Ristorazione e alberghi “registrano una perdita di consumi, rispettivamente, del 27,3 per cento e di quasi il 35 per cento, i servizi culturali e ricreativi del 21,5 per cento; e ci sono anche altri comparti con cali a doppia cifra, come i trasporti (-16 per cento) e l’abbigliamento e le calzature (-10,5 per cento)”. Questo quanto detto dall’Ufficio studi di Confcommercio in relazione al consuntivo consumi del 2021. Inoltre, ha evidenziato: “L’anno si chiuderà con una crescita del Pil del 6,2 per cento e dei consumi del 5,1 per cento. Ovvio, visto il periodo, che non sia il caso di fare voli pindarici anche perché si tratta in larga parte di rimbalzi statistici”.
Il piatto piange
Chi ha sofferto di più, secondo le stime dell’analisi, sono stati proprio ristoranti e alberghi. Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi, ha detto: “È evidente che il recupero prosegue più lentamente del previsto e per i consumi, in calo del 7,3 per cento rispetto al 2019, il completo ritorno ai livelli pre-pandemici non avverrà prima del 2023. Per una ripresa più robusta bisognerà attendere condizioni macroeconomiche più favorevoli, anche perché la nuova ondata pandemica, con le conseguenti restrizioni e, soprattutto, l’accelerazione inflazionistica innescata dai prezzi delle materie prime, rischiano di bloccare l’ampio potenziale di consumo delle famiglie italiane”.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, ha commentato: “La nuova ondata pandemica, insieme a inflazione e caro energia, sta raffreddando consumi e ripresa economica. Una ripresa che per migliaia di imprese, come quelle del turismo, non è mai arrivata pienamente. In un contesto ancora così grave e allarmante chiediamo al Governo di procedere subito con i sostegni ai settori più colpiti, a cominciare dal rinnovo della cassa Covid e delle moratorie fiscali e creditizie”.
“Aperti ma vuoti”
Raffaele Madeo, presidente di Tni (Tutela nazionale imprese) Italia, è intervento sulla questione. E ha dato l’affondo: “Siamo aperti, ma vuoti. Siamo affrontando, di fatto, un nuovo lockdown e senza aiuti inizieranno a chiudere le aziende e fioccheranno i licenziamenti. Solo i nostri associati hanno dichiarato 10mila esuberi. Siamo al disastro economico. Per questo torneremo a Roma, per un presidio. Ora basta, si sta distruggendo l’economia. Il Governo deve intervenire con misure urgenti. Porteremo in piazza i 10mila licenziamenti. Per noi fare sindacato vuol dire anche fermare ogni deputato e senatore per spiegare loro i problemi delle nostre imprese. Ed è quello che faremo”.
Aggiornato il 12 gennaio 2022 alle ore 16:38