, in quanto si pensava che fosse preliminare per sviluppare plutonio. Purtroppo, nel 1987, l’Italia, con un Referendum, ha abbandonato, la via del nucleare. Ma oggi, pur costretti a portare avanti studi e ricerche fuori dal territorio nazionale, siamo fortunatamente, alla faccia dei profeti di sventura, ancora in gioco!
È opportuno comprendere, che, il nucleare, potrebbe essere per l’intera umanità, una risorsa unica per risolvere le numerose controversie, e, tensioni geopolitiche, che minano la pace nel mondo. La ricerca in tale ambito, non deve essere abbandonata, in quanto le vere scoperte, quelle che hanno rivoluzionato la storia, sono avvenute sempre, e, solo, portando avanti studi ed investimenti, spesso casualmente. Pertanto non possiamo prevedere quali e quante nuove scoperte produrrà la ricerca in tale direzione. Molti ritengono, che in pochi anni, la fusione nucleare, ovvero, riprodurre la stessa reazione chimica del sole, è sempre più vicina. Non di poco conto, è, anche affrontare, e, capire, quali implicazioni, certe scelte, possono avere in ambito geopolitico, e quali opportunità per la pace dei popoli, e, per evitare guerre energetiche! Tornando alla storia del nucleare in Europa, per comprendere i risvolti, un forte contraccolpo si ebbe in Italia, quando nel 2004, la Germania e l’Inghilterra entrarono a pieno titolo, al nostro posto, nel Progetto Eurodif, per la produzione di uranio arricchito, destinato alle centrali nucleari per produrre elettricità. La vecchia alleanza, tra Francia ed Italia, con il progetto Eurodif, con impianti a diffusione gassosa, per la produzione di uranio leggermente arricchito, che fu poi sostituito da un milione circa, di centrifughe realizzate in Germania, ed, Olanda, ebbe un punto di arresto. Eurodif nasce in Francia ne 1973 dietro impulso di George Besses, laureatosi al Politecnico di Parigi ed esperto di nucleare. Già negli anni Cinquanta, tra Francia ed Italia, c’erano stati accordi in tal senso, con una nostra presenza, una quota, nella società Eurodif, che aveva come obiettivo la costruzione di un reattore, a Tricastin, in Francia.
Gli americani, in tale occasione, per contrastare la collaborazione franco-italiana, offrirono in cambio all’Enel, uranio arricchito, per far funzionare le centrali previste dal Piano Energetico Nazionale. I francesi, d’altro canto, tenevano alla nostra partecipazione, in quanto il parlamento francese, non avrebbe dato il via libera, senza il coinvolgimento dell’Italia. Questa collaborazione era, altamente strategica, perché prevedeva un patto segreto di collaborazione. L’Italia, avrebbe partecipato, non solo alle opere civili, ma, anche, alle parti tecniche, di sviluppo e ricerca, per l’arricchimento dell’uranio! Purtroppo anche in tale occasione, mantenemmo posizioni molto ambigue, e, pertanto, anche a seguito del Referendum sul nucleare, si perse una altra occasione. Non dimentichiamo che, le centrali a diffusione gassosa, dell’Eurodif, furono realizzate dalla partecipata, ovvero dalla società italiana, Nuovo Pignone, che deteneva il 23 per cento! La Francia, alla fine degli anni Novanta, costituì la società George Besse due, alla quale aderirono, sottoscrivendo un trattato, Regno Unito e Germania, per la produzione di uranio leggermente arricchito. Non è un caso, se nel 2010, circa sette anni dopo, sia il Regno Unito, che la Germania, aderirono a pieno titolo, alla società George Besse Due, per la produzione di uranio, leggermente arricchito. La nostra svolta anti nuclearista, e, le nostre politiche a forni alterni, portarono nel Gennaio del 2019 alla firma, tra Francia e Germania, del trattato di Aquisgrana, già sottoscritto e ratificato, da entrambi i parlamenti, e differentemente da quanto accadde nel 1963, con la firma del Trattato dell’Eliseo, in cui l’Italia era parte integrante dell’accordo con la Francia, ne siamo stati completamente esclusi!
Le considerazioni, sotto il profilo politico e geopolitico di questo nuovo accordo, non sono affatto da sottovalutare. La Francia si è fatta carico di traghettare la Germania all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove siedono a titolo permanente Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Russia e Francia, tutti con diritto di veto, e, tra le sole potenze nucleari! Ricordiamo che grandi padri del passato, come Schuman per la Francia, Adenauer per la Germania e De Gasperi per l’Italia, lanciarono nel 1950, la Comunità Europea per il Carbone e l’acciaio, che come sappiamo erano materie prime per l’industria bellica, ubicate soprattutto tra l’Alsazia e la Lorena e la Ruhr, territori che non a caso determinarono pesanti conflitti per l’approvvigionamento, e, causa tra l’altro, delle due guerre mondiali. La Francia, comprese bene che acciaio e carbone, nella nuova era nucleare, non fossero più determinanti, e sposarono, e, promossero un trattato di Comunità europea di difesa, che, non venne mai ratificato dal parlamento francese. La speranza si riaccese, quando l’Europa approvò l’Euratom, la comunità per lo sviluppo e la ricerca nel nucleare, con il fine di arrivare ad una arma atomica condivisa, anche se di fatto si tentò un accordo trilaterale, e, segreto, con l’Italia e la Germania. Accordo, disinnescato dagli americani, che, agirono separatamente sui governi italiani e tedeschi. A quel punto il generale De Gaulle, avviò da solo le trattative, e, la Francia, è oggi uno Stato militarmente e giuridicamente nucleare, come le altre grandi superpotenze, e, siede a pieno titolo nel Consiglio nazionale di Sicurezza dell’Onu. Dunque, appena l’Italia chiuse al Nucleare, nel 1987, con il referendum, la Francia sviluppò accordi con altri Paesi, quali la Germania e l’Inghilterra. Nel 2010, francesi, ed inglesi, sottoscrissero il Trattato nucleare, rendendo entrambi disponibili il loro know out. Nel Gennaio 2019, fu la volta dei tedeschi. Francia, e, Germania, sottoscrissero, con il Trattato di Aquisgrana, un accordo politico, ed economico, di notevole importanza. Già diversi anni prima, i tedeschi, erano entrati a far parte della società George Besse due, al posto dell’Italia, per la produzione di uranio leggermente arricchito a Tricastin. Tra l’altro, tale nuovo accordo, favorirà La Germania, in quanto la Francia sponsorizzerà la sua candidatura, come membro permanente, con diritto di veto, e, Stato militarmente e giuridicamente nucleare, al pari delle altre cinque superpotenze!
Nonostante tutto, qualcosa si muove anche per l’Italia. Macron, in compenso, ha offerto al nostro Paese, anche probabilmente per controbilanciare la Germania, di sottoscrivere un Trattato bilaterale, denominato ”Trattato del Quirinale”. Il presidente Draghi, con chiaro riferimento a questo trattato, ha riferito davanti al Senato, in data 17 febbraio 2021, di voler meglio strutturare le relazioni tra i due Paesi, e, che lo stesso, sarebbe stato firmato entro il 2021. Macron in occasione della visita all’Eliseo del presidente Mattarella, il 5 luglio 2021, ha ribadito la stessa intenzione. Trattato storico che in data 25 novembre 2021, è stato finalmente sottoscritto e suggellato, tra Draghi e Macron! Alla luce degli eventi fin qui raccolti, appare illuminante una frase di Benedetto Croce che osservava “quando una nazione non sa fare politica estera, è destinata a servire, o, a perire”. Con la scelta errata del No al Nucleare, abbiamo perso peso, sia geo politicamente che economicamente. La politica nostrana, con un Referendum, ha scaricato ogni responsabilità, direttamente sui cittadini, che non erano stati adeguatamente informati dei pro e dei contro, con gravi implicazioni. Il “fattore atomico” dunque, alla luce degli eventi descritti, è stato una discriminante di primo piano nell’orientare i rapporti internazionali durante la Guerra fredda, e, lo sarà anche in futuro se non maturiamo! Dobbiamo pertanto riaprire un dibattito, chiedendoci se è giusto costruire una Europa Unita, anche in campo militare, o, dobbiamo lasciare questo ruolo definitivamente alla Francia, ed alla Germania, considerando che l’una o l’altra scelta, avrà per l’Italia ovviamente conseguenze e ripercussioni geopolitiche. La recente ritirata degli Usa dall’Afghanistan, ha messo in luce altre strategie geopolitiche, altre mire, altri interessi in campo. La domanda che ci dobbiamo porre, in uno scenario europeo, e, di integrazione anche di difesa comune, è uno solo, l’Italia che ruolo vuole ricoprire? Infine, molto bene ha fatto, Roberto Cingolani, ministro dell’Ambiente, a sostenere che, se i nuovi impianti funzioneranno sempre più con pochissimi scarti radioattivi, ed elevata sicurezza e costi bassi, è folle ideologizzare questa tecnologia!
Spiacenti per il nuovo vate, Greta Thunberg, considerando che, subito dopo la chiusura della Cop26, è circolato in Europa un nuovo documento favorevole al nucleare ed al gas. Questo, altro non è che la cartina tornasole del fallimento preannunciato e la presa d’atto che il vertice di Glasgow sul clima è stato un fallimento, senza se e senza ma! Molti Paesi, hanno recentemente firmato per i nuovi impianti di nuova generazione, tra questi la Francia, la Polonia, la Finlandia, la Bulgaria, la Croazia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Romania, la Slovacchia e la Slovenia. Anche i Paesi Bassi e la Svezia hanno assicurato il loro sostegno, ma, solo per il nucleare. All’appello manca solo l’Italia. Aspettiamo e ci auguriamo che il ministro Cingolani, saprà dare una risposta decisa, perché nessuna ricerca può mai essere accantonata. I motivi sono tanti, ed anche per un semplice principio. Serendipity, forza e coraggio! Noi Ecottimisti, loro Ecopessimisti! L’uomo ha sempre creato giocato un ruolo essenziale, e, non possiamo non pensare alla scienza con fiducia, senza credere che, fino ad oggi ha determinato lo sviluppo e la sopravvivenza del nostro pianeta. Le catastrofiche visioni di un certo ambientalismo edulcorato, pessimistiche e senza visione, non si sono mai avverate. Pensare positivo è la sola ed unica differenza! Per concludere, solo se in un prossimo futuro ci sarà energia disponibile per tutti, getteremo le premesse per costruire un mondo di pace, diversamente, ognuno, si faccia carico delle sue responsabilità!
(*) Presidente Movimento Ecologisti
Aggiornato il 24 gennaio 2022 alle ore 18:38